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Il potere del cane di Jane Campion è un western per metafora

Benedict Cumberbatch, \\\"The Power of the Dog\\\" (2021). Photo credit: Netflix / The Hollywood Archive
Benedict Cumberbatch, "The Power of the Dog" (2021). Photo credit: Netflix / The Hollywood Archive
  • Non c’è regista che, più e meglio di Jane Campion, sappia coniugare nello stesso istante immediatezza espressiva e potenza metaforica. Nella sua ultima prova, come in un trio musicale, i protagonisti sono tre solisti che si confrontano e anzi competono tra loro senza pietà, con una sorta di virtuosismo malvagio.
  • Il ranch è il set ideale di questa pienezza frustrata, con l’esibizione della maschilità e dei suoi riti che adombrano il desiderio impossibile e il cuore straziato del protagonista. In questo senso il film è un western quasi più per via di metafora che di fatto.

  • La maschilità tossica del protagonista non è che un paravento, l’epifenomeno della repressione e della compressione dell’intelletto e del sentimento: qualcosa che può succedere a ognuno di noi, uomo o donna che sia. Clicca qui per iscriverti gratuitamente alla newsletter e segui tutti i contenuti di Cose da maschi.

Non c’è regista che, più e meglio di Jane Campion, sappia coniugare nello stesso istante immediatezza espressiva e potenza metaforica. Ogni inquadratura di The Power of the Dog, mentre fa procedere nitido e implacabile il racconto (tratto dal romanzo di Thomas Savage), dà corpo alla psicologia dei personaggi, ai loro segreti. Come in un trio musicale, i protagonisti sono tre solisti che si confrontano e anzi competono tra loro senza pietà, con una sorta di virtuosismo malvagio. Si tratta di P

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