Dietro le quinte: la scenografia della nostra intimità

Cibo è il nostro inserto mensile che racconta il mondo attraverso ciò che mangiamo. Esce l’ultimo sabato di ogni mese sulla app di Domani e in edicola. In ogni numero svisceriamo un tema diverso con articoli, approfondimenti e commenti: il tema del numero di questo mese è cucina abitabile. Qui troverete man mano tutti gli altri articoli di questo numero. In questa pagina, invece, tutti gli altri articoli di Cibo, che è anche una newsletter gratuita. Ci si iscrive a questo link. Nei film o nelle serie tv un posto non vale l’altro, e ogni scena è ambientata in un certo luogo per un motivo. Questo accade anche all’interno di una casa: ambientare un dialogo in camera da letto, in salotto, in bagno o in cucina cambia molto come viene ciò che si dice, cambia il tono delle interazioni e ciò che gli spettatori comprendono dei personaggi. La cucina non finisce mai, è luogo di rapporti umani Un simbolo in evoluzione Ogni stanza è simbolo di qualcosa, e questo significato non fisso ma cambia nel tempo. Tra tutte, la cucina è la stanza che più ha mutato valore nel corso del Novecento. Prima luogo delle differenze sociali, lontano dai salotti e popolato dalla servitù nelle commedie sofisticate; poi regno delle donne e stanza a parte in case piccole e appartamenti in cui la famiglia si riunisce per parlare; infine oggi parte del salotto, inclusa nel resto della casa e luogo trasformativo, in cui migliorare e sognare un grande domani. La cucina può essere di design, può essere vecchio stampo, curata, sporca, ampia, stretta eccetera. In ogni caso dice qualcosa dei personaggi. Questa cosa vale per qualsiasi stanza ma solo la cucina, nel cinema e nella serialità contemporanee, racconta quanto i personaggi siano parte del loro tempo, vivano le mode e i trend a seconda di come e quanto cucinano, se è fornita o essenziale. Cucinare è uno status symbol in tutto il mondo e in Italia, dove da sempre è una cosa importante, “cucinare in un certo modo” è uno status symbol. Lo abbiamo visto recentemente in Follemente, in cui il rapporto con la cucina è una delle cose che ci dice che tipi sono i personaggi. Non a caso negli ultimi vent’anni i film si sono riempiti di appuntamenti in casa in cui l’uomo cucina per la donna per impressionarla. Questo è possibile non solo perché è cambiata la maniera in cui percepiamo i cuochi, ma anche perché le cucine sono sempre più open space con i salotti e sono quindi spazi conviviali. La cucina della nostalgia: alla tradizione servono i sapori del ricordo Il luogo rimosso Non è sempre stato così. Per tantissimo tempo nei film erano luoghi rimossi, poco rappresentati e in un certo senso disdicevoli. Il fascismo l’aveva quasi proibita, assieme a ciò che riguarda il mangiare in casa, perché troppo associato ai piaceri dei sensi. Uno dei primi film italiani “nuovi”, che rompevano con le imposizioni fasciste, fu Ossessione di Luchino Visconti, girato nel 1942 quando le maglie si stavano allentando. Ci sono tantissime cose in quel film che prima non erano consentite, e a un certo punto anche una scena in cucina in cui i due amanti protagonisti mangiano con le mani. Quel film era l’adattamento di Il postino suona sempre due volte, e in una versione successiva del 1981 con Jack Nicholson c’è proprio una scena di sesso in cucina. Visconti non poteva osare così tanto, ma mangiare con le mani a quello alludeva. E lo si faceva in cucina per sottolineare la natura popolare dei protagonisti. È stato così per tutta la prima metà del Novecento: la cucina era il luogo in cui si ambientavano le scene in cui i padroni di casa rivelano sé stessi, comunque serviti, quello in cui si fanno pettegolezzi e in cui avviene l’opposto di ciò che accade nel formalissimo salotto, il luogo delle falsità, delle buone maniere e delle convenzioni. Lo ricorda continuamente una serie moderna ambientata più di cento anni fa, Downton Abbey, in cui la cucina è sempre lo specchio negativo dei piani alti. Era un periodo in cui i film, non solo italiani, raccontavano soprattutto i benestanti, e quando non lo facevano la cucina era il segno di quanto i protagonisti