La quarta stagione dello show dell’ex trio (ora duo) comico che ha fatto della voce off il proprio carattere distintivo, è stata premiata dagli spettatori con ascolti stabilmente intorno al 5%, vera e propria garanzia per un canale come Tv8. Una compiutezza che lo fa sembrare una riproposizione per nulla stanca e nostalgica di Mai dire gol. Se ne sentiva il bisogno
Per fortuna che c’è la Gialappa’s. La quarta stagione di GialappaShow, il programma dell’ex trio (ora duo) comico che ha fatto della voce off il proprio carattere distintivo, è stata premiata dagli spettatori con ascolti stabilmente intorno al 5 per cento, vera e propria garanzia per un canale come Tv8 (senza contare le visioni e rivisioni successive sulle altre piattaforme).
Non solo: lo show ha ormai raggiunto una sua maturità, è una macchina rodata che procede senza intoppi, innestando gag, personaggi, imitazioni che escono dal recinto protetto della programmazione Sky e s’immergono nel flusso dell’offerta generalista. Emblematica, in questo senso, la riuscita imitazione di Stefano De Martino a opera di Luigi Esposito del duo Gigi e Ross: il look, le battute sul lato (B) estetico del conduttore di Affari tuoi, le “frecciatine” agli ascolti della concorrenza (leggasi, il programma di Amadeus su Nove) sono i segni di una consapevolezza del ruolo che il programma si è ritagliato nel discorso pubblico.
La formula di GialappaShow è una fortunata mescolanza di tradizione e innovazione, di approdi a porti sicuri e tentativi di navigazione in mare aperto. In studio, il mago Forest ha dettato i ritmi dello spettacolo con abile mestiere: il suo personaggio, per natura confusionario e imbranato, si è trasformato in realtà in cerimoniere prezioso che riesce a far risaltare sia il controcanto della voce fuoricampo del duo comico sia gli ospiti e i comici che transitano sul palco.
Sin dalla prima edizione del maggio 2023 (il programma sta seguendo una curiosa scansione delle stagioni che non risponde alle classiche regole televisive, ma all’alternarsi di quelle meteorologiche, quella primaverile e quella autunnale), il programma ha scelto la strada del “caos organizzato”, con il mago Forest affiancato di volta in volta da diverse coconduttrici, come Laura Pausini nella prima puntata dell’edizione appena chiusa, e che ha contribuito ad alimentare curiosità e dibattito intorno allo show.
La formula
Nell’arena luccicante punteggiata dagli improbabili outfit del conduttore, gravitano poi comici e imitatori, esponenti dell’ultima generazione della risata nazionale, da Herbert Ballerina a Brenda Lodigiani (strepitosa nei panni dell’androide), da Giovanni Vernia che spazia da Achille Lauro a Jannik Sinner allo stand-up comedian Edoardo Ferrario. La scena è stata delimitata da un bar, denominato “Baratro club”, uno spazio «nel quale si entra solo con la fedina penale sporca» e che, tra un cameriere, un cocktail e un bancone, rimanda a certa tv del passato, scritta in maniera talmente puntuale da apparire improvvisata.
L’eredità della “scuola” della Gialappa’s Band, qui rappresentata solamente da Giorgio Gherarducci e Marco Santin dopo l’abbandono di Carlo Taranto, è visibile nelle “rubriche” e nei personaggi iconici come Max Giusti che si alterna tra un Alessandro Borghese e un Aurelio De Laurentiis, in chiaro e perfetto bilanciamento tra la logica di scuderia Sky e quella più estesa. Nelle gag, nelle maschere, nei rimandi e rimbalzi del mainstream televisivo, nei contrappunti vocali del duo, GialappaShow sembra aver raggiunto una compiutezza che lo fa sembrare una riproposizione per nulla stanca e nostalgica di Mai dire gol. E un po’, forse, se ne sentiva il bisogno.
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