Cultura

Da Lisbona a Kiev, gli intellettuali nella storia davanti alla catastrofe

  • Nel 1755 un terremoto rase quasi al suolo Lisbona, capitale di uno dei più potenti imperi dell’epoca. Fu il primo disastro globale e mediatico: la notizia fece il giro dell’Europa e del mondo a una velocità fino ad allora mai raggiunta.
  • Descrizioni e stampe delle rovine invasero l’immaginario occidentale. Il terremoto di Lisbona divenne da allora – fino almeno alla Seconda guerra mondiale – l’esempio principe del male radicale e dell’assenza di Dio, tornando spesso nelle riflessioni di filosofi e scrittori.
  • C’è un nodo indissolubile che lega modernità e catastrofe. Ripercorrerne la storia può essere utile per capire gli atteggiamenti degli intellettuali davanti al male.

L’età moderna è iniziata alla 9.50 di mattina del 1° novembre del 1755. È il momento in cui Lisbona viene rasa al suolo da un terremoto. Una delle più importanti città dell’occidente, capitale di un impero che oggi definiremmo globale, con 275mila abitanti quarta metropoli più abitata di allora dopo Londra, Parigi e Napoli, porto evolutissimo capolinea di una rete commerciale che avvolgeva il mondo: «Dire Lisbona distrutta», scriverà Walter Benjamin negli anni Trenta del Novecento, «era, per qu

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