- Perché noi, trentenni non del tutto adulti, siamo così ripiegati sui feticci e i ricordi e le canzoni e i giocattoli e le mode di quando eravamo bambini?
- Perché noi, nati sullo scorcio del lungo secolo, al limitare del cambio di millennio, anziché protenderci in avanti abbiamo iniziato così presto a riguardarci indietro?
- Perché, contrariamente alle generazioni che ci precedono, abbiamo eletto proprio l’infanzia – il tempo in cui non si è autonomi, gli anni dello “stato di minorità” in cui la famiglia è il confine dell’esperienza e sono gli adulti a prendere decisioni per te – a età prescelta per la nostalgia?
La sposa ha la mia età, anno più, anno meno. Come lo so? Lo so perché da quando con le sue amiche è salita sul treno, alla stazione di Reggio Emilia Av Mediopadana, nella luce traforata fra le volute della gigantesca conchiglia pensata da Calatrava, non hanno mai smesso di cantare le sigle dei cartoni animati di quando eravamo piccole. Tutto il repertorio: Mila e Shiro due cuori nella pallavolo, Lady Oscar, Occhi di gatto. Portano mascherine arcobaleno, la sposa sulla testa ha un velo di tul



