La cosa più interessante di The Ferragnez – il docu-reality di Amazon che vorrebbe svelarci il lato privato di Chiara e Fedez - non si deve a un'idea degli autori o al carisma dei protagonisti. Anzi, facciamo subito uno spoiler, per quanto si possa spoilerare una storia che chiunque possegga uno smartphone conosce già: il lato privato di Chiara e Fedez è identico al lato pubblico.

Del resto non si diventa “imprenditori digitali” e influencer di quel livello senza un assoluto dominio del Sé. Sé che i due avranno comunque abbandonato dentro qualche preistorico post su Netlog o Myspace o chissà quale altro server dismesso da decenni, due o tre personalità fa.

Dopo il reality

Foto Gian Mattia D'Alberto - LaPresse 02-12-2021 Milano Spettacolo "The Ferragnez La Serie" Photocall nella foto: Valentina Ferragni Ph Gian Mattia D'Alberto - LaPresse 2021-12-02 Milano Entertainment "The Ferragnez La Serie" Photocall in the photo: Valentina Ferragni

La cosa più interessante di The Ferragnez ha poco a che fare con il reality e molto con uno scherzo del destino, in agguato dietro l'angolo come un brigante di strada: The Ferragnez ha debuttato in streaming lo scorso 9 dicembre, che è lo stesso giorno in cui è morta Lina Wertmüller. E chissà cosa ne avrebbe pensato lei, che aveva Instagram e dunque probabile contezza dell'esistenza di Chiara e Fedez, di questa serie che sembra una versione molto Ventunesimo secolo di Travolti da un insolito destino nell'azzurro mare d'agosto, ma persino peggiore del remake che ne fecero Madonna e il marito regista nel 2002.

Nel film originale la borghese bionda Raffaella e il proletario moro Gennarino si scoprivano uniti da ferina passione interclassista, scoppiata lontano dalla civiltà e destinata a spegnersi una volta fattovi ritorno.

Nel Ventunesimo secolo non esistono più veri borghesi né veri proletari, perché entrambi sanno che un numero sufficientemente spropositato di follower è l'unico ascensore sociale in funzione per lasciarsi alle spalle ogni coscienza di classe e conquistare nuove altezze aspirazionali come i Santi e i Regnanti di una volta.

Nel Ventunesimo secolo la nuova Raffaella e il nuovo Gennarino non si insultano, non si picchiano, e non si possiedono come animali in calore su un'isola deserta (e magari vorrebbero farlo, ma poi vallo a spiegare ai loro fan molto inclini alle Buone Cause), però si rivelano ormai abbastanza astuti da fondere i rispettivi brand – la biondezza della Cremona-bene, i tatuaggi di Buccinasco – per duplicare i rispettivi fan e fatturati: perciò in The Ferragnez non c'è ombra di passione o desiderio o ambiguità, come non ci sono in nessun altro prodotto popolare di questo secolo attentissimo agli hashtag di denunzia di un pubblico che comunque non ha mai visto i film della Wertmüller e non capirebbe, e anche durante i non frequentissimi momenti di tenerezza le nostre star mostrano un trasporto da cugini di terzo grado o appunto soci in affari.

Poca classe, molto carattere

Foto Gian Mattia D'Alberto - LaPresse 02-12-2021 Milano Spettacolo "The Ferragnez La Serie" Photocall nella foto: la famiglia Ferragnez Ph Gian Mattia D'Alberto - LaPresse 2021-12-02 Milano Entertainment "The Ferragnez La Serie" Photocall in the photo: the Ferragnez family

Niente lotta di classe e niente eros, dunque l'unico spunto lavorabile è quello della differenza caratteriale: sul quale si innesta la sola parvenza di idea della serie, quella del terapeuta che in ogni puntata analizza Chiara e Fedez e i loro problemi matrimoniali.

Ero convintissimo che questo terapeuta – di cui sentiamo solo la voce - fosse un attore, e non solo per motivi deontologici: ha tutte le intuizioni e gli slogan e le trovatine di un conduttore di reality.

Potrà mai essere autentico uno psicologo che assegna esercizi di coppia annunciando “Tu farai la star e lui la groupie” come nei giochi de La Pupa e il Secchione? Che usa calchi linguistici tipo “la merda nel ventilatore” come i compilatori amatoriali di sottotitoli? Che chiama “kermesse” il festival di Sanremo, ma senza ironia?

Non avevo però preso in considerazione che – come i borghesi e i proletari – forse nemmeno i terapeuti di una volta esistono più, anch'essi troppo occupati a diventare influencer e brand ambassador per temere la radiazione dall'albo o lo sgomento dei pazienti senza telecamera: perciò sappiate che lo psicologo Amazon è un terapeuta certificato che esercita davvero, nel caso ve ne servisse uno che si è formato più su Alfonso Signorini che su Alfred Adler.