se la passino male, un postaccio. La stanza (non tutta per sé) che diventa lo spazio del racconto È cambiato tutto con il dopoguerra. Per l’arrivo degli elettrodomestici ma anche semplicemente per reazione: mostrare la vita in cucina è diventato un gesto politico. In L’onorevole Angelina Anna Magnani decide di presentarsi alle elezioni in cucina. In Miseria e nobiltà Totò è così povero che vive in cucina e finisce a mangiare con le mani, ma lì è fame non sensualità. In I soliti ignoti i ladri sono così cialtroni che sbagliano a fare il buco nel muro e finiscono in una cucina, invece di scappare si mangiano pasta e ceci: trionfo dell’essere italiani. Ma anche i mafiosi di Il padrino, interpreti perfetti del sogno americano solo attraverso il crimine, stanno continuamente in cucina. Nasce in questi anni l’idea che la cucina sia il posto perfetto per l’intimità, luogo di grandissima tenerezza e di sentimenti, in cui si vuole bene agli altri, si cucina per loro o ci si confida. Rispetto a prima è più integrata nella casa, non sembra un altro mondo, è solo una stanza separata. È in cucina che Dustin Hoffman mostra di essere legatissimo a suo figlio in Kramer contro Kramer; è in cucina che gli amici di Il grande freddo cantano e si mostrano uniti come fossero una famiglia; è in cucina che Clint Eastwood e Meryl Streep si innamorano in I ponti di Madison County e poi litigano mostrando sentimenti che non possono essere più nascosti. Cucinando il patriarca di Mangiare bere uomo donna cerca di comunicare il suo amore per le figlie e le nipoti, e la famiglia di Cous Cous di Abdellatif Kechiche, ma anche quella di Mektoub, discute, litiga e si confronta. Da schiavi a star: storia dei cuochi professionisti La cucina è il salotto È però nelle sit-com che questa idea di cucina tipica della seconda metà del Novecento conosce l’apoteosi. La cucina dei Robinson, quella di Willy, il principe di Bel Air o di Genitori in Blue Jeans è uno dei quattro o cinque luoghi in cui si ambientano le puntate ed è sempre il cuore caldo della casa, il luogo dei confronti, delle verità rivelate e dell’intimità. Non cucinano quasi mai in quelle serie ma è il posto non esposto al pubblico, in cui la famiglia è da sola e nessuno li vede. Tuttavia è proprio una serie tv a cambiare tutto un’altra volta: la cucina moderna per antonomasia compare in Friends. Totalmente integrata nell’appartamento, non è chiaro dove inizi e dove finisca, è la cosa più desiderabile in una serie che imposta un nuovo standard quanto a modelli di vita e interazione. Da lì in poi sempre di più la cucina è il salotto e viceversa, è esposta al pubblico e parte delle interazioni, come in Perfetti sconosciuti, tutto giocato lungo una cena tra cucina e sala da pranzo. Non è più come in passato un luogo di donne, come nel capolavoro di Chantal Akerman Jeanne Dielman, 23, quai du Commerce, 1080 Bruxelles, in cui stare in cucina sembra il lavoro della protagonista e il solo far cadere una cosa fa capire che qualcosa non va. Adesso la cucina non ha niente da nascondere, anzi! Ha tutto da mostrare: è arredata per essere guardata. Imparare da lontano: come Masterclass ha cambiato l’apprendimento in cucina È un luogo di transizione in cui accade di tutto, in cui Tarantino posiziona John Travolta che apre la valigetta in Pulp Fiction e poi fa menare Uma Thurman con Vivica Fox in Kill Bill. Insieme a questo diventa lentamente anche una cosa che non era mai stata prima: il luogo dell’ambizione. Il bellissimo Big Night di Stanley Tucci è tutto ambientato nella cucina di un ristorante lungo una grande serata che però segnerà la fine delle ambizioni dei ristoratori. E poi arriveranno le cucine dei ristoranti di Ratatouille, Il sapore del successo e tantissimi altri film con chef che hanno il desiderio di sfondare, fino a The Bear. Mentre nello stesso periodo nelle case le cucine sono i posti in cui le persone coltivano grandi domani o migliorano se stesse, come la protagonista di Julie & Julia, che insegue il mito di Julia Child. La cucina come luogo trasformativo, quello in cui si possono cambiare i destini dei protagonisti. [Missing Caption][Missing Credit]