- Scrive Lidia Ravera nel suo nuovo libro Age Pride: «Nel 1960 gli italiani ultrasessantacinquenni erano il 9 per cento della popolazione, oggi sono il 23 per cento». Un terzo della popolazione è composto di quegli ex giovani lì.
- Non è un libro per sconfitti, ma per vincenti a oltranza. Lidia scrive per «passare all’attacco», perché la sua vecchiaia non somigli a quella di sua madre.
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Il mio modo di attrezzarmi non è combattere, ma rassegnarmi. Senza però vedere nella rassegnazione una posizione perdente, semmai una conquista. Perché io credo che con la vita (e con la morte) bisogna scendere a patti.
La generazione dei baby boomer non è più giovane. Proprio la generazione che ha fatto una bandiera della giovinezza. Trovarsi ad avere vent’anni dal 1968 in poi dava l’impressione di avere il mondo in mano. Non si parlava d’altro che dei giovani. Di come si vestivano, pensavano, amavano, fumavano i giovani. C’era nell’aria un senso di onnipotenza, di esplosione, di felicità che nemmeno le prodezze delle Brigate rosse riuscivano a offuscare. Ora quella generazione invecchia, è invecchiata. E



