Guida la vetta della classifica per la seconda settimana consecutiva. E non capitava da mesi. Di continuo ricambio in cui nessun titolo resiste in cima per due turni di fila. Per di più, resiste ma non esiste. Anche se è nata a Milano nel 1938, diventata giornalista nel 1965. E nel 1980 ha iniziato a scrivere romanzi per conservare i ricordi della nonna Bice e del padre.

Li scriveva col marito Nullo Cantaroni, lei si chiama Bice Cairati, quando si inventano Sveva Casati Modignani, la erede di Liala, la regina del rosa italiano. Un brand che vale 12 milioni di copie di libri venduti in Italia e tradotti in venti paesi. Nostra signora del best seller da 43 anni. Sempre pubblicata da Sperling&Kupfer. Il marito non c’è più, ma lei continua imperterrita a passare la sua vita a raccontare storie che dominano le classifiche.

Raccontare senza paturnie

Senza vincere lo Strega, né usare i social, né sapere cosa sia TikTok. Gli intellettuali rosicano e la detestano. Lei racconta senza paturnie come fosse davanti al camino acceso. Nella sua casa dove vive da sempre. In una stradina dietro la famigerata via Padova, costruita quando era ancora viva la bisnonna. «Resta un cortile con la fontana, il giardino dove sbocciano tanti mughetti, discreti, profumati, i miei fiori preferiti. Siamo a NoLo (North of Loreto), la cosiddetta nuova Brooklyn ambrosiana, prossimo quartiere hip», racconta la Modignani.

«E ora a Milano – mai capitale, ma storicamente grande civilissimo borgo di provincia, perciò bellissima – si aggiungono brutture a brutture. Negozi di mutande al posto di librerie. Soprattutto, i grattacieli: un insulto. Soffocano la meraviglia dei nostri tetti rossi. Come se non bastasse, con una pianura ubertosa a disposizione, ricca di rogge, prati e boschi, spunta a Porta Nuova il bosco verticale, dai costi immondi. La monogamia? Una costrizione sopravvalutata. Gli uomini? Carenti e noiosi. Rimangono il sesso forte perché le donne non sempre fanno squadra. Quando inizieranno, non ce ne sarà più per nessuno». L’atteso quarto e ultimo capitolo della serie iniziata con il romanzo Festa di famiglia si chiama La vita è bella, nonostante. I casini, le noie, le sofferenze.

Protagoniste quattro amiche inseparabili, specchio delle donne di oggi, tra nuove aspirazioni e problemi dei giorni nostri. Una squadra: Andreina, Carlotta, Gloria e Maria Sole. Sono capaci di appassionare le lettrici con i loro amori tormentati, di stregarle con i fatali intrighi di famiglia, di commuoverle con le loro confidenze e di sorprenderle con inattesi colpi di scena nella trama delle loro vite. Questo il gioco narrativo che fa Sveva, e lo gioca benissimo. Le quattro si sono sempre sostenute a vicenda e ora che sono diventate donne mature hanno acquisito nuove consapevolezze e sono pronte a prendere decisioni che cambieranno le loro vite.

Quando Carlotta si trova ad affrontare un lutto inaspettato, nessuna può capirla meglio di Maria Sole che, dopo aver realizzato il sogno di aprire un asilo nido, sta costruendo un nuovo equilibrio familiare. E se Andreina non smette di chiedersi se sia giusto allevare la piccola Viviana senza un padre al suo fianco, Gloria sta rivalutando il suo amore per Sergio, il compagno di sempre. Tra grandi dolori, ma anche tante piccole gioie, per ognuna di loro c’è in serbo un finale sorprendente. In fondo, questa la filosofia spiccia di Sveva, la felicità sta nel saper apprezzare quello che si ha perché la vita è bella, nonostante le sofferenze che spesso ci infligge. 

Sul podio

Sul podio altri due narratori potenti e ben strutturati. Di fiction storica, Ken Follett con Le armi della luce da Mondadori; di storia raccontata, Aldo Cazzullo, Quando eravamo i padroni del mondo. Roma: l’impero infinito, da HarperCollins. Altri due autori brand. Che raccontano, generosamente, senza paturnie.

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