C’era l’idea di una terra, della terra per noi arida e avara, piena di doni meravigliosi; c’era la fantasia del gratuito, che ha mosso il creatore alla sua creazione: la gioia di sentirsi partecipe di questa creazione e di questo dono. Il senso dell’utile e dell’inutile è estraneo a Dio e ai bambini: esso è l’elemento diabolico della vita.

­—Salvatore Satta, Il giorno del giudizio, 1979


In una delle sue Favole al telefono, libro uscito per Einaudi nel 1963, Gianni Rodari racconta la storia di un giovane gambero che si chiede: «Perché nella mia famiglia tutti camminano all’indietro? Voglio imparare a camminare in avanti, come le rane, e mi caschi la coda se non ci riesco». Così il giovane gambero comincia ad esercitarsi di nascosto, tra i sassi del ruscello natio. Non è facile, scrive Rodari, ma una gran fatica. Sbatte dappertutto, si ammacca, ma alla fine, grazie alla sua determinazione, riesce. Perché tutto si può imparare, se si vuole. Una volta sicuro di sé, però, si presenta di fronte alla propria famiglia e dice: «State a vedere». E fa una magnifica corsetta in avanti. «Figlio mio», scoppia a piangere la madre, «ti ha dato di volta il cervello? Torna in te, cammina come tuo padre e tua madre ti hanno insegnato, cammina come i tuoi fratelli che ti vogliono tanto bene». Ma i suoi fratelli ridono di lui e il padre si arrabbia. «Basta così» dice. «Se vuoi restare con noi, cammina come gli altri gamberi. Se vuoi fare di testa tua, il ruscello è grande: vattene e non tornare più indietro». 

Due racconti

Scrive Rodari: «Il bravo gamberetto voleva bene ai suoi, ma era troppo sicuro di essere nel giusto per avere dei dubbi: abbracciò la madre, salutò il padre e i fratelli e si avviò per il mondo. Il suo passaggio destò subito la sorpresa di un crocchio di rane che da brave comari si erano radunate a far quattro chiacchiere intorno a una foglia di ninfea. “Il mondo va a rovescio”, disse una rana, “guardate quel gambero e datemi torto, se potete”. “Non c’è più rispetto”, disse un’altra rana. “Ohibò, ohibò”, disse una terza. Ma il gamberetto proseguì diritto, è proprio il caso di dirlo, per la sua strada. A un certo punto si sentì chiamare da un vecchio gamberone dall’espressione malinconica che se ne stava tutto solo accanto a un sasso. “Buon giorno”, disse il giovane gambero. Il vecchio lo osservò a lungo, poi disse: “Cosa credi di fare? Anch’io, quando ero giovane, pensavo di insegnare ai gamberi a camminare in avanti. Ed ecco che cosa ci ho guadagnato: vivo tutto solo, e la gente si mozzerebbe la lingua piuttosto che rivolgermi la parola. Finché sei in tempo, da’ retta a me: rassegnati a fare come gli altri e un giorno mi ringrazierai del consiglio”. Il giovane gambero non sapeva cosa rispondere e stette zitto. Ma dentro di sé pensava: “Ho ragione io”. E salutato gentilmente il vecchio riprese fieramente il suo cammino. Andrà lontano? Farà fortuna? Raddrizzerà tutte le cose storte di questo mondo? Noi non lo sappiamo, perché egli sta ancora marciando con il coraggio e la decisione del primo giorno. Possiamo solo augurargli, di tutto cuore: “Buon viaggio!”».

Il “buon viaggio” di Rodari mi fa venire in mente un altro libro “per bambini” scritto da Julia Donaldson e illustrato da Axel Scheffler, La chiocciolina e la balena (The Snail and the Whale, 2019): c’è questa chiocciolina che vuole girare il mondo ma le sue amiche le dicono: dove vai? il mondo non fa per te sei troppo piccola. Ma poi un giorno arriva una balena che le dice: dai salta sulla mia schiena che ti porto io a fare il giro del mondo. E così la chiocciolina vede cose bellissime e anche spaventose e conosce persone e luoghi che mai avrebbe sognato di conoscere rimanendo sul suo scoglio. Quando torna a casa è sempre lei ma è diversa e può dire alle amiche che per mettersi in viaggio … basta solo un po’ di coraggio.