O forse il buon dottore stava solo cercando di empatizzare a fondo coi suoi due celebri pazienti, soprattutto con Chiara che negli otto interminabili episodi della serie ricorda molto Clint Eastwood: il texano dagli occhi di ghiaccio aveva solo due espressioni, con cappello o senza.

La cremonese dalla chioma d'oro usa solo due espressioni per descrivere la condizione umana, “super” e “preso bene/male” (però identifica subito una decorazione come “rosone” e sa quanto misura la Madonnina del Duomo di Milano: insomma finalmente sappiamo che fine fanno le diplomate degli istituti d'arte).

Morte del linguaggio a parte, il problema di Chiara è un altro: “Ha una gioia ingiustificata verso la vita”, lo riassume malmostoso suo marito in un inconsapevole omaggio a Corrado Guzzanti/Lorenzo quando in Aniene descriveva suo figlio: “È un entusiasta della vita, non ha capito che non è ricambiato”.

Forse Chiara è così positiva perché non ha una vita interiore (avrà un'anima? Servirebbe un nuovo Concilio di Trento per stabilirlo ma Amazon chiaramente propende per il no), e vive già da tempo felice e contenta nel Metaverso: dove non esistono i problemi perché sono “inutili”, dove è preoccupatissima di entrare in travaglio proprio durante Sanremo rovinando così la concentrazione artistica del marito, dove i bambini vengono sbaciucchiati e vestiti da Donatella Versace in persona, ma delle rotture vere se ne occupano la tata o i nonni quando Chiara si dichiara troppo “focused” a mobilitare il televoto dei follower per metterli a letto o pulirgli il moccolo.

Del resto è stata cresciuta da un matriarcato modello Santanchè (ma la madre, come tutti di questi tempi, è scrittrice) insieme a due sorelle che – per quanto se la menino da imprenditrici digitali minori – si sono chiaramente formate su Sharon Zampetti, la biondina parvenu figlia di Guido “Dogui” Nicheli de I Ragazzi della Terza C.

Non è un caso che Fedez sia orrendamente depresso e strenuamente asociale, e passi il suo tempo libero a dormire o a cercare il bagno più vicino per fare la cacca: le due attività consolatorie preferite di chi vuole isolarsi da una realtà ormai insopportabile.

A placargli i tormenti riescono solo il suo numerologo (come Nancy Reagan) e la sua cartomante di fiducia (come Patrizia Reggiani): la cartomante di Fedez è sua nonna, che gli dice cose tipo «Non devi avere amici» (infatti ci sono un paio di stoccate contro l'ex socio e miglior amico Rovazzi, mai nominato ma chiaramente persona non grata: quello sì che sarebbe un docu-reality interessante, e infatti non lo vedremo mai).

Foto Gian Mattia D'Alberto - LaPresse 02-12-2021 Milano Spettacolo "The Ferragnez La Serie" Photocall nella foto: Paola Regonelli e Marco Ferragni Ph Gian Mattia D'Alberto - LaPresse 2021-12-02 Milano Entertainment "The Ferragnez La Serie" Photocall in the photo: Paola Regonelli and Marco Ferragni

Fedez si definisce “figlio illegittimo di Wanna Marchi”, ed è molto tenero che si riferisca ai numeri e ai tarocchi che si fa leggere come cliente, e non al merchandising che vende con successo facendo leva sulle battaglie di civiltà del momento e relativi virtue signaling. Battaglie totalmente assenti dalla serie, le cui sono riprese sono terminate la scorsa primavera, fortunatamente per Fedez: perché siamo moderni, certo, ma mica vorremo spaventare Amazon con le campagne per la liberalizzazione delle droghe o il fine vita o i diritti dei lavoratori.

Il massimo che concede ai fan più attivisti è dichiarare che questa serie è molto importante perché normalizza l'andare in analisi (sempre se il tuo analista è in lizza per condurre il Grande Fratello Vip).

Dice anche che l'analisi è stata “una esegesi del periodo che abbiamo vissuto”, forse per confondere lo spettatore, sicuramente per illudere Chiara di aver sposato un intellettuale.

Racconta anche un suo trauma infantile per spiegare il carattere ombroso, ma come nella migliore tradizione di questi anni vittimisti a tutti i costi, il trauma è potenziale e appartiene alla categoria “Potevo rimanere offeso, e anche se non è successo ho molto sofferto”.

Finale lietissimo con la nascita della piccola Vittoria, con i genitori al settimo cielo perché finalmente hanno passato “tre giorni da soli con la bimba”: bimba i cui primi giorni di vita sono letteralmente sotto copyright Amazon. Peccato che non l'abbiano intitolato Scene da un mercimonio.

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