Un meal plan per ogni atleta: i personal chef sportivi diventano influencer

Gare ogni tre giorni, trasferte e allenamenti al centro sportivo. I ritmi dei calciatori, specialmente di coloro che fanno parte di squadre che partecipano a tutte le competizioni fino a fine stagione, sono spesso massacranti e anche i più piccoli dettagli possono fare la differenza. Per questa ragione l’alimentazione è diventata uno degli aspetti più importanti per un atleta professionista che non può permettersi di sgarrare anche nel privato, tra spuntini e cene a casa, ed è così che si sta facendo strada una nuova figura, quella dei private chef. Si tratta di professionisti del settore che lasciano il mondo della cucina tradizionale per lavorare nel quotidiano con pochi esclusivi clienti, che cercano cibi sani e di alta qualità. In molti paesi sono già tantissimi i calciatori che si affidano a cuochi privati, che cucinano per loro e spesso postano sui social i loro piatti migliori. Un esempio è Diogo Prego, chef privato del difensore del Manchester City Ruben Dias, che conta quasi 500 mila follower tra Instagram e TikTok e mostra a chi lo segue non solo i dietro le quinte delle pietanze che prepara ogni giorno ma anche i momenti in cui riordina e pulisce la cucina. Per un pugno di proteine: come siamo finiti a misurare il benessere in grammi Sapere cosa è giusto Non mancano gli esempi anche in Italia. Uno di questi è Mario Sorrentino, 31enne private chef di molti calciatori come il centrocampista scozzese Scott McTominay a Napoli, MVP dell’ultima Serie A, e il portiere della Nazionale italiana e del Paris-Saint Germain Gianluigi Donnarumma, che conta oltre 60 mila seguaci tra tutte le piattaforme con il nome di @imieipiattiprivatechef. La scelta di intraprendere questa strada è nata quasi per caso. «Dopo una breve esperienza in un ristorante ho capito che mi dovevo lanciare nel mondo degli eventi privati e, dopo che hanno preso un po’ piede, alcuni volti noti hanno iniziato a contattarmi come private chef», sottolinea Sorrentino. Visualizza questo post su Instagram Un post condiviso da Imieipiatti (@imieipiattiprivatechef) Ma perché è importante questa figura? «Molti mi chiedono sui social perché curo io l’alimentazione di un calciatore e non lo fa ad esempio la moglie o la compagna. Io credo che la presenza di una figura competente, in grado di saper fare la spesa scegliendo i prodotti giusti e di stagione può essere utile per performare in modo migliore», evidenzia Sorrentino. Una scelta che permette a chi magari non è pratico in cucina di risparmiare tempo, coniugando allo stesso tempo qualità e professionalità. Anche così Leonardo Cannavale, classe 1995, private chef noto anche sui social come @gordonlenni_chef (oltre 14 mila su Instagram e più di 4 mila su TikTok), è riuscito ad aumentare la sua clientela. «Ho iniziato a lavorare durante il periodo Covid come chef privato per eventi come compleanni e feste aziendali. L’anno scorso ho iniziato casualmente con il capitano e attaccante dell’Inter Lautaro Martinez, prima che partisse per la Coppa America, a giugno, e in estate poi, con la moglie che era in vacanza in Sardegna, ho iniziato a preparare pasti anche per il compagno di squadra di Lautaro, Matteo Darmian», dichiara Cannavale. Da lì in poi, vedendo le storie e i post dei loro compagni di squadra, anche altri calciatori hanno iniziato a chiamarlo. «Oggi seguo molti giocatori come alcuni dell’Inter, il centravanti del Milan, Santiago Gimenez, e altri calciatori professionisti di club di A, come ad esempio Sassuolo, Hellas Verona e Como. Per alcuni di questi ci sono dei meal plans: in contatto con il loro nutrizionista, che spesso è quello della squadra, preparo dei piatti nel