La parte “psicotica” della produzione del Signor G dialoga con le nuove generazioni, che indossano maschere e inventano espedienti retorici per stare alla larga dal dubbio divorante dell’insensatezza
- In questi lunghi mesi in cui siamo rimasti chiusi in casa a mollo in noia, paure e malesseri, le investigazioni di Gaber si offrono a noi come una colonna sonora preziosa, piena di chiavi di ri-lettura.
- In tutto il suo lavoro Gaber ha riconosciuto e dato dignità all’esistenza di un nucleo di dolore comune a tutti, lavorando molto su quella soglia con la quale ci illudiamo di tenere separate normalità e follia.
Nella normalità si annidano molteplici focolai di pazzia, come viene pittoricamente reso dal brano Dall’altra parte del cancello, in cui la linea di confine tra i due gruppi umani è porosa, disseminata di passaggi, e infine illusoria.
Sono cresciuto alla periferia di Milano ma nessuno della mia famiglia era milanese. Nessuno tranne mio nonno paterno, Pierluigi detto Pier, il nonno che ho avuto fino al 1999, l’anno in cui è morto a causa delle tante patologie che non ha mai ritenuto essere un motivo sufficiente per addomesticare il suo stile di vita. Frutto di un matrimonio combinato tra una ragazza romana e un uomo del Nord (di cui si persero in fretta le tracce), mio nonno è sempre rimasto avvinghiato alla cultura milanese



