Sembra che durante la prima puntata di Domenica In del 2021, Paolo Fox si sia giustificato per aver miseramente fallito la previsione circa l’anno appena passato dicendo che l’astrologia «non è una scienza esatta» perché dà solo «indicazioni».

Per un fisico un’affermazione del genere è chiaramente difficilmente digeribile. La scienza è essenzialmente un metodo: si osserva (a occhio nudo o con apparati) un fenomeno e si raccolgono dati (numeri) che ne codificano il comportamento. Se si riesce a formulare una descrizione matematica dei dati allora abbiamo un modello, ossia una formulazione che riproduce quello che vediamo. Se invece riusciamo, partendo da principi primi, ad “anticipare” dati che ancora non abbiamo, ossia a prevedere un fenomeno, abbiamo una teoria scientifica, un sistema coerente di principi, ipotesi verificate e leggi che hanno un vero potere predittivo.

Previsioni accurate

Il classico esempio è la gravitazione universale di Newton che è in grado di predire un’eclissi o di dirci dove piazzare un satellite affinché segua un’orbita geostazionaria. A differenza dell’accezione comune del termine teoria, che implica una speculazione che può essere più o meno attinente alla realtà, una teoria scientifica è una rappresentazione accurata della realtà. La domanda successiva è: quanto accurata? Qui entra in gioco la definizione di scienza esatta.

Una scienza esatta non si dice tale perché formula previsioni (non indicazioni, previsioni) infintamente accurate ma perché è in grado di quantificare l’incertezza delle previsioni che produce. Ad esempio, la gravitazione di Newton spiega certi fenomeni con precisione ma altri non è in grado di spiegarli assolutamente come la precessione del perielio dell’orbita di Mercurio attorno al Sole. La relatività generale di Einstein invece ci riesce. Questo non significa che la teoria di Newton non faccia previsioni valide o sia “sbagliata”: funziona perfettamente entro un certo ambito, oltre il quale occorre passare qualcosa di più potente. Come un microscopio ottico non riesce a ingrandire più di tanto e oltre un certo limite occorre usare un microscopio elettronico.

La medicina e l’economia non sono invece scienze esatte nel senso detto sopra (galileiano): sarebbe più corretto definirle discipline che procedono applicando il metodo scientifico ovunque possibile nei sistemi che trattano. Ma non esiste certo l’equivalente della gravitazione universale in economia o medicina. Quindi secondo il ragionamento di Fox l’astrologia in quanto scienza non esatta che dà indicazioni sarebbe assimilabile alla medicina? Chiaramente ciò è palesemente falso.

Le scienze non esatte producono risultati concreti e affidabili spesso quanto le scienze esatte: i vaccini anti-Covid e le migliaia di farmaci che ci allungano la vita non sono “indicazioni”. Sono risultati concreti ottenuti con un metodo ben preciso anche se non derivante da principi primi. Un medico non indica un farmaco: lo prescrive perché sa che avrà un certo effetto grazie a studi quantitativi. Le indicazioni non sono scienza, caro Fox, né esatta né non esatta: sono informazioni che possono essere corrette se chi le fornisce è onesto come per esempio un vigile urbano dà indicazioni a un turista che non riesce ad arrivare in centro città, o frottole come quelle raccontate dal truffatore con l’intenzione di rapinare il turista.

Nessuna prova

L’astrologia pur facendo uso di effemeridi (sbagliate perché non tengono conto della precessione degli equinozi essendo quelle tradizionali tolemaiche) racconta solo favole. Infatti, l’idea che astri e pianeti influenzino o determinino il carattere o i comportamenti o il destino delle persone non si basa su alcun tipo di fatto o interazione fisica conosciuta. Un oggetto celeste come una stella potrebbe interagire con un essere umano determinando un qualche tipo di effetto solo per via gravitazionale o per non-località quantistica.

Ma l’interazione gravitazionale tra una stella o gruppo di stelle e un essere umano è trascurabile e ciò si può capire facilmente pensando ai recenti risultati ottenuti nel campo delle onde gravitazionali dove la collisione tra buchi neri produce effetti sulla terra di ampiezza pari a un decimillesimo del diametro di un protone! Quindi uno dei fenomeni celesti più devastanti e potenti dell’universo produce da noi un effetto tanto fantasticamente piccolo da aver richiesto, per essere misurato, 100 anni di sviluppo tecnologico da quando Einstein lo predisse la prima volta. Che un pianeta o una semplice stella possano influenzare un essere umano di circa 70 chili composto da decine di miliardi di miliardi di miliardi di protoni condizionandoli tutti in modo coerente per determinare un comportamento preciso è semplicemente impossibile.

