- Moltissime persone in tutto il mondo stanno così invecchiando in Rete. Noi, soprattutto, stiamo invecchiando in Rete. E allora forse la pietra immobile di Natalia Ginzburg si sta silenziosamente trasformando in una pietra immobile digitale.
- Mi pare esistano due paradossi che vale la pena citare quando proviamo a immaginare cosa sia diventato essere anziani nei tempi digitali.
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Gli ambienti digitali hanno consentito la nascita di una figura sociale inedita. Hanno creato una nicchia che era impensabile ai tempi di Ginzburg, e che oggi è abitata da uomini e donne che galleggiano in una situazione intermedia fra età adulta e vecchiaia: la nicchia del “vecchio giovane”.
Nel dicembre del 1968 Natalia Ginzburg ha scritto un breve saggio sulla vecchiaia. Poche pagine che tagliano come una lama affilata il confine fra l’età adulta e l’ultimo periodo della vita di ognuno di noi. A un certo punto – dice Ginzburg – smettiamo di stupirci e ci trasformiamo in una pietra immobile. «La vecchiaia vorrà dire in noi, essenzialmente, la fine dello stupore. Perderemo la facoltà sia di stupirci, sia di stupire gli altri. Noi non ci meraviglieremo più di niente, avendo passato