Il ruolo degli adulti

Sono due racconti che amo moltissimo. Il primo perché si interroga sul ruolo che noi adulti dobbiamo avere nei confronti delle persone più giovani, il cui viaggio attraverso la vita è appena agli inizi. C’è il vecchio gambero che è stato rivoluzionario da giovane e vuole dissuadere i giovani a fare quello che ha fatto lui. Ecco quel gambero è una figura che incontriamo spesso: dopo di me il diluvio! sembra ripetere, ai miei tempi …., insiste. Io quel vecchio gambero lo detesto. Più del padre che non capisce, più delle rane comari che lamentano la mancanza di ogni rispetto. Lo detesto perché il mondo si è fermato quando la sua giovinezza è finita e ha perso ogni curiosità verso chi verrà dopo di lui, che poi è il futuro. I bambini sono impastati di ignoto e di futuro scriveva il poeta Andrea Zanzotto, non sappiamo di quale materia sono fatti non ci resta che aiutarli a imparare e poi augurare loro semplicemente buon viaggio. Il futuro è un viaggio. E a noi, per dirla con Bob Dylan, non ci resta che dire: «I ain’t lookin’ for you to feel like me/ See like me or be like me». 

La balena non chiede alla chiocciolina di essere come lei, nel racconto di Donaldson, il coraggio della chiocciolina nasce proprio dal fatto che una balena, un adulto, le sta accanto e le dice coraggio.

Che l’infanzia sia un viaggio in cui quello che conta non è diventare adulti, la destinazione, ma la strada stessa che, come direbbe Antonio Machado, si percorre, è un fatto fondamentale da tenere a mente. La qualità degli incontri che facciamo il sostegno sicuro o incerto di chi ci accompagna non serve all’adulto che sarà il bambino, ma al suo presente.  Anche Pinocchio alla fine della storia diventa … un bambino. Lo sappiamo che nella prima versione di Collodi il burattino faceva una brutta fine, ma noi oggi vogliamo parlare di quella che poi è diventata la storia di Pinocchio che tutti conosciamo e amiamo. Il burattino che diventa bambino. Un viaggio circolare nell’infanzia dove ad avere senso ce l'hanno davvero gli incontri e la strada che si percorre. Crescere per essere comunque bambini. Il genio di Collodi è anche questo. Così Alice, che precipita nel mondo delle meraviglie e ne esce ancora bambina non adulta. 

Secondo lo psichiatra e storico delle religioni Joseph Campbell l’eroe dai mille volti compie un viaggio che è archetipico. Partenza, iniziazione, ritorno, come struttura ricorrente, che, fin dalla notte dei tempi, caratterizza il racconto epico poi il romanzo. Un itinerario che è anche un rito di iniziazione. Che va dalla giovinezza all’età adulta. Ma il viaggio di Alice, dell’eroe bambina, è tutto interno all’infanzia che con stupore rovescia certezze, luoghi comuni, paure del mondo adulto, il senso dell’utile e dell’inutile, estraneo a Dio e ai bambini, come ha scritto Salvatore Satta. Ogni volta è sempre la prima volta per chi viene al mondo. Anche se si tratta di provare a camminare all’incontrario. Per questo, per una certa tradizione, la poesia è assimilabile all’infanzia, rovescia lo specchio, nomina le cose per la prima volta: il poeta da Baudelaire a Pascoli è colui che può sempre rinnovare l’incanto. Per questo, ancora una volta, il mondo è salvato dai ragazzini come scrive Elsa Morante nel suo splendido poema del 1968.  

Custodire con curiosità

Oggi, di fronte alle tante paure che attraversano il presente, l’infanzia è un viaggio da proteggere e custodire con curiosità. Per questo, dunque, non possiamo, da adulti, che dire: Mai più soli nel bosco, per usare il bellissimo titolo che Simona Vinci ha scelto per un libro sulle fiabe die fratelli Grimm. Insieme, come una grande balena e una piccola chiocciolina, recitando i versi del poeta:

Ho preso tutti i bambini per mano,
andiamo in corsa per la città.
Alto più alto, nano più nano,
evviva evviva la libertà!

Il cielo è netto col mare d’intorno,
il sole odora di pane croccante
e l’acqua è fresca, fragrante,
ride alla bocca del giorno.

Io sono pazzo di tutti i colori,
il rosso è forte come un cazzotto,
il verde spilla bibite e fiori,
il bianco a sacchi di neve e brina
ride al pagliaccio che s’infarina.

Ho preso tutti i bambini per mano,
ho preso tutti i colori e i pennelli.
Tingiamo a nuovo case e ruscelli,
le porte i chioschi, la barba al sultano.

Ho preso tutte le nuvole a mano
tutti i rumori, gli strilli, il baccano.
Alto più alto, nano più nano,
evviva evviva la libertà!

 Alfonso Gatto (1963)


L’autrice leggerà questo testo per Le Conversazioni 2023, dedicate al Viaggio, a Villa San Michele di Anacapri il 27 giugno 2023

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