A margine dobbiamo anche rilevare il fatto che le costellazioni non esistono veramente. Le stelle che compongono, ad esempio, la costellazione dell’Orsa Maggiore non sono affatto “vicine” o legate gravitazionalmente tra loro. Sembrano raggruppate in un certo ordine geometrico per un effetto prospettico proprio come le cime di certe montagne possono apparire vicine quando sono viste in lontananza ma non appena ci avventura sulla catena montuosa si vede che non lo erano affatto. Se ci spostassimo sul braccio opposto della Via Lattea le costellazioni che vediamo sarebbero sostituite da altre configurazioni a causa della diversa prospettiva.

A queste nuove figure non daremmo nessun senso particolare perché il senso e il significato delle costellazioni sono completamente arbitrari, simbolici e mitologici dato che ogni cultura “vede” le sue (che siano 12 o 13 o N). Su questo punto tuttavia, molti astrologi si riparano dalle critiche facendo riferimento a Jung e alle sue ipotesi psicoanalitiche riguardanti gli archetipi dell’inconscio collettivo e gli effetti di sincronicità. La congettura junghiana della sincronicità, che tanto piace ad alcuni, da un punto di vista fisico potrebbe avere un senso solo tirando in ballo la non-località della meccanica quantistica.

Sfortunatamente ci sono anche molti scienziati divulgatori (primo tra tutti Frjtof Capra con il suo Tao della Fisica) che hanno suggestionato il pubblico con una visione metafisica della meccanica quantistica e delle sue caratteristiche peculiari. La non-località in meccanica quantistica si ha quando gli oggetti che sono spazialmente separati rimangono pur sempre descritti da una singola funzione d’onda, quella quantità immateriale che è legata alla probabilità che un certo risultato si manifesti. In certi scritti o trasmissioni televisive viene spesso detto che due particelle create in coppia e quindi collegate che si allontanano fino ad arrivare agli estremi opposti dell’universo, secondo la meccanica quantistica rimarrebbero legate (entangled) per cui un’azione su una delle due si rifletterebbe istantaneamente sull’altra non importa quanta distanza le separi. Da qui a dire che l’uomo è connesso a tutti gli altri uomini e alle stelle il passo è breve (si fa per dire).

In realtà la coerenza della funzione d’onda che descrive il sistema di due particelle come un singolo stato quantistico viene distrutta quasi istantaneamente dalle interazioni con l’ambiente e i due oggetti si disaccoppiano subito finendo per avere funzioni d’onda separate. Quindi non esiste la funzione d’onda di un uomo, né quella di un pesce e tantomeno quella di un batterio o di un dendrite. Il fatto che l’entaglement quantistico in ogni situazione pratica venga spazzato via istantaneamente è proprio il problema che gli scienziati che lavorano ai computer e all’internet quantistica cercano di risolvere.

Non c’è collegamento

Preservare questa sincronicità quantistica è immensamente difficile su scala macroscopica e se va bene si riesce a fare artificialmente per distanze dell’ordine del metro. La possibilità che esita una sincronicità universale junghiana fondata sulla meccanica quantistica è un sogno a occhi aperti.

Quindi, per concludere, l’astrologia è come un’automobile con la carrozzeria ma senza motore e soprattutto senza trasmissione. Ma volendo giocare al ribasso il credente nell’astrologia e nell’oroscopo ravvede comunque una correlazione tra le caratteristiche delle persone nate sotto lo stesso segno. Come mai? Qui entra in gioco uno dei più noti bias cognitivi, quello di conferma.

Noi associamo convenzionalmente certe caratteristiche a determinati segni: per esempio il Leone è detto essere narcisista, passionale, eccetera. Se io credo nell’oroscopo ogni volta che incontro una persona che sembra possedere queste caratteristiche farò la domanda «ma sei del Leone?» Se la risposta è «sì» ne sarò colpito, registrerò questo fatto e incrementerò il contatore mentale del bias che conferma che i Leoni sono narcisisti.

