“L’americana”, il nuovo libro di Heddi Goodrich

Solo scrivendo in italiano riesco ad arrendermi alla felicità

Foto Pixabay
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  • La grande distanza geografica e il lungo distacco linguistico-culturale avevano purgato il mio italiano di molte convenzioni per renderlo semplicemente la lingua giocosamente reinventata da me e dai miei figli su un’isola in mezzo all’oceano pacifico.
  • Eppure con quell’italiano scorticato, quasi nudo, sentivo di poter descrivere con maggiore sincerità e precisione luoghi, persone, stati d’animo.

  • Il mio rapporto intimo con la lingua man mano si è intensificato a tal punto da farmi pensare che le parole sulla pagina scaturissero direttamente dall’anima, spiegazione che mi è parsa ancora più plausibile con la stesura del mio secondo romanzo appena uscito L’americana.

Spesso le persone mi domandano perché scrivo in italiano se sono americana. Qualcuno mi chiede se scrivere in una lingua straniera è una specie di sfida personale, come lo è stato per l’autrice statunitense Jhumpa Lahiri, un colpo di fulmine linguistico in età adulta. O la mia decisione è piuttosto frutto di considerazioni pratiche, di mercato, come quella che spinse il polacco Conrad e il russo Nabokov a scrivere in inglese per poter pubblicare nelle rispettive terre dove immigrarono? Oppu

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