«Dedico questo riconoscimento a Mariateresa Di Lascia, che vinse qui nel 1995, pugliese come me, e a tutti i lavoratori dell’editoria italiana. Non basta la passione ci vuole un contratto vero». Così dice Mario Desiati, vincitore del settantaseisimo Premio Strega con 166 voti. Davanti a Claudio Piersanti, secondo con 90 voti. Poi non segue la consueta liturgia. Non apre la bottiglia del liquore giallo per la solita foto. Annuncia che brinderà «vicino a dov’è ora Alessando Leogrande», l’amico scrittore conterraneo morto nel 2017 a quarant’anni. C’ è appena stato un temporale sul Ninfeo di Villa Giulia. Il segno giusto degli dei in omaggio a Spatriati, il bel romanzo di Mario Desiati per Einaudi, dedicato agli irregolari, ai balordi, agli esiliati, a tutti coloro che hanno desiderato almeno una volta nella vita di cambiare luogo e soprattutto identità. Desiati ne fa una traduzione felice e azzeccata: «Spatriati significa queer». Lui è emozionato e divertito, capelli arricciati dall’umidità dell’acquazzone romano, ha l’aria inquieta e libera di un giovane maestro. Appunto, un’aria fluida. Sapeva di vincere ed è una star annunciata e spatriata, nel suo Valentino quadrettato: esibisce un collare da rock star abbinato con una blusa di seta monacale. Sneaker e pochette, forse una mascherina, arcobaleno, sventola un elegante ventaglio a fiori rosa. Il suo libro finora ha venduto quindicimila copie. Spatriati racconta l’amicizia tra due ragazzi. Claudia è solitaria ma sicura di sé, stravagante, si veste da uomo. Francesco è acceso e frenato da una fede dogmatica e al tempo stesso incerta. Lei lo provoca: lo sai che tua madre e mio padre sono amanti? Ma negli occhi di quel ragazzo remissivo intravede una scintilla in cui si riconosce. Da quel momento non si lasciano più. Claudia fugge dalla Puglia appena può, Londra, Milano e infine verso i locali hard di Berlino, la capitale europea della trasgressione; Francesco resta fermo e scava dentro di sé. Diventano adulti insieme, in un gioco simbiotico di allontanamento e rincorsa, in cui finiscono sempre per ritrovarsi. Desiati mette in scena le mille complessità di una generazione irregolare, fluida, sradicata: la sua. Quella di chi oggi ha quarant’anni e non ha avuto paura di cercare lontano da casa il proprio posto nel mondo, di chi si è sentito davvero un cittadino d’Europa. Con una scrittura poetica ma graffiante, racconta le mille forme che assume il desiderio quando viene lasciato libero di manifestarsi. Tocca le corde del romanticismo e senza pudore indaga i dettagli dell’istinto e dei corpi, interroga il sesso e lo rivela per quello che è: una delle tante posture inventate dagli esseri umani per cercare di essere felici. Vedremo ora quale sarà l’energia che gli regalerà la vittoria dello Strega. In un mercato che langue. Dove primeggia il thriller di Dicker Il Caso Alaska Sanders, La nave di Teseo, e il resto è contesa di lacrime e di rosa giocata nell’arena di TiktTok tra Erin Doom e Hoover Colleen, trail  young adult di Il fabbricante di lacrime, Magazzini Salani, e il rosa di It ends with us. Siamo noi a dire basta, Sperling&Kupfer.

Da registrare l’ingresso al sesto posto di Matteo Bussola con Il rosmarino non capisce l’inverno da Einaudi Stile libero. Ex architetto, narratore nato su Facebook, Bussola è capace di raccontare dentro storie familiari le contraddizioni dei rapporti umani e cogliere con pudore il nostro desiderio e la nostra paura di essere felici.

Debutta in classifica Il mago del Cremlino di Giuliano Da Empoli, Mondadori. Un notevole romanzo politico sul potere. Che spiega meglio di qualsiasi saggio gli scenari del la Russia di Putin. Come machiavellicamente è stata costruita la regia della macchina del potere che è ora l’incubo dell’Occidente. Il Principe tra la società dello spettacolo di Debord e l’intreccio perenne di letteratura e politica del romanzo russo.

© Riproduzione riservata