Bisogna saper lasciare una festa quando è il momento giusto. Visto il mal di testa di oggi, non ci sono tanto riuscita. Sono arrivata a casa che l’orologio segnava le tre, ma con la serenità che questa settimana del Salone del mobile di Milano – o Design Week per gli stranieri – per me è finita. L’ultima festa era privatissima, in un attico del centro, i drink di qualità, il dj sapeva suonare e il padrone di casa – sui 35, cognome di quelli che non passano inosservati, gentile e bohémienne – avrebbe meritato di vedere il meglio e il peggio di me, che, come dice Coez, è uguale. È stata davvero dura lasciare quella casa di design, dove parte del soffitto della sala era in vetro e chissà che luce entrerà il giorno dopo. Sono fuggita all’inglese come diciamo noi avvezzi ai party, sperando che nessuno mi notasse. Continuavano ad arrivare amici, e mentre aspettavo il taxi, ho conversato con una designer turca appena scesa dal suo, visibilmente alticcia e potenzialmente nuova amica. Per quel che mi riguarda confermo che le amicizie migliori si fanno dopo mezzanotte.

Fila per i taxi

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Sono stati cinque giorni di frullatore, ogni angolo della città prevedeva eventi, vernissage, inaugurazioni. Perfino la mia portinaia Teresa mi ha chiesto con interesse quali feste ci fossero qui in zona Porta Venezia. A Milano tutti sono coinvolti, anche solo per il traffico aumentato, le file nei bar in pausa pranzo, i distributori automatici di sigarette esauriti e i taxi che non si trovano; sembra passata un’era geologica dal 2020, quando rispondevano sull’App MyTaxi e accettavano il pagamento con PayPal pur di spostare la macchina dal parcheggio.

È stata una maratona di appuntamenti, di quelle che viste dai social dici ma come si fa a vivere così? Ma voi milanesi non avete una vita, una famiglia, un equilibrio da mantenere? Non vi stancate di tutte queste feste, concerti, drink gratis, «passo di qua, poi vado di là», abbracci quello e saluti quell’altro?

Perfino indecisi se andare all’evento di Iqos, dove canta Elodie, o fermarsi allo spazio di Ikea, al Mudec, per sentire Dardust. Due eventi la stessa sera, l’uno di fronte all’altro in via Tortona. Tutto gratis, musica, atmosfera, perfino i drink.

Perfino le polpette al sugo vegane (buonissime). Io alla fine ho scelto l’evento Ikea, sono stata l’ultima a lasciare la festa insieme all’amico organizzatore – e pure vincitore di Pechino Express – Paride Vitale. E siamo andati via solo perché ha iniziato a piovere.

Il Bar Basso

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Il Bar Basso è il luogo dove a fine serata arrivano tutti, non servono inviti. Mentre mi dirigevo lì ho incontrato in piazza della Scala il designer Stefano Seletti con la moglie Adriana e abbiamo fatto la strada insieme, coi motorini. Lui aveva appena finito la sua Design Parade, terminata in piazza Affari con un concerto della popstar Gaia, sua nipote.

Sembravamo in una bolla, euforici dopo due anni di stop. E proprio mentre cercavo uno spazio per parcheggiare il motorino, davanti alla piadineria di viale Abruzzi stracolma di persone, alcuni follower, sui social mi scrivevano: “Ma tu quando dormi?”. “Queste feste non stridono con il momento storico che stiamo vivendo?”. “Io non potrei mai fare la tua vita”.

Volevo rispondere, poi ho alzato lo sguardo e davanti al Caffè degli Artisti ho incrociato lo sguardo dell’amico Federico Russo, del cantante indi Dente, di Fabio Novembre e di Maurizio Cattelan con la fidanzata Ilenia. E abbiamo brindato. Ma la risposta è no, non ci stanchiamo.

Perché sappiamo che è una grazia dal cielo. Dopo due anni di pausa, in cui la città è stata abbandonata al suo destino, Milano ci fa sapere che non è solo una città, ma è uno stato d’animo. O ce l’hai o vivi altrove e ti godi l’aria buona. Resistono solo i temerari, che stanno al gioco. Che sono parte del sistema, consapevoli che uniti stanno meglio tutti: gli investitori, certo. Gli imprenditori, certo. Ma anche i camerieri, i cuochi, gli autisti, gli addetti alle pulizie, persino i fattorini di Glovo che ieri mi hanno lasciata in attesa un’ora.

Quelli col dito alzato diranno che siamo una minoranza, che siamo la media borghesia, ci ricorderanno Maria Antonietta e le sue brioche. Ma noi ci proviamo. Come ci ha provato l’amico Mauro Tiberti, imprenditore dedito al lavoro, che proprio nel 2020 ha inaugurato l’albergo ODsweet vista Duomo.

L’altra sera, al party di VMaison, davanti a un vino rosso mi spiegava che non ha dormito per tante notti. Ha creduto di fare il botto. Il suo investimento è stato di venti milioni di euro, andati bruciati.

