Se ripenso a quel film stupendo che è Nomadland, di Chloé Zhao (dall’Oscar al Leone d’oro di Venezia vinse tutti i premi), mi sembra che racconti una cosa sola: il movimento perpetuo della meravigliosa Frances McDormand come ritratto di una nazione attraverso i nomadi del nuovo millennio.

Quel film fu ispirato da un libro che veniva da un’inchiesta giornalistica: La fine della pensione: quando non puoi permetterti di smettere di lavorare, che ha vinto nel 2015 il premio Aronson per il giornalismo sulla giustizia sociale. Scritto da Jessica Bruder, giornalista che scrive di sottoculture e temi sociali e insegna Scrittura creativa alla Columbia Journalism School. Lavora anche per il New York Times, Wired, New York Magazine e Harper’s Magazine.

Il suo Nomadland è stato tradotto in 24 lingue. «Ambulanti, vagabondi, lavoratori stagionali e anime inquiete sono sempre esistiti. Ma adesso, nel secondo millennio, un nuovo tipo di tribù errante sta emergendo. Persone che non avevano mai immaginato di diventare nomadi si mettono in viaggio. Abbandonano case e appartamenti tradizionali per vivere in quelli che alcuni chiamano immobili su ruote».

Ogni giorno, in America, sempre più individui si trovano costretti a scegliere tra portare del cibo in tavola e pagare l’affitto. La nazione più ricca racchiude al suo interno numerose contraddizioni, carica i cittadini di pesi insopportabili e rivela uno scenario in cui un ricovero ospedaliero può vanificare i risparmi accumulati durante un’intera vita.

Di fronte a simili precarietà, numerose persone decidono di abbandonare uno stile di vita stazionario per intraprendere un viaggio. In Nomadland, Jessica Bruder racconta la storia di donne e uomini in età da pensione e di come hanno iniziato a migrare da un lato all’altro del Paese, utilizzando i mezzi di trasporto più vari, destreggiandosi tra un lavoro precario e l’altro.

Un altro Oscar

La potenza narrativa di Nomadland, un esempio brillante di narrative non fiction, sta nella sua acuta capacità di interconnettere le esperienze individuali dei protagonisti con temi più ampi, caratteristici della società contemporanea.

L’autrice intreccia abilmente le sfide economiche, la mancanza di sicurezza sociale e il desiderio di libertà personale in un racconto toccante e coinvolgente. Nella più schietta tradizione della letteratura americana, tra il giornalismo di denuncia di Jack London, l’epica della strada di Kerouac e le migrazioni per fame raccontate da John Steinbeck in Furore.

Questo approccio cronachistico rende il libro non solo una lettura appassionante, ma anche una riflessione profonda sullo stato dell’America moderna. La ricerca di un senso di appartenenza prorompe dalle pagine, legandosi intrinsecamente al nomadismo per scelta: una condizione stoica e aspirazionale, non priva di ambizioni e ideali.

Attraverso la penna di Bruder, le loro storie di individui che spesso vengono trascurati o totalmente dimenticati dalla scena sociale emergono in modo potente. Una di queste figure è Linda May, una nonna di 64 anni con i capelli grigi, che conduce una vita nomade su un camper lungo 28 piedi (circa otto metri e mezzo). Nell’acclamato film tratto dal libro, il suo personaggio è interpretato proprio dall’attrice Premio Oscar Frances McDormand.

«Ma per loro – come per chiunque altro – la sola sopravvivenza non è sufficiente. Così quello che è cominciato come un tentativo disperato è diventato un grido di guerra per qualcosa di più grande. Essere umani significa agognare qualcosa di più della mera sussistenza. Abbiamo bisogno di speranza tanto quanto ne abbiamo di cibo e riparo. E c’è speranza sulla strada».

La precarietà di donne e uomini in età da pensione è il tema centrale di Nomadland, che manifesta la sconfitta di un sistema globale volto alla produttività e al consumismo.

Nel contesto di una popolazione anziana economicamente instabile – spesso prostrata da pensioni insufficienti, costi sanitari in aumento e perdita di stabilità lavorativa – molti si trovano a fronteggiare una profonda insicurezza sociale. Questa precarietà pone in discussione le tradizionali aspettative di un pensionamento tranquillo e mette in luce la vulnerabilità di una generazione in bilico tra un mondo del lavoro in perenne mutamento e la difficoltà nell’entrarvi ancora a far parte.

