Nell’inserire l'informatica come elemento di novità a scuola, si intende rispondere ai bisogni mutati della società dei media digitali e dell’intelligenza artificiale. Ma le Nuove indicazioni devono essere chiare, cristalline nei termini utilizzati, applicabili per un orizzonte temporale sufficiente per poterle monitorare e, in caso, modificare. Purtroppo, l’attuale testo non aiuta a trovare la risposta a vari dubbi
Una delle novità più rilevanti della proposta delle Nuove indicazioni 2025 è l’introduzione dell'informatica come argomento di studio nel primo ciclo di istruzione scolastica: viene inserita in modo prescrittivo e per giustapposizione rispetto agli obiettivi formativi attuali, all’interno degli insegnamenti di matematica e di tecnologia nella scuola primaria e nella secondaria di primo grado. È evidente l’auspicio che l’informatica apporti fin dai primi anni di scuola un contributo significativo. Al termine della classe terza della primaria, quasi la metà degli obiettivi di apprendimento negli insegnamenti di matematica e di tecnologia riguarda l’informatica.
L’Unione matematica italiana ha collaborato con altre associazioni scientifiche per identificare i punti critici sui quali una revisione è necessaria. Uno degli aspetti di attenzione sollevati riguarda proprio le modalità previste per l’introduzione dell’informatica. È chiaro che per la sostenibilità e l’efficacia complessiva del progetto educativo è essenziale che gli obiettivi siano finalizzati a traguardi ben definiti e condivisi, legati tra loro e ben calibrati allo sviluppo cognitivo dell’alunno; che scuole e insegnanti possano esercitare l’autonomia necessaria a individuare percorsi integrati che mettano in condizione gli alunni di raggiungerli; e che gli ambienti di insegnamento e di apprendimento siano progettati in modo funzionale.
Le Indicazioni dovrebbero essere uno strumento essenziale per l’attività degli insegnanti e degli istituti, che basandosi su esse definiscono le proprie attività. Ma devono essere chiare, cristalline nei termini utilizzati, applicabili per un orizzonte temporale sufficiente per poterle monitorare e, in caso, modificare. Purtroppo, l’attuale testo non aiuta a trovare la risposta a vari dubbi.
Insegnare la matematica
Nell’inserire l'informatica come elemento di novità a scuola, si intende rispondere ai bisogni mutati della società dei media digitali e dell’intelligenza artificiale. Si ritiene che la scuola abbia il compito di fornire ai cittadini gli strumenti culturali per affrontare questa trasformazione. Ma qual è l’esigenza formativa dei cittadini di oggi e di domani nella scuola del primo ciclo? L'aggiunta dell'informatica, per come illustrata nelle Nuove indicazioni e presentata in forma separata dagli altri obiettivi matematici, risponde a questa esigenza senza comprometterne la struttura complessiva? Ci sono differenti competenze e conoscenze che concorrono allo sviluppo del pensiero critico e del pensiero razionale nel primo ciclo: quale integrazione è possibile, quali obiettivi sono comuni, quali le sinergie e quali invece sono anche le interferenze?
Intanto, nel primo ciclo, la matematica viene praticata per il suo valore culturale, come disciplina scientifica composita e come materia di insegnamento. Ma il valore culturale di una disciplina contribuisce alla crescita personale se ci si immerge in essa volontariamente e disposti a mettersi in gioco; lo sviluppo del pensiero matematico richiede una specifica educazione, in cui il pensiero razionale prende forma insieme alla creatività e alla spontaneità.
Le Indicazioni del 2012 ancora vigenti e in generale la tradizione didattica italiana hanno individuato come essenziale la metodologia del laboratorio di matematica: è una serie di attività in cui lo studente è attivo, formula le proprie congetture e ne controlla le conseguenze in un processo di esplorazione, progetta e sperimenta, discute e argomenta le proprie scelte, impara a raccogliere dati, negozia e costruisce significati, individua conclusioni temporanee e nuove aperture per la costruzione delle conoscenze personali e collettive. Costruisce significati matematici confrontandosi con i pari e con la guida dell'insegnante, anche con l'utilizzo di strumenti digitali e non digitali. Il testo delle Nuove indicazioni sarebbe più efficace se mettesse una maggiore enfasi proprio su questa interpretazione del laboratorio, e sull’importanza dei processi meta-cognitivi coinvolti e di quelli argomentativi attivati, come anche sull’efficacia di una valutazione di tipo formativo che supporti lo studente e valorizzi l’errore come fattore di crescita. La distinzione tra corretto e non corretto, vero e falso, sottolineato nella bozza delle Nuove indicazioni, coglie soltanto un aspetto parziale.
Perdere di vista gli obiettivi
Una seconda osservazione riguarda la visione integrata e interdisciplinare non solo delle discipline “scientifiche” ma più in generale di tutte le discipline coinvolte nella formazione scolastica. È una visione assolutamente apprezzabile, che prevede che le competenze nelle singole discipline siano sviluppate in modo consapevole e sollecitate anche in situazioni in cui sia utile un approccio differenziato. Ma questo richiede una chiara visione dei traguardi per ogni insegnamento e uno spazio di autonomia per scuole e insegnanti, nel quale anche i differenti ambiti di una singola disciplina siano costruiti armonicamente e in modo integrato. Nelle Nuove indicazioni la proposta di questa interdisciplinarità è lasciata alle parti descrittive a box con degli esempi di moduli. Questi andrebbero rivisti e proposti in un differente documento.
Inoltre servirebbe chiarezza anche su un altro aspetto – l’articolazione in obiettivi generali / competenze e attese / obiettivi specifici di apprendimento / conoscenze – che non appare sempre funzionale a individuare i nuclei fondanti. Si percepisce un’attenzione marcata sull’operatività e molto meno sul processo, e soprattutto sembra trasparire una visione trasmissiva dell’insegnamento. Infine, i criteri di selezione e di etichettatura di alcune voci in tale classificazione non risultano chiari, né l’utilità di differenti livelli di precisione descrittiva.
L’Unione matematica italiana è disponibile alla collaborazione con le associazioni interessate, in un dialogo costruttivo. Oltre alla revisione del testo, occorre lavorare, insegnanti e ricercatori, immaginando buone pratiche con solide basi didattiche e disciplinari, discutendole e sperimentandole, mettendole a disposizione.
Si auspica che la Commissione tecnica preposta alla redazione delle Nuove indicazioni sappia trovare una composizione delle problematiche sollevate. Allora perché non concedere più tempo per la riflessione, la sperimentazione, l’autoformazione e la produzione di testi scolastici?
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