Oggi deve restituirli alle banche ma non molla perché i segnali di ripresa ci sono. Grazie all’incontro con Francesca Caldarelli, proprietaria del ristorante Penelope a casa che ha preso in gestione la terrazza dell’albergo, il Dome, e lo ha reso un ristorante esclusivo. E grazie anche al carrozzone del Salone del Mobile.

Dire, progettare, rimorchiare

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È business ma dopo mezzanotte può diventare anche semplice e puro rimorchio. Ha agevolato l’intimità il concerto di Madame e Fabri Fibra tra gli affreschi del Tiepolo a palazzo Dugnani, organizzato da Marta Donà. Qualche coppia appena nata dovrà ringraziare anche le migliaia di lattine di gin tonic GinEngine trovate ovunque.

Tanta intimità dopo mezzanotte c’era anche al vernissage di Loewe a palazzo Isimbardi, con falò nel parco che illuminavano le magnolie secolari (“giant magnolia” mi ha corretto l’esperta d’arte Silvia Macchetto).

Ho visto l’architetto Karim Rashid lasciare una festa con un’amica. Anche Pasquale Natuzzi, allo stesso party aveva in mano tre drink, da recapitare a due straniere. La sera prima, sempre lui, l’imprenditore dei divani, ha dato una cena nel giardino del suo showroom in via Durini, in onore dei germogli del designer Marcantonio, a sostegno della ricerca contro la xylella, batterio delle piante. Le sue feste sono sempre le migliori, e molti ora attendono quella a casa, 400 metri quadri in via dei Piatti non ancora completata. Io già mi prenoto.

Motorini e gentrificazione

Non è stato il salone delle auto Ncc, né dei taxi introvabili. Col carburante che continua a salire, è stata l’edizione dei motorini ecologici, del Cityscoot che si trova sempre. L’affitto alla lunga è un po’ caro, sostiene Anna Pittini, nipote di Arrigo Cipriani appena rientrata da New York.

La trova d’accordo il pierre di Sunnei Alberto Corino, tanto che lui ha usato gli incentivi per comprarne uno. Ho scorazzato in giro con l’avvocato Andrea Tortora della Corte verso la dimora dei designer libanesi Nicolas Moussallem e David Raffoul. Ho fatto salire sul mio scooter anche Lavinia Fuksas verso via Sammartini, dietro la stazione Centrale, per l’inaugurazione della sede della galleria Dimore studio di Emiliano Salci e Brit Moran.

Una zona malfamata che si sta evolvendo come il Meat Packing newyorkese. Una gentrificazione dovuta alle gallerie d’arte, come è già avvenuto nella periferica via Lancetti, grazie a Nilufar Depot.

Salotti

Sono in tanti ad aver aperto le proprie case. Come quella dell’influencer Paolo Stella, in via Scarlatti, che ha ospitato l’evento B&B Italia. Seduto nelle poltrone “Bambole” da lui ideate, con uno spritz in mano, c’era l’archistar Piero Lissoni. E poco distanti da lui conversavano la responsabile digital di Ready to Fly Chiara Fornari, la capa comunicazione di Saatchi Francesca Noseda e il burbero Alfonso Liguori, colui da cui dipende il destino di molti influencer della moda.

Tutti erano d’accordo su quanto il ritorno in ufficio dei dipendenti sia importante. Non sono quindi le banche o la finanza a chiedere la fine dello smart working. Né il sindaco Beppe Sala come i complottisti sospettano. Ma il lavoro di team. Per buona pace dei prezzi della case che continuano a salire.

Riciclo, anche dei single

Progettazione degli spazi aperti, ecologia, riciclo sono temi cari agli architetti. Ne ho parlato al Circolo filologico milanese con Valentina Fontana Castiglioni, durante il suo evento Altreforme in collaborazione con lo Studio Fuksas. Non si sa come, poi, l’argomento è finito sul fratello Stefano, da poco tornato single.

Tra i rampolli visti in giro c’era anche il bel Marcantonio Brandolini d’Adda, al fianco di Victoria Cabello al party di ToiletPaper in via Balzaretti. L’artista Juri Ancarani, il gallerista Luca Maffei e l’ideatore del brand Saint Barth Max Ferrari.

È stato poco in giro lo stilista Francesco Scognamiglio, impegnato a disegnare l’abito da sposa dell’amica Lindsay Lohan; di contro ho visto spesso l’architetto Stefano Boeri. Sono tanti i suoi progetti, segnalo l’idea “la panchina per chi ha una casa e per chi non ce l’ha” in collaborazione con Rossana Orlandi. Io l’ho incontrato all’una in fila per il bar del party di via Stendhal.

A chi mi chiede come faccio a rimanere in piedi confido due scelte di cui mi compiaccio: prima che tutto iniziasse, ho fatto un salto dal chiropratico Joseph Luraschi. E dalla mia nutrizionista Maria Cassano: se non ho preso cinque chili è merito suo e della clinica Sotherga. Grazie alla passione per l’arte del fondatore Marco Bartolucci, lì sono esposti quadri di Damien Hirst, Liu Bolin e opere di Jeff Koons per dirne solo alcuni. E se ieri sera ho saltato qualche evento è perché sono passata a quello organizzato da loro. Ma giuro, era solo l’arte che mi chiamava.

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