Moltissimi autori, negli anni, hanno provato a restituire la complessità dello scrittore e regista attraverso le illustrazioni
Da oltre quarant’anni, Pier Paolo Pasolini continua a parlarci, ma attraverso altri corpi e altre voci. Una di queste, apparentemente lontana, è quella del fumetto.
Tra le pagine
Moltissimi autori, negli anni, hanno provato a restituirne la complessità. Tra i primi, Davide Toffolo, musicista e fumettista, che nel 2002 pubblica Intervista a Pasolini (poi Pasolini, Rizzoli Lizard). Il libro immagina un incontro impossibile tra l’autore e un Pasolini riapparso trent’anni dopo la sua morte. Le parole del poeta (autentiche, tratte da interviste e scritti) si intrecciano ai disegni in scala di grigi. La fisionomia del Pasolini di Toffolo cambia pagina dopo pagina, il volto si consuma, gli occhi si svuotano. Un finale simbolico, in cui la luce delle lucciole diventa la voce che ancora resiste.
Nel 2015, Elettra Stamboulis e Gianluca Costantini pubblicano per BeccoGiallo Diario segreto di Pasolini (nel 2025 per Altraeconomia). È una biografia immaginaria, ma costruita su documenti, lettere e interviste reali. Un Pasolini che si racconta in prima persona, l’infanzia friulana, la morte del fratello Guido, la scoperta della parola e del desiderio. Un romanzo grafico che mescola realtà e mito.
Dello stesso editore è anche Il delitto Pasolini di Gianluca Maconi, uscito nel centenario della nascita. Il fumetto ricostruisce le ultime ore del poeta, dall’incontro con Furio Colombo fino all’Idroscalo. Tra le tavole si alternano frammenti profetici, l’omicidio Moro, Tienanmen, le Torri Gemelle. Le parole di Pasolini attraversassero il futuro, continuando a risuonare oltre il loro tempo.
Nel 2023 la rivista Tormento presenta Pasolini speciale. Segni senza compromessi (Barta Edizioni) riportando il poeta al centro di un nuovo esperimento visivo e collettivo. Il progetto nasce da un’idea di Spano e del DayDreaming Project, ma è Luca Ralli a spingere tutto più in là, proponendo di costruire una «rivista che non c’è», un omaggio a Linus ma anche al Frigidaire di Andrea Pazienza e a una stagione in cui la ribellione era l’unica forma d’arte possibile.
Otto autrici e autori (Stefano Zattera, Cristina Gardumi “Gardums”, Cristina Ki Casini, Marco Corona, Guglielmo Manenti, Andy Prisney + R. Alemannuska, Andro Malis e lo stesso Ralli) danno vita a sette storie brevi, sette variazioni sul tema Pasolini.
Ogni storia lo reinventa e ne traduce una nuova versione, il poeta con gli occhiali neri attraversa i propri film, discute con i suoi personaggi, si specchia nel presente. In una di queste Ralli immagina un Pasolini disegnato con l’estetica dei Peanuts: Charlie Brown e PPP seduti su un muretto, a parlare di Dio e televisione.
Oltre l’icona
Pasolini resta una creatura mitologica, non è complesso immaginare la sua figura lentamente solidificarsi in icona. Il volto scavato, gli occhiali neri, l’impermeabile chiaro. Un uomo, un simbolo e simulacro insieme. Nelle fotografie del Mandrione degli anni Cinquanta si intravede il momento della metamorfosi, la camicia bianca che risalta sullo sfondo grigio, i bambini attorno, la luce che lo separa dagli altri e lo trasforma, da uomo tra gli uomini, in personaggio. Da lì in poi Pasolini non sarà più soltanto un autore, ma un’immagine pubblica, destinata a farsi mito.
Eppure, in mezzo a tante riproduzioni, emerge un ritratto che spezza la fissità. È quello di Tullio Pericoli, un Pasolini frontale a braccia conserte. La particolarità: gli occhiali non sul volto ma tra le dita. Gli occhi, finalmente visibili, guardano chi osserva con una luce quieta e malinconica. È un Pasolini umano, non più profeta né martire.
Forse è lì che oggi vorremmo stare, non più nel mito ma nella possibilità di restituire allo sguardo la sua verità, al volto la sua fragilità.
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