A Giorgia Meloni piacciono molto, anzi moltissimo, le penne. E anche i pennarelli. Colorati. Nella foto, posata, nel suo studio privato alla Camera, che apre la sua intervista a Chi, ci sono, in primo piano, inquadrate quattro mug, colme di penne, le ho contate, sono venti a tazza, per un totale di ottanta, più altre sparse sul tavolo. Arriviamo quasi a cento.

Chissà se le avrà usate per sottolineare le sorprendenti frasi omofobe, razziste, misogine del libro a sorpresa dell’estate, Il mondo al contrario (la parola contrario scritta al contrario con un guizzo d’ingegno dell’art director militaresco), autopubblicato dal generale Roberto Vannacci e, altra sorpresa, primo nella classifica di Amazon? Amazon non dà dati e non sappiamo ancora, privati dal Ferragosto dei rilievi di Gfk, quante copie valga il suo primo posto.

Da cui ha comunque scalzato Michela Murgia, una che la pensava esattamente al contrario del generale, in questo strano derby estivo dei libri. Ora sappiamo che il generale parte in tournée per un trionfale booktour ed è facile pronosticare che troverà anche un editore e financo un art director meno dilettantesco a fare i titoli.

Torniamo a Meloni. Italiana vera, ne sono fiera, come doveroso omaggio a Toto Cotugno, sceglie il settimanale Chi per parlare al paese che ama. Un po’ come fosse addirittura Berlusconi. D’altronde Elly Schlein, la cui onomastica mica italiana avrà insospettito il generale, aveva scelto il mensile Vogue per parlarci dell’armocromia. Un giornale molto pop e alfonsosignorinesco vs la raffinata annawintouriana bibbia della moda, sulle cui immagini il raffinato semiologo francese Roland Barthes aveva studiato e organizzato la sua tesi di dottorato dedicata appunto a Il sistema della moda, edito in Italia da Einaudi.

Il derby

Chi e Vogue. Altro strano derby, a spalti invertiti. C’è molto caldo. Continuiamo col pensiero binario. Elly Schlein veste sempre più elegante, finisce gli ampi calzoni dei suoi tailleur con le scarpe da ginnastica bianche; mentre Giorgia Meloni porta giustamente in giro per il mondo i tagli della migliore sartoria italiana. L’una è riuscita là dove i Pd pregressi avevano sempre fallito.

Mettere d’accordo la riottosa e variopinta opposizione su un tema importante, il salario minimo, e su quello mettere all’angolo il governo. Sembra davvero che oltre a vestirsi Elly Schlein stia velocemente imparando anche a fare politica. L’altra ha cercato di salvare la faccia degli italiani veri che hanno mangiato la pizza albanese (sarà buona?) scappando prima di pagare il conto, pagando di tasca propria. Buongiorno Italia, gli spaghetti al dente.

Cotugno credo fosse amato non solo dai russi ma anche dagli albanesi. Beau geste il suo, ma incombono conti economici più complicati delle quattro pizze albanesi, quelli relativi al Pnrr e alla manovra. Peraltro anche Toto Cotugno aveva pagato di tasca sua per chiamare al Festival di Sanremo il coro dell’Armata Russa a cantare Buongiorno Italia, gli spaghetti al dente. E un partigiano come presidente. Con troppa America sui manifesti.

L’intervista di Giorgia Meloni a Chi è esemplare. E banale. Vorrebbe dormire di più. Smettere di fumare. Chi se ne frega. Non c’è nulla per cui si riesca a prenderla un po’ in giro. Né una trovata come quella dell’armocromista di Schlein. Meglio allora guardare le foto. Tra quelle posate la mia preferita è quella di lei, in elegante total blu, sui tetti di Montecitorio. Ma perché sui tetti? Capello biondo al vento, orecchini con smeraldi, sandali coi brillantini, pericolosi per una gita sui tetti vista Roma, unghie laccate di rosso. E poi quella col compagno, lei in camicia verde per tenere buono Salvini, e un gatto che sembra persiano. Ma sicuramente mi sbaglio, è un gatto fieramente italiano.

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