Lo scrittore torinese sarebbe il più qualificato a parlare di spettri. Anzitutto perché non era un credulone. E poi perché, anche quando li ha raccontati, non ha mai nascosto la sua preferenza per gli esseri umani
- Nelle sue pagine è improbabile che i suoi spettri atterriscano o facciano serrare alla svelta le palpebre, più facile che incuriosiscano e inquietino, come certe magie soffuse.
Mario Soldati, raccontando le presenze notturne, le oscurità argentee e le sue ipotesi inverificabili, mostra una mano dolce, sfuggente, affettuosa.
Oltre il ciglio del magico e del prodigioso, Soldati, ghostbuster timido e malinconico, spesso si trova a Torino, il cui vero volto, soprattutto nell’ora che precede la cena e a maggior ragione di questi tempi, è quello degli spettri che ne abitano le vie cinerine e ortogonali da sempre.