mio laboratorio a Milano, che accontentino le loro eventuali richieste e li soddisfino per più giorni, e glieli consegno a inizio settimana. Discorso diverso, invece, per Gimenez, che vuole che cucini per lui ogni sera quando non è a Milanello: in contatto con la sua nutrizionista privata, che è in Inghilterra, preparo quindi i piatti direttamente a casa sua», racconta Cannavale. Soft Boy Cooks e Gym bros: diete e cucina definiscono la mascolinità social La preparazione dei piatti e le differenze tra gli sport I meal plans sono studiati per far arrivare il calciatore pronto al giorno della partita. «La settimana inizia solitamente in modo bilanciato mentre, con l’avvicinarsi del match, si cerca di aumentare i carboidrati rispetto alle proteine. Poi fanno molto anche le scelte personali: nella dieta di Gimenez, ad esempio, ci sono anche tante verdure e legumi, mentre altri, ad esempio, preferiscono evitare i carboidrati e hanno un piano con solo verdure e proteine», sottolinea Cannavale. Se si cucina a casa del cliente ci sono delle regole non scritte da seguire: «Una volta conosciuti i suoi gusti, seguendo anche i princìpi dettati dal nutrizionista, si cerca di capire cosa è meglio: ad esempio se si è mangiato la volta prima del pollo, la volta successiva si può scegliere un altro tipo di carne. In ogni caso la mia politica è quella di scegliere sempre un prodotto locale, quanto meno trattato possibile, che sia più pratico che bello a vedere», racconta Sorrentino. Per questo la spesa è un fattore importante. «L’idea è quella di comprare ogni giorno prodotti freschi in misura adeguata agli ordini presenti, in modo tale che non ci siano avanzi», dichiara Cannavale. Lo sport praticato porta a sostanziali differenze anche a tavola. Oltre a curare i piani alimentari di alcuni calciatori professionisti, Cannavale ha seguito anche alcuni tennisti impegnati nell’ultimo torneo di Wimbledon, come il ceco Jakub Mensik e la lettone Jelena Ostapenko. «Non sono stati i soli: in passato ho preparato piatti anche per Jasmine Paolini, Sara Errani e Fabio Fognini. Le differenze rispetto a un calciatore sono evidenti: un tennista dopo la partita si concede piatti più normali e qualche sfizio, mentre il giorno prima della partita cerca di mantenersi, pranzando magari con una pasta al pomodoro, verdura e frutta. Un’alimentazione meno rigida rispetto a quella di alcuni calciatori, che invece si preparano tutta la settimana per la partita, ma legata anche a gare che spesso durano per 3 o 4 ore per cui servono più energie», spiega. Rispetto ai calciatori i tennisti non conoscono ancora il mondo dei private chef. «Loro per la maggior parte dell’anno sono in hotel e quindi non si affidano a cuochi privati, a meno di eccezioni come ad esempio Wimbledon. Dall’altra parte, invece, i calciatori sono più fissati su questi aspetti. Ma anche qui non mancano le differenze tra l’Italia, dove ancora sono pochi ad averlo, e l’estero, dove ormai quasi tutti ce l’hanno», racconta Cannavale. K-Protein: la rivoluzione coreana del well-ageing Il fattore social Pur mantenendo una giusta discrezione su gusti e le scelte del proprio cliente, per un private chef è importante mostrare sui social il proprio lavoro. «Ho iniziato a farlo perché volevo mostrare come fosse la vita del private chef, oggi inizio a postare anche le prime ricette», sottolinea Sorrentino. Più ampia la riflessione di Cannavale. «Quando ho iniziato a lavorare come private chef, ho capito che spingere sui social ti apre tante possibilità. Vedendo foto e video con tennisti e calciatori sono poi tanti i clienti, anche lontani dal mondo dello sport, che ti contattano». Un modo moderno per aprirsi nuove strade. [Missing Caption][Missing Credit]