Tuttavia, se la risposta sarà «no» molto probabilmente penserò «uh strano avrei detto che fossi del Leone» e non incrementerò il contatore mentale, dimenticando il fatto oppure rifugiandomi nelle supposte modificazioni dell’influsso del segno di medium coeli con il segno ascendente e quant’altro. In pratica, la somma, nel corso del tempo, dei conteggi del bias cognitivo che scatta tutte le volte che il Leone corrisponde alla mia aspettativa crescerà artificialmente perché io tenderò a registrare solo casi favorevoli.

Lo stesso effetto lo possiamo facilmente notare quando decidiamo di comprare una nuova automobile. Per settimane, indecisi, passiamo in rassegna diversi modelli: il modello J, il modello K e il modello X. Alla fine scegliamo il modello X, un modello molto popolare. Sicuramente da quel giorno a bordo della nostra nuova modello X fiammante, inizieremo a vedere attorno a noi molte altre automobili modello X e penseremo «ma possibile che ora tutti vanno in giro con questo modello?». Certamente no, e certamente i modelli X non sono stati immatricolati tutti lo stesso giorno del nostro.

Semplicemente prima il trigger “modello X” non scattava, quella macchina c’era ma non aveva un significato particolare per noi. Ora che la possediamo notiamo tutti i modelli X: quelli vecchi, quelli nuovi, quelli di diverso colore e quelli con diverse motorizzazioni e allestimenti. Questo bias interviene anche in molti altri ambiti ed è per questo che l’astrologia non è così innocua come appare.

Il trigger “di conferma” scatta per esempio se usiamo convintamente i “farmaci” omeopatici. Dopo aver assunto il preparato se il malanno ci passa velocemente (per effetto placebo o semplicemente perché prima o poi passa e cadiamo nella casistica del “prima”) siamo contenti e registriamo il fatto come prova di efficacia, viceversa se non ci passa subito penseremo: questa volta sono sfortunato e ho un mal di testa o una tosse più forte del solito e non incrementeremo il contatore.

Prenderemo un’altra dose e quando il malanno passa (perché questa volta cadiamo nella casistica del “poi”) incrementeremo il contatore. Possiamo esplorare altri ambiti in cui questo bias interviene pesantemente: per esempio ogni volta che in televisione sentiamo che un reato di violenza sessuale è stato commesso da un immigrato il trigger scatta e il contatore viene incrementato a causa dell’attenzione che si riserva al problema dell’immigrazione, ma se lo stupratore è nostrano il trigger non scatta: dimentichiamo. Ancora, quando giochiamo d’azzardo e da qui nascono le scaramanzie varie e disgrazie per i giocatori accaniti.

Quindi l’astrologia e l’oroscopo non sono affatto innocui. Sono un vero e proprio inquinamento cognitivo, una tossina ingerita quotidianamente a piccole dosi che abitua il nostro cervello a pensare in modo distorto. La distorsione propaga poi in altri ambiti di applicazione meno banali perché non siamo abituati a tenere una certa “postura” mentale: è come una sorta di scogliosi cognitiva.

Astrologia, omeopatia e pseudo-scienze varie sono credenze non suffragate da alcuna evidenza fattuale. Deresponsabilizzano l’individuo che si pone spontaneamente in una condizione di minorità rispetto al destino o a qualche altra forza occulta, benefica o cospirativa nel caso le cose non vadano nel verso che vorremmo. Sarebbe auspicabile che queste superstizioni non venissero alimentate dai media e scomparissero o almeno si attenuassero.

Essendo basate su aspetti neurologici che in passato hanno comportato un vantaggio evolutivo per la razza umana sono però difficili da controllare e spesso vengono usate contro di noi dal marketing o dalla propaganda politica. Ma l’evoluzione umana tende sempre più a svincolarsi dalla pressione della selezione naturale darwiniana e bias cognitivi e pareidolie, che erano utili nella foresta per processare velocemente l’informazione (quello che ho appena intravisto era un ramo secco o un serpente velenoso? nel dubbio scappare), nel mondo di oggi stanno diventando sempre di più una sorgente di deterioramento e distorsione del pensiero, se non adeguatamente mitigati. 

Per citare una scena del famoso film Matrix, invece di ingoiare quotidianamente le pillole blu della credenze non suffragate da prove, dovremmo rimanere svegli e assumere, a intervalli regolari se necessario, la pillola rossa dello scetticismo e smettere di cercare di piegare il cucchiaio perché non c’è nessun cucchiaio: siamo noi che ci stiamo “piegando”.

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