Le mani di Donnarumma regalano l’Europeo all’Italia mentre l’Inghilterra si ferma ancora una volta ai rigori. Per il suo tecnico, Gareth Southgate, è un incubo che ritorna. Venticinque anni fa, in occasione dell’Europeo ospitato dall’Inghilterra nel 1996, sbagliò il rigore decisivo in semifinale contro la Germania. Stavolta a tradirlo sono i due rigoristi che aveva mandato in campo due minuti prima che si chiudessero i supplementari. Non lo meritava. Ha invece meritato il successo l’Italia, al termine di una partita infinita, dalle emozioni forti.

Un inizio difficile

Lo spirito di Dunkirk stava dalla parte sbagliata. Alla vigilia il commissario tecnico inglese Gareth Southgate lo aveva evocato per caricare i suoi e i tifosi, nel pieno di una sbornia di nazionalismo pallonaro che negli ultimi giorni ha contagiato il paese. E per il primo tempo pareva che la suggestione funzionasse. Ma a partire dalla ripresa il clima da battaglia ha visto più a proprio agio l’Italia. Che giocandola in trasferta è andata a prendersi la coppa in una serata che rimarrà nella memoria. Ancora una volta la squadra azzurra ha saputo soffrire e ribaltare la situazione. Oltre che tecnica, questa squadra ha un’anima di ferro.

Gli inglesi scelgono il metodo shock and awe per entrare nella partita e metterne fuori gli azzurri per gran parte del primo tempo. Succede con un’azione che vede i bianchi rovesciarsi nella metà campo italiana con spostamento di fronte da sinistra a destra e poi da destra a sinistra.

Tocca a Harry Kane, mai leader come stasera, trascinare la manovra dei suoi e ai due esterni firmarla: Kieran Trippier a crossare da destra e sul palo opposto Luke Shaw che colpisce al volo e mette dentro tra palo e Donnarumma. Sono passati solo due minuti. L’Italia si trova per la prima volta in svantaggio dacché è iniziato l’Europeo. E a fare gol è il terzino che non piace a José Mourinho. L’ex Special One non perde occasione per parlarne male, lui gli risponde con le prove del campo. L’episodio incide profondamente sullo sviluppo del primo tempo, che è di netta marca inglese. Ma la squadra di Gareth Southgate non approfitterà di questo netto vantaggio psicologico.

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Sofferenza azzurra

Per quanto riguarda la squadra di Roberto Mancini, in quel primo tempo esibisce timidezze sconosciute. La partita prende immediatamente una china sbagliata, dentro un quadro della situazione che sta tutto dalla parte dell’Inghilterra: lo stadio di casa pieno come se non ci fosse mai stata una pandemia, il gol immediato e persino un meteo da serata autunnale così straniante per una finale giocata in una domenica di luglio.

Ma in quella fase gli inglesi sono superiori anche nel gioco. Più forti fisicamente ma anche e sorprendentemente più abili nel palleggio e nelle geometrie. Fino a che hanno energie per portare il pressing sul limite dell’area di Donnarumma, mettono in seria difficoltà la costruzione del gioco italiana, che sconta in quella fase la botta al ginocchio subita da Jorginho (che sul momento sembra grave abbastanza da richiedere la sostituzione dell’italo-brasiliano, poi rimasto in campo) e il rendimento calante di Barella, sostituito nella ripresa da Cristante.

In quella fase la manovra azzurra è scontata e molte fasi di possesso palla sembrano più avere lo scopo di restituire fiducia alla squadra che di trovare lo sbocco verso la porta di Pickford. Una scossa viene da un’iniziativa personale di Chiesa che è un’anticipazione di quanto si vedrà nella ripresa: una dimostrazione di temperamento prima ancora che di gioco. Il clima da battaglia che nel primo tempo sembra così favorevole agli inglesi trova nella ripresa gli azzurri capaci di sintonizzarsi col clima.

(AP Photo/Alessandra Tarantino)

Un’altra storia

Infatti il secondo tempo è stata tutta un’altra storia. Gli inglesi hanno speso tanto nel primo tempio e si vede. Invece gli azzurri cominciano a ritrovare parte delle loro geometrie ma soprattutto esibiscono quelle iniziative individuali che rovesciano il clima psicologico della partita. Ancora una volta provvede Chiesa (che a 4’ dalla fine dei regolamentari dovrà lasciare il campo per infortunio, sostituito da Bernardeschi), poi anche Insigne. Fino al 67’, quando arriva il gol del pareggio firmato da Bonucci su azione da calcio d’angolo, quasi un atto di forza con gli inglesi che non riescono a cacciare via la palla dall’area di porta.

E dopo il pari è ancora la squadra di Mancini a attaccare e sfiorare con Berardi al termine di un’azione di alta scuola. Gli inglesi sembrano gli azzurri del primo tempo, una metamorfosi incrociata come raramente capita di vederne. Quando arriva il fischio finale è la squadra in maglia bianca a accogliere con sollievo i supplementari.

Il prolungamento di gara vede ancora gli azzurri fare la partita, con l’Inghilterra che però riprende campo. Mancini è costretto a sostituire anche Insigne e Verratti con Belotti e Locatelli. Southgate mette dentro Grealish, e poi prima dei rigori Rashford e Sancho. Una scelta che si rivelerà infelice. La partita è un corpo a corpo giocato sui nervi, il calcio manovrato è sparito almeno dalla metà della ripresa. E nel secondo tempo supplementare le squadre scoprono di avere dato tutto. L’Italia conclude comunque in attacco prima che si vada ai rigori.

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Ai calci di rigore

Dal dischetto sbagliano Belotti e Jorginho per gli azzurri, ma gli inglesi fanno peggio. Sbagliano i due (Rashford e Sancho) mandati in campo da Southgate per i tiri dal dischetto. E il quinto rigore calciato da Bukayo Saka, che aveva l’occasione di portare gli inglesi ai tiri a oltranza dopo l’errore di Jorginho, viene parato da Donnarumma. Verdetto giusto. L’italia torna a vincere gli Europei dopo 53 anni. E Roberto Mancini piange a dirotto mentre abbraccia Gianluca Vialli. Un’immagine che rimarrà.

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