Vale la pena perseverare? Questa è la domanda che mi pongo quando penso alle mie fatiche con una donna molto affascinante. Lei è abituata a uscire con uomini dai 40 anni in su e a priori esclude dalle sue frequentazioni uomini più giovani come me, privandosi così di nuove esperienze ed emozioni. So bene che è un gioco di resistenza e continuo a cercarla, ma lei, per via delle sue convinzioni, si rifiuta di uscire con me. Vale la pena perseverare?

Non sto parlando di una donna in carne e ossa, ma del mondo del giornalismo. Da giovane studente faccio fatica a – citando la vostra rubrica – parlare con loro.

Cioè con i/le responsabili editoriali per entrare in una redazione e imparare il mestiere dai migliori. Come nel caso della donna immaginaria sopracitata, perché privarsi di nuove energie e nuovi stimoli? Domani è una testata fresca, con un direttore giovane che avrà certamente la sensibilità per portare nuove menti nel panorama giornalistico italiano. Come direbbe Robert De Niro, la cosa più triste nella vita è il talento sprecato. E sono certo ce ne saranno tanti se non si creano nuove opportunità.

Apriteci la porta e fateci scrivere, non ve ne pentirete.

Sinceramente,

G.

Caro G,

Sospetto che questa lettera non fosse proprio indirizzata a me quanto piuttosto ai ranghi più alti della redazione di Domani, ma siccome si parla pur sempre di sentimenti e cuori infranti, eccomi qui a darti una deludente risposta non richiesta.

Ammetto di essere un po’ in difficoltà, perché quello che scrivi mi suscita reazioni contrastanti. Da una parte vorrei dirti di tenere duro e non arrenderti perché i sogni si realizzano con la tenacia eccetera eccetera – inserire discorso motivazionale del coach di un qualsiasi film sul baseball –, dall’altra invidio moltissimo il livello di autostima che ti porta a ritenerti un talento sprecato, dall’altra ancora mi sorge una domanda inopportuna: ma sei sicuro? Sei sicuro che ne valga la pena?

Non per fare il menagramo, ma ti segnalo che i giornali non sono esattamente in salute (disse dalle pagine di un quotidiano che ha un anno di vita e di cui si bulla con i conoscenti). Augurando ancora lunga vita alla professione del giornalista (che non morirà mai perché i supporti cambiano, ma le storie restano), aspirare alle redazioni tradizionali mi sembra un po’ anacronistico, come sperare di trovare lavoro in un videonoleggio nei primi anni 2000. Ormai esistono infinite declinazioni diverse della parola scritta e infinite sono le possibilità di crearsi propri spazi, se si ha qualcosa da dire. Chi te lo fa fare di andare a cercare fortuna da Blockbuster?

Bisognerebbe poi ridimensionare la visione romantica che si tende ad avere di questo lavoro. Sono cresciuta con un padre cronista di una redazione di provincia, quindi una vaga idea di come funzioni il mestiere negli anni me la sono fatta: uno si immagina sempre Tutti gli uomini del presidente – telefoni che squillano in continuazione, articoli che prendono vita da un’insieme di ritagli su una bacheca di sughero, fragore di macchine da scrivere –, ma la verità è che il giornalismo è anche e soprattutto la notizia di una capra che si è persa nel greto di un fiume.

Se poi uno ci tiene proprio, sono convinta che i canali di accesso ai giornali ci siano, e che siano sempre quelli: scuole di giornalismo e master. Non so quanto giovane tu sia, ma fossi in te non mi darei per vinta. Se stai ancora studiando hai tutto il tempo di cambiare idea sulle tue vocazioni almeno dieci volte e di scegliere infine la strada più giusta per te. E anche una volta scelta la tua strada, avrai ancora la possibilità di ricrederti all’infinito. Non è meraviglioso? Così come per i corteggiamenti – se a questa donna immaginaria piacciono gli uomini più grandi avrà pure i suoi motivi, no? Potrà rifiutare quelli di cui non le frega niente senza che questi le spieghino perché ha torto? – anche nella ricerca di un lavoro (un lavoro qualsiasi, non solo questo) a volte pensiamo di sapere esattamente cosa vogliamo e ci dimentichiamo di chiederci cosa vogliono gli altri, quelli che per meriti più o meno evidenti sono nella posizione di selezionarci. In entrambi i casi – sentimentale e professionale – a volte la realtà si riassume con la solita massima ormai evergreen: la verità è che non gli piaci abbastanza. In quanto a imparare dai migliori, basta leggerli.

Spero di non sembrarti una stronza che crede che basti arrotolarsi le maniche per ottenere quello che si vuole, perché so bene che non è così. Quella è solo la prima parte, dopodiché subentrano molti altri fattori, non ultimi gli allineamenti astrali e la leggendaria botta di culo.

Ciò detto, ho spesso il dubbio che molti di noi siano cresciuti con genitori migliori amici che ci hanno inculcato che eravamo creature specialissime, che potevamo ambire a tutto nella vita, mentre il mondo fuori si faceva un posto sempre più ostile, e che questo ci abbia creato più di un problema quando si tratta di conoscere i nostri limiti e di fare i conti con il rifiuto. Poi certo, il mondo è pieno di persone assolutamente non specialissime che ricoprono ruoli che non si meritano, ma prima di farsi corrodere il fegato dal risentimento è sempre bene fare i conti con sé stessi.

Infine vorrei aprire e chiudere una breve parentesi aziendalista per dire che hai proprio ragione: Domani è in effetti una testata fresca e con una sensibilità nuova, e infatti ha diverse firme giovani, oltre che meno giovani di grande spessore (non tutti gli over 40 vanno bruciati nel falò del vecchione come a Capodanno, no?). Che poi come vedi l’età non vuol dire niente, perché io ho 29 anni e dopo averti attaccato questa pezza lunghissima mi sembro mia nonna in carriola.

Insomma, non mollare. Come diceva Al Pacino in Ogni maledetta domenica (baseball, football, stessa roba): le pareti dell’inferno si scalano un centimetro alla volta.

Giulia

Ogni domenica

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