Intervista a Guido Vianello

Lo chiamano The Gladiator, ma per diventare campione ha conosciuto la solitudine

  • Il 28 ottobre The Gladiator affronta il pugile scozzese Jay Carrigan McFarlane al Pala Atlantico di Roma: «È un evento top rank, se mi batte al match successivo guadagna il triplo. Ma non mi batte», dice.
  • Ha un manager americano, ha esordito al Madison Square Garden e si allena a Las Vegas, città che, a parte una via, è tutta uguale: «Dopo tre settimane ho capito che cos’è la solitudine».
  • «Vorrei dire ai registi che non esistono solo storie di pugili in difficoltà, ma anche di sportivi che conducono vite normali. Lo rivendico»

La prima volta che ho incontrato il pugile Guido Vianello eravamo a una festa di compleanno, a Milano. Lui, romano dell’Eur, 28 anni, si trovava in città per il match tra il favorito “King Toretto” Daniele Scardina contro Giovanni De Carolis che, contro ogni pronostico, è risultato poi vincitore. Vianello, camicia bianca e denti perfetti, non sembrava affatto un pugile se non per l’altezza, un metro e 98, e un leggero livido sotto l’occhio che tradiva le sue buone maniere. «Suono il pianofo

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