- Il più bello fra i film su Gesù è rimasto sulla carta di una sceneggiatura di Carl Theodor Dreyer, e può essere soltanto immaginato.
- Sullo sfondo dell’occupazione romana, paragonata a quella hitleriana, Dreyer intreccia con cura e sapienza la narrazione dei quattro vangeli, e la ravviva evocando diverse parabole.
- Il regista sceglie di concludere il film con la crocifissione: «Gesù muore, ma con la morte portò a termine l’opera che aveva iniziato in vita».
Sono tanti i film su Gesù, spesso suggestivi, alcuni memorabili, ma il più bello è rimasto sulla carta di una sceneggiatura coinvolgente e può essere soltanto immaginato. A pensarlo e a documentarsi sin dall’inizio degli anni Trenta, poi a scriverlo fu colui che – a ragione – è da molti considerato il regista più grande della storia del cinema, il danese Carl Theodor Dreyer, scomparso settantanovenne nel 1968, quando il progetto sembrava ormai alla vigilia della realizzazione. Dunque, davve



