Batman e Superman parlano seduti in gabinetto, uno accanto all’altro. Le loro cinture sono slacciate ma, vestiti di tutto punto, non hanno i pantaloni abbassati. Batman tiene un rotolo di carta igienica in una mano, mentre l’altra è appoggiata sulla guancia a rimarcare l’aria pensierosa. Anche Superman, sigaretta in bocca, ha una mano sulla tempia. Sul pavimento numerose cicche lasciano intendere che quello spazio è anche un luogo in cui isolarsi dal mondo per concentrarsi sui propri pensieri. Di sicuro è un luogo in cui nessuno ha modo di esprimere poteri speciali. In questi angusti sgabuzzini dalle pareti di legno, i mantelli che siamo abituati a veder svolazzare mentre affrontano le loro sfide nello spazio aperto sono un impaccio. Entrambi appaiono pensierosi e in crisi. A svelare la narrazione sono le frasi in indonesiano all’interno di nuvolette da fumetto: Batman si lamenta perché nessuna delle persone che salva si ricorda mai di ringraziarlo. Superman lo invita a non dar peso alla cosa, ma sembra ugualmente turbato.

Eroi vulnerabili

L’opera, dal titolo Sorry Hero, I Forgot (2008), è una delle raffigurazioni dei due supereroi realizzate da Nyoman Masriadi, artista nato a Bali nel 1973 che vive a Yogyakarta, pittore tra i più talentuosi e apprezzati del Sud-est asiatico. Tutt’altro che eroi carismatici, tanto il Superman quanto il Batman di Masriadi sono personaggi carichi di frustrazioni e punti deboli. In un altro dipinto, The Wind Blows (2018), Batman si mostra compiaciuto di sé nonostante il fisico tarchiato, mentre il suo mantello si dispiega al vento lacerato e pieno di buchi.

Critico ma mai in modo feroce verso le debolezze umane, Masriadi non si pone come un osservatore estraneo alla rappresentazione. Il suo sguardo include anche sé stesso: in più casi è presente nei suoi dipinti o viene nominato dai personaggi che popolano la raffigurazione. Nei suoi quadri, pieni di figure di uomini dalla pelle nera dalla muscolatura esagerata, troviamo scene di vita quotidiana, incontri agonistici di calcio, box o wrestling, ricchi borghesi, uomini e donne in spiaggia, coppie di amanti, individui intenti a litigare, bodybuilder, personaggi dei fumetti e dei videogiochi. Sebbene i loro soggetti siano imparentati con i personaggi dell’universo dei fumetti e dei videogiochi, queste opere fanno i conti con il modo in cui la storia dell’arte ha utilizzato il grottesco. Possono apparire pop ma si discostano dalla Pop per la rilevanza che danno alla definizione dei volumi.

Non sono solo Batman, Superman o le eroine della Marvel – che Masriadi trasforma in una squadra di donne delle pulizie pronta a entrare in azione con piglio deciso – a vedere ridotta la propria immagine di invincibili. Masriadi mostra vulnerabile anche il muscoloso Mike Tayson, rappresentato come un avatar da videogioco che viene battuto dall’avatar dello stesso artista in Masriadi is the Winner (1999).

Masriadi dà immagine allo stereotipo del macho, dell’uomo duro e imperturbabile che ostenta attraverso una muscolatura scultorea la propria virilità. Muka Badak (Imperturbabile, 2008) raffigura un uomo dalla pelle nera e lucida, con una muscolatura da bodybuilder, nudo e ammanettato con delle mutandine femminili rosa abbassate alle caviglie. Le mani coprono i genitali, forse per pudore, forse perché la loro posizione lo aiuta a contrarre i muscoli e metterli in risalto. Una scritta in alto a destra recita “Sono abituato a essere spogliato”. Imperturbabile, come suggerisce il titolo del dipinto, l’uomo mostra orgogliosamente il fisico prestante e, come se le manette ai polsi e le mutandine da donna fossero dettagli irrilevanti, ci sfida col suo sguardo.

