Se avesse ragione l’Accademia della Crusca, e se l’asterisco e lo schwa non riuscissero in un futuro più o meno breve ad affermarsi, e tornassimo, o meglio rimanessimo, a una lingua modellata sul più bieco e tipico binarismo sessuale in cui, nella lingua italiana, resta segno soltanto di maschile e femminile, giusto per intendersi rappresentati in genere da nomi maschili terminanti in “o” e nomi femminili terminanti in “a”.

Esempio: si userà il “sindaco” nel caso che colui che fa il sindaco sia un portatore di gonadi maschili, cioè testicoli, dove si produrranno certe cellule riproduttive e si secernerà una certa qualità e quantità di ormoni; invece si userà la “sindaca” nel caso che colei che fa la sindaca sia portatrice di gonadi femminili, cioè ovaie, dove si produrranno differenti cellule riproduttive e si secernerà un’altra qualità e quantità di ormoni; ma non solo, perché questi sindaci sono anche portatori di caratteri sessuali secondari (tutto quello che dico lo sto ricavando da internet, essendo questi degli argomenti che devo aver studiato a scuola intorno ai 40 anni fa, e non vorrei ricordarmi male e magari in quei giorni li avevo anche studiati male).

Ma stavamo parlando di caratteri sessuali secondari che comprendono altre caratteristiche fisiche e anatomiche proprie delle femmine e dei maschi come ad esempio tipologia, quantità e distribuzione dei peli. Quindi, quando ci troviamo davanti a un sindac (ero indeciso se usare o no l’asterisco ma è meglio di no per questo ragionamento) e questo sindac per esempio esibisce una certa tipologia, quantità e distribuzione di peli, guardandogli questi peli molto attentamente dovremmo essere in grado di capire se siamo in presenza di un sindac maschile, cioè sindac“o” oppure di un sindac femminile, cioè sindac“a”.

Caratteri sessuali secondari

La tipologia, quantità e distribuzione dei peli non è l’unico carattere sessuale secondario. Ce ne sono anche altri. Se nella pubertà un futuro sindac subisce una certa modificazione della laringe e cambia voce, gli si sviluppano i genitale esterni, gli si sviluppa la muscolatura, compaiono barba e baffi e compaiono peli pubici e ascellari (così internet) dovremmo essere sicuri che siamo in presenza di un ipotetico futuro sindac“o”; se invece, sempre nella pubertà, questo futuro sindac mostrasse lo sviluppo delle ghiandole mammarie, l’allargamento del bacino, la comparsa di peli pubici e ascellari e lo sviluppo di pannicoli adiposi sottocutanei (così internet) dovremmo essere sicuri di trovarci davanti a una futura sindac“a”.

Concludiamo questo ragionamento con un esempio concreto delle difficoltà a cui si va incontro: siamo cittadini, incontriamo un sindac che ci saluta, non lo conosciamo perché è un sindac nuov e noi non siamo andati a votare, né ci siamo informati perché non ce ne fregava niente, non sappiamo se sia un sindac“o” o una sindac“a”, ma non siamo maleducati quindi vogliamo rispondere al saluto, diamo una veloce occhiata alla tipologia, quantità e distribuzione dei peli, facciamo mente locale se la voce del sindac porti il segno di un precedente allargamento della laringe, guardiamo la massa muscolare, guardiamo velocemente se anni prima quest sindac ha avuto uno sviluppo delle ghiandole mammarie e un allargamento del bacino, e a seconda che le nostre osservazioni e intuizioni (dico intuizioni perché è difficile trovarsi in presenza di sindac nud o in costume da bagno, che faciliterebbe molto le nostre osservazioni) e diciamo: buongiorno signor sindaco, oppure: buongiorno signora sindaca, e speriamo di prenderci.

