- Circolano alcuni luoghi comuni su Petrolio (l’ambizioso romanzo che Pier Paolo Pasolini stava scrivendo quando fu ucciso) che svaniscono alla prova della lettura.
- Il libro è ancora troppo informe perché si possa affermare che sia un capolavoro; insieme a brani di indubbia bellezza ci sono pagine raffazzonate e mal scritte, il finale semplicemente non esiste perché Pasolini non ha fatto in tempo a immaginarlo.
- La fortuna di Petrolio è stata di comparire in tempi di risorgente avanguardia, e di ricomparire ora che va di moda l’opera trans-testuale, multimediale, il testo che farà finire tutti i testi.
Circolano alcuni luoghi comuni su Petrolio (l’ambizioso romanzo che Pier Paolo Pasolini stava scrivendo quando fu ucciso) che svaniscono alla prova della lettura. Il primo luogo comune è che si tratti di un romanzo pieno di sesso spinto, per non dire di porcherie frocie. Il protagonista Carlo che si fa fottere da venti ragazzi in fila su un pratone della Casilina, senza risparmiare dettagli pornografici, eccetera. È vero che questo lungo capitolo, insieme all’altro altrettanto lungo che rac



