- Il caso Donat-Cattin-Cossiga innesca sentimenti contraddittori. Da una parte, alimenta il clima di sospetto e mina ulteriormente la credibilità delle istituzioni.
- Dall’altra, svela quanto sia diffuso il contagio eversivo. In più il nemico sembra acquisire un volto, che è quello di un ragazzo come tanti, familiare nonostante il nome famoso.
- Perché prima di tutto Carlo e Marco Donat-Cattin sono un padre e un figlio. Divisi dalla storia, che in quegli anni ha corso più veloce del solito, non si sono mai capiti, come migliaia di padri e figli di quell’età.
È il maggio 1980 quando scoppia lo scandalo che travolge la vita politica e privata dell’allora vicesegretario della Dc Carlo Donat-Cattin, figura di spicco della Repubblica fin dal suo sorgere. Il figlio Marco – così rivela il brigatista pentito Patrizio Peci – milita ai vertici di Prima linea, la maggiore organizzazione terroristica dopo le Brigate rosse. Sono immediatamente arrestati Silvano Russomanno, numero due del Sisde, e il giornalista del Messaggero Fabio Isman, accusati di aver ill



