Nel marzo del 2022, pochi giorni dopo l’inizio dell’invasione dell’Ucraina da parte delle forze armate russe, Paolo Nori si vide cancellare alcune lezioni sull’autore in un’università milanese. Scoppiò un caso di rilevanza internazionale. In Non è colpa dello specchio se le facce sono storte. Diario di un filorusso (Utet, 2025) Nori riflette sulle ragioni di un istinto che non è solo dei governi autoritari o delle cieche burocrazie: quello di abbandonarsi a semplificazioni che mettono sullo stesso piano politica e letteratura, guerra e poesia
- Questo articolo è tratto dal nostro mensile Finzioni, disponibile sulla app di Domani, sullo sfogliatore online e in edicola.
Se, quando avevo 32 anni fosse venuto l’angelo della fine del mondo e mi avesse chiesto «Cos’hai fatto, nella tua vita?», gli avrei risposto «Niente». Se fosse venuto quando di anni ne avevo 42 avrei risposto «Poco!». Se fosse venuto quando ne avevo 52 avrei risposto «Sono morto. Due volte. Soprattutto la seconda è stato interessante». Se venisse adesso che ne ho 62 risponderei «Mi han censurato. Sia in Italia che in Russia. È stato interessante anche quello». Non è venuto. L’angelo della fine



