«Non c’è cosa più difficile della rinuncia a un piacere, una volta che si è gustato», dice uno dei personaggi della serie svedese Amore e Anarchia che mi ha rubato il sonno nell’ultima settimana. Gli autori l’hanno copiata dal maestro della psicanalisti Sigmund Freud che l’ha scritta nell’Ottocento ma è sempre attuale. Soprattutto se si tratta di tradimenti e passioni, come quella nata tra una quarantenne Ceo di una casa editrice, e un ventiduenne che si occupa di social. Ho appena visto l’ultima puntata della serie di Netflix e ammetto che sono fuggita dalla festa solo per tornare a casa a capire come i due avrebbero capitolato. Non che non mi divertissi. Era la celebrazione del compleanno a sorpresa dell’amica Marisa Passera, speaker radiofonica di Radio DeeJay ma anche tante altre cose. Come fa le cotolette lei nessuno mai, e ogni volta che ne mangio una penso che la nostra amicizia sia tra i gol della mia vita. Al punto da aver pensato che ne valesse la pena partecipare, per tre settimane, alla chat organizzativa della festa.

Chat di compleanno

Portare a termine la missione è stato sfidante almeno quanto un accordo diplomatico della Nato, alla fine abbiamo rischiato di far saltare amicizie storiche con finale scontro tra me e Paride Vitale, che dopo un decennio di amicizia, per la prima volta, mi ha chiamato col mio nome di battesimo mentre di solito usa il diminutivo.

Con buona pace di tutti, e grazie alla pr di food Alessia Rizzetto – è sempre bene avere una pr di food dalla propria parte, avrebbe dovuto scrivere anche questo Freud – abbiamo trovato un ristorante non ancora aperto al pubblico che ci ha accolti con un menù eccellente senza dover vendere la casa: si chiama Zaya, apre il 17 febbraio e vi consiglio di prenotarvi prima che ci vadano tutti.

E così Victoria Cabello e Federico Russo si sono occupati della musica, Ilaria D’amico ci ha sostenuto da Roma con idee motivanti «regaliamo a Marisa un completo da majorette, la sua passione», Ilaria Bernardini De Pace anche: «Indossiamo tutte un completo da majorette», Mia Ceran, da saggia qual è, se n’è tirata fuori, qualcuno ha suggerito di mettere un fiore in testa.

Alla fine erano presenti gli amici di una vita, dallo scrittore Matteo B Bianchi al guru di XFactor, il produttore Taketo Gohara che ho scambiato per un altro: «Ma tu sei di Masterchef, mi ricordo di te!». Perfino Barbara D’Urso ha lasciato le prove dello spettacolo a teatro per assaggiare la torta formata da maritozzi giganti, 25 per l’esattezza.

Hanno messo a tacere gli animi i vini di Masciarelli e il gin Engine di Paolo Dalla Mora. E a parte un cappotto scambiato al guardaroba, è finita bene. Con l’autore Lorenzo Campagnari che per primo è uscito dalla chat.

Verso Sanremo

La settimana è proseguita con l’incontro di alcuni artisti del Festival di Sanremo. Dopo due anni di interviste su Zoom, l’idea delle case discografiche era vedersi tra un prosecchino e una chiacchierata. È stata anche un’occasione per girare la città e fare felice la mia App Salute «questa settimana hai camminato più della settimana scorsa», a cui seguiva improperio.

E così ho incontrato Marco Mengoni alla Bocciofila della Martesana ed Elodie in un attico in zona Ortica. Mr Rain, scortato dal suo manager Francesco Facchinetti, alla sede della Warner in Piazza della Repubblica, Lazza con tutta la sua crew in un loft in viale Monza e Rosa Chemical alla Universal in zona Maciachini. E poi i Coma Cose da Gelsomina e Tananai al Mint, entrambi in zona Porta Venezia, vicino casa per fortuna.

Poi sono passata in zona piazza Tricolore a trovare quel genio dei social di Eugenio Scotto, talent scout di tiktoker da milioni di follower. Seduto sulla poltrona in pelle nera, c’era il cantautore Nesli, al secolo Francesco Tarducci.

Il suo pezzo, “La fine”, andrà a Sanremo con Lazza, che lo canterà in duetto con Emma. Un inno generazionale del 2005 che mi rese sua fan. Tanto da farmi lo stesso effetto del gesso sulla lavagna leggere l’imprecisione di alcuni colleghi che la segnalavano come canzone di Tiziano Ferro, che l’ha solo reinterpretata.

Non ho resistito, e gli ho chiesto se ci fosse rimasto male. E lui: «Una volta sono stato a un concerto di Tiziano solo per sentire lo stadio intero che la cantava. Le parole le pronunciava lui, ma le emozioni di quelle parole erano le mie. E va bene così». Consiglio a tutti di avere un Nesli nelle chat organizzative. E anche Freud sarebbe d’accordo.

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