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Le celebrazioni dantesche, che in teoria avrebbero dovuto rallegrare il settimo centenario della morte del poeta, in pratica ci hanno spesso inferto lugubri autopsie storico-critiche di un poeta morto e sepolto.
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In occasione dell’anniversario dantesco i membri dell’OpLePo hanno provato a rivitalizzare il poema dantesco da par loro. La sigla è l’acronimo di Opificio di letteratura potenziale.
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Alcuni sono ironici, e testimoniano di una vena ludica o goliardica del gruppo: ad esempio, Antonio Fiore ha invitato alla Trattoria del Fiero Pasto coloro che siano «puri e disposti a salire alle stelle Michelin». Una buona parte dei contributi si concentra invece seriamente sui testi di Dante.
Le celebrazioni dantesche, che in teoria avrebbero dovuto rallegrare il settimo centenario della morte del poeta, in pratica ci hanno spesso inferto lugubri autopsie storico-critiche di un poeta morto e sepolto, invece di liete rianimazioni linguistiche di un bel poema addormentato nella selva. D’altronde, come gli indovini del Canto XX dell’Inferno, gli storici e i critici sono condannati dalla loro stessa professione a camminare in retromarcia, con la testa orrendamente girata all’indietro



