Autofiction e finzioni, fingere di raccontare la verità. L’autofiction può essere politica quanto la fantascienza o il romanzo sociale
- Questo articolo è tratto dal nuovo numero di Finzioni, il mensile culturale di Domani che puoi scaricare e leggere a questo link.
- Quando nel 1982 cominciai a scrivere il mio primo romanzo, Scuola di nudo, Serge Doubrovsky aveva pubblicato Fils da cinque anni ma io non l’avevo letto, né avevo seguito le discussioni che ne erano nate.
- Mi ispiravo piuttosto a un libro di critica uscito nel 1975, Il patto autobiografico di Philippe Lejeune, nel quale si spiegavano tutti i trucchi usati dagli autori di autobiografie per assicurare ai lettori che le cose raccontate erano verità e non finzione.
Quando nel 1982 cominciai a scrivere il mio primo romanzo, Scuola di nudo, Serge Doubrovsky aveva pubblicato Fils da cinque anni ma io non l’avevo letto, né avevo seguito le discussioni che ne erano nate; mi avventuravo in questo sottogenere nuovo (che già qualcuno aveva chiamato autofiction) come il Monsieur Jourdain del Borghese gentiluomo di Molière, che da anni parlava in prosa senza saperlo. Mi ispiravo piuttosto a un libro di critica uscito nel 1975, Il patto autobiografico di Philippe



