È di un secolo fa un aforisma citato spesso a sproposito: «Su ciò di cui non si può parlare, si deve tacere». Si conclude così il Tractatus Logico-Philosophicus, scritto da uno dei più importanti filosofi del Novecento
- «Su ciò di cui non si può parlare, si deve tacere». Chi non ha mai sentito questo enigmatico e famoso aforisma? Chi non l’ha mai usato a sproposito, credendo che volesse banalmente dire: «Se non sai di cosa parli, è meglio che tu stia zitto»?
- L’aforisma conclusivo del Trattato di Wittgenstein significava che bisogna accettare volontariamente l’inevitabile, evitando di parlare a vanvera di tutte le cose che il linguaggio non può comunicare.
- Tutti questi libri, dediti a raccontare ciò di cui non si può parlare, e a raccontare di coloro che lo raccontano, dimenticano di raccontare ciò di cui si può parlare.
«Su ciò di cui non si può parlare, si deve tacere». Chi non ha mai sentito questo enigmatico e famoso aforisma? Chi non l’ha mai usato a sproposito, credendo che volesse banalmente dire: «Se non sai di cosa parli, è meglio che tu stia zitto?» E chi saprebbe dire chi l’ha pronunciato, quando, dove e perché? Il 2021 è il momento giusto per rispondere a queste domande, visto che l’aforisma vide la luce nel 1921, esattamente un secolo fa, come frase conclusiva della più importante e influente opera