Le figure grottesche di Masriadi non tendono a esaurire la loro carica critica in una risata. Mettono in luce il lato vulnerabile di ognuno di noi. Ci dicono che nella vita reale non esistono supereroi. Questa convinzione, resa esplicita nei dipinti che vedono protagonisti Batman o Superman ragionare come adolescenti pieni di malcontento, angosce, paura di non essere riconosciuti la si può riscontrare anche in dipinti in cui una partita di calcio si trasforma in una rissa, oppure in altri in cui più persone litigano.

Una società in conflitto

Un’altra caratteristica dell’opera di Masriadi è quella di introdurre sulle figura o sullo sfondo tratti a penna o matita che rimandano a disegni infantili o a potenziali correzioni da apportare al dipinto. Questi interventi, simili ad appunti, stanno a indicare che non c’è nulla di reale in ciò che vediamo: la scena, costruita, è parte di una finzione. Esattamente come lo è la vita dei suoi personaggi, calati in una realtà virtuale. Questo modo di affrontare una narrazione non è nuovo in Masriadi, la cui pittura, che risente della passione per i videogiochi, ha progressivamente assunto qualità volumetrica parallelamente all’evolversi in chiave realistica degli attori dei videogiochi, sempre più somiglianti a persone vere, sovente anche a noti personaggi reali.

Molto spesso in questi dipinti, anche se si tratta di semplici ritratti di figure muscolose, il contrasto tra aggressività e vulnerabilità sfocia nel tema della maschera e dell’avatar. Con il loro peso questi corpi gonfiati a forza di esercizi spasmodici e steroidi anabolizzanti possono essere interpretati come ritratti di individui che utilizzano il corpo come un travestimento per nascondere quelle che essi stessi percepiscono come delle debolezze. L’opera insiste dunque sul tema della doppia identità che si manifesta in un solo soggetto e sulle opposte tensioni che lo dominano.

L’occhio benevolo di Masriadi diviene impietoso quando si focalizza sulle storture di una società diventata preda della voracità del capitalismo, dell’imperialismo e del globalismo. Queste condizioni malsane sono evocate dalle sue rappresentazioni di ingordi ricchi borghesi dall’aria torva o dall’ostentazione di armi e divise. Emerge qui una società in conflitto, disorientata, aggressiva, a tratti incattivita, i cui squilibri si manifestano tanto nelle aspirazioni e nelle fantasie personali quanto nei rapporti interpersonali.

Tratto peculiare delle rappresentazioni di Masriadi è la contaminazione dei sistemi simbolici che in più casi sovrappongono gli stereotipi della vita di tutti i giorni a elementi mitici che si riversano nell’immaginario individuale anche attraverso la televisione, il cinema, i fumetti e i videogiochi. Egli lascia che modelli convenzionali e non convenzionali di comportamento debordino nell’opera d’arte, definendo il carattere degli attori che danno vita a una grande teatralità collettiva nella quale realtà e finzione si confondono. Mostrando simultaneamente un frammento di realtà e il suo commento, Masriadi pone l’accento sul fatto che a creare stupore non è una situazione straordinaria, ma la presa d’atto della sua accettata ordinarietà.

In molte sue opere rivolge infatti l’attenzione a situazioni che sono sotto gli occhi di tutti, che mette in scena con ironia in una sorta di mini pièce teatrale nella quale la narrazione è concentrata in un’azione minima, perlopiù in uno scambio di battute che non sempre lascia presagire il seguito, come se la scena del quadro racchiudesse una vignetta estrapolata da un fumetto. Il grottesco diviene così la strategia che permette di mettere in moto una riflessione critica senza drammatizzare. È questa vena grottesca a dare un retrogusto amaro alle sue rappresentazioni, che strappano un sorriso pur senza rallegrare.

 

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