La mia idea di musica è abbastanza inconsueta perché non nasce e non muore: vive. Vive senza sapere perché vive, però ogni tanto capisce che si può anche morire, o anche nascere.

Da piccolo avevo qualche ispirazione, ma non era musicale, poi da grande ho trovato delle ispirazioni, ma non sono musicali: sono legate ad altro tipo di arte, un’arte un pochino più carnale, un pochino più viva, che si muove. Perché a me piace l’arte in movimento.

E poi nella musica è importante la musica, ma è importante anche il rumore. Oggi cosa te ne fai solo della musica? Oggi è importante il rumore e il genio, ma è importante anche il suono, il vento, il silenzio. Gli urli, i lampi, i tuoni, tutte queste cose fanno parte della musica, e questo ad esempio un futurista come Luigi Russolo l’aveva capito molto prima di noi. A me piace partire dai suoni che non conosco; se parto con un suono che conosco è come dare un bacio alla fidanzata, invece partire da un suono che non conosci è come dare un bacio a una donna segreta.

I primi strumenti li ho comprati con il mio primo ingaggio a Cesenatico al Green Park. Era un professore di lettere, mi ricordo benissimo, che aveva questi strumenti a casa, e io ero pronto a dare i soldi della serata. Mi faceva doppia paga e io tornavo a casa senza una lira. Il mio primo ingaggio è stato così: nemmeno una lira. Però ho comprato i primi strumenti, e non ho mai smesso.

Gli strumenti nei bauli

Oggi ho un corridoio con dei bauli grandi pieni di strumenti. Quando morirò uno dice: «Guarda quanti strumenti ci sono qua». Poi va in corridoio, apre i bauli e tira fuori più strumenti dai bauli che nel resto del Labotron. È questo il bello.

Lo strumento più costoso di tutti è una Celesta, anche se non sembrerebbe dal nome. Un’orchestra sinfonica del Maggio fiorentino aveva avuto un fallimento o una roba del genere, e io sono andato là e ho comprato questo strumento costosissimo. Tornato a casa la Anna, mia moglie, mi ha detto stop, quello strumento non lo voglio, vai via te e lo strumento. Dopo ci ha dormito su e ha tenuto sia me che lo strumento.

Questo per dire che gli incroci, anche arditi, fanno parte di me e della nostra musica. Ad esempio il film che Elisabetta Sgarbi ha realizzato sulla nostra band, Extraliscio - Punk da balera, che è partito da un’altra amicizia, quella con Ermanno Cavazzoni, e poi è finito al Festival di Venezia, beh se ci penso è una cosa davvero incredibile. Tutta questa catena che va da Cavazzoni alla Milanesiana, al film… Io non sono credente, però quando ci si trova così bene con una persona, quando qualcuno ti vuole bene in un modo che non si può raccontare, ti lascia un segno.

Portare questi personaggi del liscio al mondo della cultura, che poi è il luogo in cui deve stare perché è una musica bellissima fatta da eroi della musica. Però se non li vedi, se non li senti parlare, non li senti raccontare, è come se non esistessero, e invece è un mondo in continuo fermento che adesso incontra anche altri mondi. Anche in questo senso Elisabetta Sgarbi ha superato la mia immaginazione.

Napoletani e romagnoli

Un altro esempio: nel nuovo album che uscirà il 13 novembre, Punk da balera, c’è una canzone che si intitola Perché, che unisce la tradizione romagnola a quella napoletana. Per me la musica napoletana e la musica romagnola sono come due amanti.

Se ti devi sposare devi avere delle certezze di un certo tipo, per essere amanti invece bisogna essere disordinati. Allora la musica napoletana, anche se i napoletani non sono ordinati, è una musica ordinata; la musica romagnola, anche se i romagnoli magari sono più ordinati dei napoletani, è una musica disordinata. Insieme, sono due amanti perfetti.

Un po’ come me e Moreno il Biondo. Ci ha fatto conoscere Riccarda Casadei, la figlia di Secondo Casadei, quello che ha scritto Romagna mia, la canzone romagnola più famosa al mondo.

Lei rimase molto colpita da una mia intervista in cui avevo parlato bene del liscio dicendo che da lì ero nato e che magari in un futuro mi sarebbe piaciuto tornarci, e mi mise in contatto con Moreno.

Il tema era come fare a riportare il liscio ai giovani. Da lì siamo partiti con il viaggio degli Extraliscio, pensando a un liscio che poi è diventato il nostro punk da balera, cioè un liscio che rispetta la tradizione ma ne deforma le regole.

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