- Un racconto di una vita che perde la libertà: «Quando ero piccolo, mi piaceva assai fare due cose: bestemmiare e immaginare come sarebbe stata un giorno la mia bara, ma adesso vorrei che il beccamorto fosse qui, a vedermi contorcere sotto i colpi della guardia»
- Il testo è stato scritto da Monica Acito, e letto il 22 giugno, per il Festival Letterario di Ventotene Gita al faro diretto da Loredana Lipperini, ideato e organizzato da Francesca Mancini, Laura Pesino e Vania Ribeca.
-
Questo racconto si trova sull’ultimo numero di FINZIONI – il mensile culturale di Domani. Per leggerlo abbonati a questo link o compra una copia in edicola.
Quando ero piccolo, mi piaceva assai fare due cose: bestemmiare e immaginare come sarebbe stata un giorno la mia bara. Mi mettevo appresso ai beccamorti e gli chiedevo la differenza tra quercia, frassino, faggio e tutti gli alberi del mondo, e fantasticavo sulle loro cortecce e i loro cerchi e le loro rughe che si sarebbero fatti tessuto di legno e mi avrebbero vestito come un mantello, una volta per sempre. E quanto gli scassavo il cazzo al beccamorto, non mi sopportava più, mi diceva “Uà, t



