Leggere è sempre più una sfida nella contemporaneità dei social, del tempo veloce e poco meditativo. Ammonta al 45 per cento la quota di italiani che legge libri nel proprio tempo libero. Una percentuale che scende clamorosamente al 26 per cento nella generazione Z.

Si conta, inoltre, il 22 per cento di persone che non ha sfogliato neanche un libro nel corso degli ultimi dodici mesi. Leggere è sempre più una fatica. Lo è per il 17 per cento degli italiani che ammette di non riuscire a capire che cosa legge o di comprenderne il significato con difficoltà. Uno sforzo che sale al 24 per cento tra i giovani della generazione Z.

Non solo. Il 51 per cento degli italiani legge lentamente e scorre le pagine con spossatezza. Ciononostante per la maggioranza degli italiani (79 per cento) leggere è fondamentale. L’83 per cento del paese, inoltre, auspica che vengano creati nuovi spazi di lettura nelle piazze e nei quartieri per riavvicinare le persone alla lettura.

In crescita la spinta e l’attenzione verso i booktoker. Il 55 per cento dei giovani della generazione Z conosce e pone attenzione ai booktoker e il 38 per cento li ritiene fondamentali per conosce e e scegliere un libro. Un altro 39 per cento dei giovani ritiene assolutamente utili i booktoker e presta loro una qualche attenzione. 

Comunità di lettori

Il rapporto tra gli italiani e la lettura è una relazione instabile, incerta e infedele, segnata da fatiche, incomprensioni e vie di fuga, ma anche da passioni, ricerche, innamoramenti. È quanto emerge dalla ricerca realizzata da Ipsos per conto di Ivrea capitale del libro.

L’indagine ha scandagliato la relazione tra il leggere e le persone e ha identificato i diversi agglomerati di mentalità e comportamento rispetto alla lettura in cui sono raggruppabili le persone.

In questo modo è stato possibile disegnare una mappa composita del rapporto tra il libro e gli italiani, andando oltre i classici dati quantitativi sulla lettura e anche oltre alcuni classici stereotipi.

I raggruppamenti individuati, le community of sentiment (come li definisce Arjun Appadurai o sciami, come li chiamerebbe Zygmunt Bauman), consentono di cogliere la molteplicità e la dimensione ondivaga della relazione con la lettura, portando alla luce i fattori che spingono a leggere e quelli che, invece, fungono da detrattori.

Il metodo delle community of sentiment rende possibile pesare le diverse entità e offrire una visione dialettica della relazione tra gli italiani e il tema di analisi, consentendo di cogliere come le persone, pirandellianamente, non siano fisse in un singolo cluster o stile di vita, ma abbiano pulsioni e atteggiamenti molteplici e spesso contraddittori (come tale la somma delle community non fa 100 perché le persone possono essere contemporaneamente in più sciami).

Dall’analisi emerge una mappa del rapporto con la lettura, individuando come si distribuiscono le persone la società tra refrattari al libro e fan del leggere.

Mondani e sperduti

La prima community è quella dei mondani (8 per cento). Si avvertono come persone volitive, proiettate nel loro mondo di apparenze e ricerca di applausi. Per loro leggere è noioso e faticoso. Vivono la lettura come un dovere e cercano di frequentarla il meno possibile. Nonostante questo, possono anche comprare dei libri e preferiscono orientarsi sui romanzi storici, su autori del passato. Non amano la letteratura contemporanea, ma sono attratti dai volumi scritti dalle celebrità della televisione e dei social. Per loro leggere un libro è una buona occasione per trovare una frase giusta o a effetto da postare sui social.  

Vicini di casa dei mondani sono quelli della community degli sperduti (12 per cento). Sono persone disinteressate alla lettura. Molti tra di loro non hanno libri in casa o molto pochi.  Nel loro tempo libero amano oziare, scrivere post sui social o guardare video. La lettura per loro è una esperienza stancante e si definiscono distratti e lontani dai libri. Se proprio devono scegliere un testo al massimo si orientano su scritti dai diversi campioni dello sport in auge, oppure sono attratti dai testi di auto-aiuto. Se entrano in una libreria si sentono un po’ come dei clandestini e si guardano intorno spaesati.

