- De André, Guccini, De Gregori, quelli li conoscono tutti. Claudio Lolli, che aveva un'analoga potenza poetica, è invece rimasto nell'ombra, un outsider, un eccentrico.
- Ho conosciuto Claudio molti anni fa, sotto un palco, e ci univa la medesima triplice identità: musicista, scrittore e insegnante di liceo. Così, quando se n'è andato, a 68 anni, è stato naturale pensare di fare racconto della sua vita.
- Nella storia di Claudio c'è la storia di una generazione. Se diciamo che aveva 18 anni nel 1968, si comincia a capire di cosa stiamo parlando. La sua poetica è quella di un uomo che cattura col suo sguardo pezzi dei mondi che attraversa e li trasfigura.
De André, Guccini, De Gregori, quelli li conoscono tutti. Claudio Lolli, che aveva un'analoga potenza poetica, è invece rimasto nell'ombra, un outsider, un eccentrico. In buona parte per sua scelta, peraltro, “extraneo” com'era alle logiche dell'industria musicale. Ché poi quando si parla di Claudio Lolli bisogna fare i conti con una leggenda nera negli anni diffusa su di lui: era il cantore dell'angoscia. E invece no: Lolli cantava la vita. Quella degli zingari felici – per richiamare il tit



