È uno degli illustratori più apprezzati a livello internazionale e insegna alla Scuola romana dei fumetti. Ai giovani artisti dice: «Una volta trovato ciò che amano, devono coltivarlo con esercizio costante»
La copertina dell’inserto Finzioni di settembre sarà firmata da Simone Rea, che è un illustratore italiano tra i più apprezzati nel panorama internazionale. Inizia a disegnare da bambino, prima all’Istituto d’Arte e poi si diploma all’Accademia di Belle Arti di Roma in incisione e decorazione, per poi specializzarsi in illustrazione presso la Scuola di Sarmede.
Nel 2006 viene selezionato al concorso “Figures Futur” di Montreuil e partecipa più volte alla Mostra degli Illustratori della Fiera del Libro per Ragazzi di Bologna. Nel 2007 pubblica il suo primo albo e da allora collabora con importanti editori italiani e stranieri.
Tra le sue opere più note Esopo – Favole (Topipittori, 2012), tradotto in cinque lingue e premiato alla Biennale di Bratislava, La Cavalla Storna (Rizzoli) e L’Uomo dei Palloncini (Topipittori).
Il suo stile, estremamente riconoscibile, fonde sensibilità cromatica e ricerca narrativa in una poetica intensa e naturale.
Come descriverebbe artisticamente, oggi, Simone Rea? Impegnato, appassionato e curioso come agli esordi.
Il suo stile è una fusione raffinata di sensibilità grafica, ricerca espressiva e versatilità tecnica. È qualcosa che ha sviluppato nel tempo o le è sempre appartenuto?
Sicuramente gli studi scolastici e accademici hanno segnato fortemente il mio percorso di ricerca. Molte cose sicuramente sono state sempre presenti dentro di me ma l’immaginario che sto costruendo matura giorno dopo giorno grazie all’osservazione, applicazione e disegno, costanti.
C’è stato un momento preciso in cui la sua carriera ha compiuto un decisivo salto in avanti? C’è stata, come in alcuni casi succede, “la svolta”?
Nel 2006 stavo preparando delle illustrazioni per un concorso in Francia. Mentre dipingevo, a un certo punto mi fermai a osservare il lavoro: dopo tanti anni, per la prima volta, mi sentii pienamente soddisfatto… anzi, quasi stupito. Quelle illustrazioni furono poi selezionate e accolte con entusiasmo, sia dal pubblico che da una giuria d’eccellenza. Da quel momento ebbe inizio la mia carriera di illustratore.
Insegna nel corso di Illustrazione presso la Scuola Romana dei Fumetti a Roma. Qual è il consiglio che ripete più spesso ai giovani illustratori?
Consiglio sempre di capire cosa li appassiona davvero e di seguire quella direzione senza farsi condizionare troppo. Una volta trovato ciò che amano, devono coltivarlo con esercizio costante: disegnare ogni giorno, sperimentare, osservare. La passione è il motore, ma la costanza è ciò che fa crescere davvero.
Molti illustratori alle prime armi non sanno come proporsi agli editori.
Come ha iniziato lei e quali consigli darebbe oggi? Io ho iniziato partecipando a concorsi, che sono ottime occasioni per farsi notare e confrontarsi. Soprattutto, non scoraggiarsi: ogni esperienza, anche un rifiuto, serve a crescere e avvicinarsi all’obiettivo.
Ci sono progetti importanti a cui sta lavorando in questo momento?
Fortunatamente c’è sempre un progetto importante al quale sto lavorando, questo perché le commissioni sono sempre diverse e gli argomenti cambiano di volta in volta. È la cosa che amo di più del mio lavoro.
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