Sempre sul fronte degli scarsamente interessati alla lettura troviamo la community dei disorientati (14 per cento). Pigri, hanno un rapporto con la lettura saltuario e affrettato (se iniziano un libro non vedono l’ora di finire). Sono incerti, non sanno mai che autore o autrice scegliere. Per loro la lettura è un esercizio fine a sé stesso e sono attratti dai testi di stampo umoristico e dai volumi che trattano di scienza e di scoperte.

Se queste sono gli sciami dei lontani dalla lettura, ci sono anche raggruppamenti che portano alla luce diversi gradi positivi di relazione con il leggere. Abbiamo così la community dei precettori (17 per cento). Sono nomadi del leggere. Leggono un po’ di tutto, non hanno un genere preferito. Amano passare da un genere all’altro, da un autore all’altro. Hanno con il libro una sorta di angoscia del dovere: avere un libro fermo sempre sulla stessa pagina li fa sentire in colpa.

Per loro leggere vuol dire andare a caccia di una buona scelta di autori e autrici, per potersi nutrire del loro genio e del loro spirito. Il loro imprinting verso la lettura è educativo, usano spesso i testi per imparare, aggiornarsi, scoprire nuove cose. Autobiografie, storie vere e romanticismo sono i generi da loro preferiti, ma non disdegnano volumi di scienza e politica.

Insieme ai precettori abbiamo la community degli ingaggiati (15 per cento). Leggere per loro è cercare sé stessi. Amano i libri impegnati, la saggistica, la filosofia o le scienze. Leggono anche testi di politica, storia e viaggi. Sono persone che posseggono molti libri e amano acquistarli. Per loro i libri sono un vanto e mettono in mostra la libreria perché racconta chi sono e il loro modo di essere. Per gli ingaggiati la lettura è indispensabile per far nascere nuove culture, per sviluppare nuovi modelli sociali, oltre a essere un insostituibile fondamento per la democrazia.

Vicini di casa dei precettori e degli ingaggiati sono gli appartenenti alla community dei solitari (20 per cento). Sono selettivi e stakanovisti della lettura. Per loro ogni libro va letto fino all’ultima riga, perché un vero lettore non abbandona mai ciò che ha iniziato. I solitari sono gelosi dei loro libri e non amano prestarli a nessuno. Per i membri di questo sciame un buon libro è un compagno per passare dei momenti felici. Nelle storie i solitari vanno cercando sensazioni e emozioni uniche e i libri, come diceva Sartre, sono per loro «i miei uccelli e i miei nidi, i miei animali domestici, la mia stalla e la mia campagna».

Penultima community quella degli appassionati (22 per cento). Il libro è per loro una tisana, un toccasana che concilia con la giornata e il sonno. Il loro mantra è leggere qualche riga la sera prima di addormentarsi. Non c’è viaggio senza mettere un libro in valigia. Crime, thriller, gialli, fantascienza e fantasy, storia e narrativa moderna sono i filoni prediletti. La lettura, per questa community, è indispensabile per sviluppare il carattere delle persone e la loro fantasia. Sono sempre alla ricerca di un buon libro per provare la sensazione di girare l’ultima pagina e sentirsi come se avessero perso un amico.

Infine, la community dei fan (13 per cento). Sono lettori mono-orientati. Nelle loro scelte delle cose da leggere sono meticolosi. Tendenzialmente onnivori, alla fine si riducono a scegliere un filone e a perseguirlo. Adorano fantasy, mystery, horror, gialli, fantascienza e narrativa moderna.  Il libro è come il primo amore, leggono tutti i libri dell’autore preferito e aspettano con ansia le nuove uscite. Sono lettori che amano avere più libri sul comodino, per avvertire la possibilità di avere più scelte contemporaneamente.

Se queste sono le diverse community di relazione con il libro e la lettura, il futuro del libro pur in salita, mostra segni di vitalità. Per il momento il 70 per cento degli italiani preferisce la versione cartacea e il 21 per cento pensa di comprare un e-book nei prossimi mesi. Chi ha cantato il de profundis per il libro per ora è rimasto deluso e la sfida del leggere è sempre lì, come l’ha raccontata Umberto Eco: “non è per il successo che bisogna leggere. È per vivere di più”.

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