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Contemplando con costernazione gli scatoloni da disfare di Sergio Mattarella pensavo a come quest’uomo, una volta assurto al massimo ufficio della nazione, debba aver smesso di portare con sé uno dei tre oggetti che non sono mai mancati nelle mie tasche – o borse, o zaini.
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Immagino infatti che persino un presidente abbia addosso un portafoglio e un telefono. Ma le chiavi? Esistono le chiavi del Quirinale, dell’Eliseo, del Cremlino, della Casa Bianca?
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Le chiavi sono un emblema di potere, di controllo, di autorità e possesso. Per questo m’incanta il fatto che proprio chi ha più potere non abbia ragione di portarle con sé. Federico II aveva notoriamente affidato le sue a Pier delle Vigne, uno dei più indimenticabili personaggi della Divina commedia. Clicca qui per iscriverti gratuitamente alla newsletter e segui tutti i contenuti di Cose da maschi.
Non c’è bisogno di dire che quella della Repubblica, come in fondo un po’ tutte le presidenze, alla fine è sempre una cosa da maschi, checché si faccia sfacciatamente finta di dirne. Un partigiano (non una partigiana) come presidente – per far rima coi maccheroni al dente – cantava Toto Cotugno a Sanremo trent’anni fa, piazzandosi quarto dopo i Matia Bazar di Vacanze romane. Sanremo comunque, almeno due o tre volte, l’ha guidato una donna (una «eccellenza femminile», come recita la maschilissim



