La cinquina vede Andrea Bajani in testa seguito da Nadia Terranova ed Elisabetta Rasy. Quarti a pari merito Michele Ruol e Paolo Nori. Ognuno, a modo suo, si occupa di legami famigliari. La “festa patronale” della cultura alta riesce ancora a mettere insieme grandi editori, piccoli editori, e qualche esordiente miracolato.
In un’Italia che, una volta l’anno, decide di prendere sul serio la letteratura per qualche ora (tra un calice di bianco, una spigolatura su Instagram e la diretta su RaiPlay), il premio Strega continua a esercitare il suo fascino da festa patronale della cultura alta. Stavolta il verdetto non ha sorpreso nessuno: Andrea Bajani ha fatto quello che in gergo sportivo si chiama corsa di testa, portandosi a casa 280 voti, il primo posto, e un discreto carico di aspettative da gestire con grazia texana, per lui che insegna scrittura creativa all’università di Houston. Conquistato anche lo Strega giovani, ossia la giuria di adolescenti, ragazze e ragazzi tra i 16 e i 18 anni provenienti da oltre 100 scuole secondarie di secondo grado distribuite in Italia e all’estero che probabilmente hanno letto il libro davvero.
Triplete Bajani
Bajani ha fatto il triplete: votato dagli Amici della domenica, dagli Istituti di cultura italiani all’estero e dai gruppi di lettura collettiva, quei lettori che leggono in gruppo perché così almeno si può litigare su qualcosa che non sia Giorgia Meloni o una serie Netflix.
L’anniversario (Feltrinelli) è prima di tutto un romanzo di liberazione, che scardina e smaschera il totalitarismo concentrazionario della famiglia. Una storia dove il patriarcato non solo resiste, ma si organizza.
È un libro che parla di un figlio che sbatte la porta e decide, con sublime fermezza, che «mamma e papà non li vedo mai più». Una sorta di divorzio spirituale e reale dai propri genitori, narrato con una calma così composta che pare scandalosa. Così l’ha definito Emmanuel Carrère.
La conta dei voti è stata governata da Donatella Di Pietrantonio, vincitrice della scorsa edizione, una scrittrice pluripremiata, brava e simpatica, che ha rivelato di avere abbandonato il trapano della propria professione di dentista, che la obbligava ad alzarsi alle cinque di mattina per potersi dedicare in quelle ore alla scrittura.
Letteratura e anestesia
Ora l’autrice dell’Arminuta e di L’età fragile usa solo la penna e si può alzare più tardi. E a proposito di questo strano incrocio tra letteratura e anestesia, il colpo di scena: è un medico anche l’unica sorpresa della cinquina, Michele Ruol che fa l’anestesista a Padova.
Un mestiere grazie al quale conosce bene il confine tra la vita e la morte. «La foto dei ragazzi sul tavolino nell’ingresso è la stessa che avevano usato per la lapide» è il folgorante incipit del suo Inventario che resta dopo che la foresta brucia che entra al quarto posto a pari merito con Paolo Nori con 180 voti a chiudere il cerchio della cinquina.
Ruol ci racconta i suoi personaggi e ci conduce nella loro intimità attraverso le impronte lasciate sugli oggetti della casa che abitavano. È una bella idea, e originale, di questo esordiente, scrittore per il teatro, pubblicato da Terrarossa, sede tra Alberobello e Bari, dove il quarantenne Giovanni Turi ha creato nel 2018 una casa editrice dove lavora da solo con l’aiuto di due redattori esterni e di un grafico.
Sembra incredibile che sia finalista allo Strega con gli stessi voti di Mondadori, la major dell’editoria italiana. Insomma Davide e Golia, una bella storia riguardo la bibliodiversità e l’editoria indipendente.
Paolo Nori, uno scrittore bravissimo, dedica il suo Chiudo la porta e urlo – tra i titoli il più bello della cinquina – per Mondadori, al poeta romagnolo Raffaello Baldini, un poeta grandissimo, eppure pochi sanno chi sia.
Nori, come sempre, scrive con quella grazia eccentrica per cui le cose minime diventano cosmiche: una donna guarda la circonvallazione, i morti non dicono niente ma sanno tutto. Non diversamente da quanto è accaduto con Dostoevskji e Achmatova – l’immaginazione di Baldini si scioglie dentro quella di Nori, fatta com’è di caratteri e di accadimenti apparentemente minimi.
Mitologia familiare
Al secondo poto la deuteragonista annunciata, Nadia Terranova con Quello che so di te, per Guanda, imprint del gruppo Gems, la seconda corazzata dell’editoria italiana. 226 voti. Nessun duello al momento dunque, almeno a questo giro: i punti che li separano sono 54, e sono tanti.
È un romanzo che racconta un’altra mitologia familare, in cui si scava attorno allo stigma della pazzia della bisnonna Venera. E allora ritornare a Messina, nel passato, fra le mura dove Venera è stata internata e cercare un varco fra le memorie (o le bugie?) tramandate. Una storia che mescola psichiatria, genealogie spurie e ritorni a Messina – città dove i fantasmi di famiglia non solo tornano, ma pretendono di essere ascoltati.
Terzo posto per l’ottima performance di Elisabetta Rasy con Perduto è questo mare, Rizzoli che guadagna 205 voti. Ancora con una storia di famiglia ambientata a Napoli negli anni Cinquanta che sa tenere la rotta tra autobiografia e ritratto storico e architettata tra le figure parallele del padre e dell’amico e maestro amato, lo scrittore Raffaele La Capria. Sfida aperta tra le due.
Grandi e piccoli
Bajani interrogato sull’importanza dello Strega dichiara divertito: «Negli Stati Uniti, il Pulitzer e il National Book Award restano confinate all’élite. Lo Strega invece arriva alla gente». Una battuta, forse, ma anche una verità su un premio che riesce ancora a mettere insieme grandi editori, piccoli editori, e qualche esordiente miracolato.
Esclusi Giorgio van Straten e Wanda Marasco, ora inizia l’impegnativo tour verso la finale del 3 luglio. Al museo nazionale etrusco di Villa Giulia a Roma. Come sempre a votare, gli storici 400 Amici della domenica, 245 votanti di 35 istituti italiani di cultura, 25 voti collettivi. La partita si gioca tra Bajani, Rasy e Terranova.
Feltrinelli, di cui ricorre – guarda caso – l’anniversario dei 70 anni dalla fondazione della casa editrice non vince dal 2005, l’anno di Maurizio Maggiani con Il viaggiatore notturno, Guanda dal 2018 con Helena Janeczek e La ragazza con la Leica, Rizzoli dal 2016 con La scuola cattolica di Edoardo Albinati e Mondadori è ferma al 2012 con Inseparabili di Alessandro Piperno.
Forse è arrivato il momento per qualcuno di loro di riaprire la bottiglia di spumante. O di chiudere la porta e urlare.
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