L’accordo

Ora, dopo avere vinto tre Oscar al cinema, Nomadland è pubblicato nel catalogo più opportuno, quello degli Oscar Mondadori. E qui c’è una prima buona notizia che proviene dal mondo dei libri. Il 2024 segna per gli Oscar Mondadori l’avvio di una importante attività di collaborazione con editori indipendenti sensibili alla qualità letteraria dei libri che pubblicano.

Tutto è cominciato il 23 gennaio con l’opera di Jessica Bruder, titolo di successo edito nel 2020 dalla fiorentina Clichy, ora riproposto nella collana “Oscar Cult”. Gli Oscar Mondadori hanno stretto accordi con i marchi indipendenti per ripubblicare alcuni loro titoli in paperback, settore in cui è leader di mercato.

Lo spiega Luigi Belmonte, direttore degli Oscar a cui afferiscono anche i preziosi Meridiani curati dallo scrittore Alessandro Piperno: «Un virtuoso modello di business che è abituale in paesi come la Francia, in base al quale – tramite accordi di sub-licenza – gli editori di novità sono diversi da quelli dei tascabili. Una modalità che consente a ciascuno di svolgere al meglio il proprio compito: ai primi di fare ricerca e innovazione; ai secondi di garantire lunga vita nel catalogo ad autori e a libri che hanno avuto riscontro di pubblico e critica».

Insomma, lo scouting raffinato degli indipendenti valorizzato dalla corazzata degli Oscar. Un’ottima idea. Grazie all’accordo con NN Editore, ad aprile 2024 verranno pubblicati nella collana “Oscar Moderni”, il più ricco catalogo europeo di autori del Novecento, la “trilogia della pianura” di Kent Haruf, e, a seguire, in Oscar Cult, Le nostre anime di notte.

Usciti tra 2015 e 2016, Canto della pianura, Crepuscolo e Benedizione hanno raccolto intorno alla sigla editoriale un pubblico affezionatissimo e fedele: «Holt è una città immaginaria», dichiara Eugenia Dubini di NN, «ma la comunità che la anima è unica e universale allo stesso tempo. La forza della Trilogia è proprio la capacità di coinvolgere tutti i lettori, toccando corde di umanità che ognuno di noi può ritrovare in sé stesso».

Le storie di Holt continueranno ad affascinare negli Oscar Mondadori, nuovi e vecchi lettori. Accordi ulteriori, poi, sono stati stretti con Hope Edizioni, di cui gli Oscar hanno già pubblicato Come anima mai di Rossana Soldano e Rosso, bianco e sangue blu di Casey McQuiston.

Il polo orizzontale

L’altra buona notizia riguarda un’alleanza orizzontale, questa volta tra due ottimi editori indipendenti. E in questo caso tra pari. Le case editrici nottetempo (nata 22 anni fa) e 66thand2nd (che a sua volta ha alle spalle 15 anni di storia) uniscono le forze e danno vita a quello che, in una nota, viene definito «un nuovo polo editoriale».

Nottetempo e 66thand2nd promuovono dunque «un’alleanza orizzontale, piuttosto che verticale, preferendo l’integrazione tra le diverse professionalità, secondo un principio di conservazione e di maggiore efficienza».

Insieme, i due marchi portano sul mercato oltre cento titoli l’anno, che includono narrativa e saggistica, nazionale e internazionale, secondo linee editoriali che si completano. L’obiettivo dichiarato è di «mettere in campo un modello di business editoriale nuovo, basato su una crescita organica e sostenibile».

Nel frattempo il mondo dei libri si riunisce il 26 gennaio nel conclave veneziano della giornata conclusiva del 41esimo Seminario della Scuola per librai Umberto e Elisabetta Mauri alla Fondazione Cini. Giornata opportunamente dedicata a “Le nuove sfide” con l’analisi degli “Scenari economici di mercato”.

Angelo Tantazzi di Prometeia farà le sue proiezioni per il 2024 chiedendosi dove va la spesa delle famiglie italiane, e Ricardo Franco Levi della Federation of European Publishers darà i dati più aggiornati su “Il mercato del libro italiano e europeo”. Chiude il grande scrittore spagnolo Javier Cercas sui malintesi della modernità, la scrittura e la lettura.

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