L’autista

In questo senso mi sembra che fosse molto più facile prima, quando, erroneamente convinti dell’ininfluenza sessuale dell’essere sindaci, ci trovavamo davanti a sindaci che in quanto sindaci venivano chiamati sindaci, o meglio sindaco, sia che presentassero caratteri sessuali primari e secondari maschili, quanto femminili. E pensando al futuro, se per caso l’Accademi* dell* Crusc* non ci avesse azzeccat*, sarebbe molto più comodo chiamarl* tutt* sindac*. Ad esempio: buongiorno signor* sindac* o anche con lo schwa: buongiorne signore sindace (la e fate finta che sia lo schwa, che non riesco ancora a farlo sul pc). Chiudo la parentesi dopo questo lungo esempio teorico-metodologico perché vorrei arrivare a porre un problema. Qual è il problema? L’autista.

Non esistono soltanto sindaci e sindache o deputati e deputate nel nostro mondo, esistono un sacco di altre categorie che per un problema di simmetria e completezza oggi mi sembra giusto affrontare. È venuto il momento. Per esempio l’autista. Tanto quanto sarà stato utile distinguere tra sindaco e sindaca credo che sarà utile distinguere l’autista. Vado a Milano in treno, arrivo in stazione centrale, devo andare in via tal dei tali, chiedo dov’è, mi dicono prenda un taxi. Prendo il taxi. Arrivo. La sera torno a casa, mi chiedono come è andata, io dico bene, ho preso un taxi. Com’era l’autista? Mi chiedono. Bravo, io dico. Ma era un uomo o una donna? Era una donna, dico.

Ecco, quando noi parliamo di autista, non sappiamo mai se è un uomo o una donna.

Uno potrebbe dire: ma no, dai, allo scritto si capisce sùbito: un autista è maschile, un’autista è femminile. Va be’, la prossima volta dico: era un autista senza apostrofo, un uomo o era un’autista con l’apostrofo, una donna. Un altro invece dice: puoi dire un autista uomo o dire un’autista donna. Com’era oggi l’autista dell’autobus? E io: era un’autista donna. Ma anche per sindaco potevi dire: com’è il sindaco lì? È un sindaco donna, molto bravo.

Il dentisto

E arriviamo al dunque, il dunque è che io proporrei che d’ora in avanti se l’autista è una donna si dice l’autista, ma se l’autista è un uomo si dica l’autisto. E questo vale anche per esempio per il motociclista, il ciclista, il trattorista, il gruista, l’estetista e il dentista. Un po’ di tempo fa chiedo a un mio amico: com’è il tuo dentista? Un po’ caro, ma brava, mi fa. Io dico: in che senso un po’ caro ma brava? Perché è una donna il mio dentista. Così, vedi esempio precedente, vengono fuori delle frasi che non si capisce niente. Quindi, d’ora in avanti, se sono donne: la ciclista, la motociclista, la dentista. Se sono uomini: il ciclisto, il motociclisto, il dentisto. Sembra brutto? Può darsi.

All’inizio tante cose sembrano brutte. Magari a qualcuno anche Bach la prima volta sembra brutto. Ma poi ci si abitua. E così in un discorso funziona tutto bene da subito. E adesso che ci penso c’è anche il fisioterapista, io ho un mio amico fisioterapista che è un uomo, dunque d’ora in avanti fisioterapisto. Lui è anche osteopata, ma d’ora in avanti anche qui proporrei osteopato.

Mi accorgo in questo momento che con i medici è un vero casino. Per esempio una mia amica l’altro giorno mi fa: sono andata dalla mia ginecologa. Dico, bene, ormai se uno va da un ginecologo uomo dice sono andata dal mio ginecologo, se invece la ginecologa è donna dice la mia ginecologa. È vero, ci sono state le lotte per i consultori pubblici, il femminismo, c’è stato tutto un movimento di massa, eccetera.

Ma perché se io porto mio figlio dal pediatra, e il pediatra è un uomo, non devo dire ho portato mio figlio dal pediatro? Quindi, se sono uomini: pediatro, otorinolaringoiatro, fisiatro, psichiatro, e così via. Oppure facciamo l’asterisco e lo schwa che si semplifica. Secondo me una delle due, se no è sempre un paciugo e non si capisce un cazzo.

Adesso che ci penso mi accorgo che mi sono scordato il geometra. Mio nonno era agronomo e geometra. Ma come si fa a dire agronomo e geometra? Basta. D’ora in avanti mio nonno era agronomo e geometro. E chiudiamola qui.

 

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