Michele si mise sotto al grande cedro del mare insieme al nonno a guardare il cielo di agosto: era ancora estate eppure sembrava più buio di quello di luglio, meno rassicurante e più abissale.

«Ho sempre avuto un’attrazione particolare per la notte di san Lorenzo, forse perché l’ho sempre ritenuta una festa nascosta, di cui si sa ma che in fondo non è obbligatorio festeggiare, al contrario delle note e per me sempre deprimenti feste comandate», disse il nonno.

Desideri esauditi 

Michele si concentrò, vide tre stelle cadenti ed espresse tre desideri distinti. Il primo desiderio era un pacchetto di figurine: il giorno dopo trovò due euro sul marciapiede e corse trionfante all’edicola. Il secondo desiderio era di non dover studiare storia durante le vacanze: quando disfece la valigia si accorse che il libro di storia era stato dimenticato a casa. Il terzo desiderio era che il suo migliore amico Enrico non avesse cambiato stabilimento: e infatti puntuale Enrico lo accolse all’ombrellone accanto al suo.

Michele esultò, il nonno aveva proprio ragione, la notte di san Lorenzo era magica e le stelle cadenti funzionavano, avevano espresso tutti i suoi desideri!

Alla fine dell’estate Michele cominciò a disinteressarsi ai giochi sul bagnasciuga con Enrico, perché al bar c’era una ragazzina di nome Eleonora che aveva ricci neri e due occhi verdi che gli facevano scoppiare il cuore. Michele ogni sera restava a fissare il cielo sotto il grande cedro per esprimere un desiderio d’amore ma di stelle cadenti ormai non ce n’erano più.

«Devi pazientare un anno», gli disse il nonno.

«Così tanto? E se nel frattempo cambia qualcosa?».

Il nonno rise. «L’amore vero sa aspettare».

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Preghiera laica 

Michele annuiva anche se non era troppo convinto e insisteva perché il nonno gli parlasse ancora della notte di san Lorenzo.

«Mi piace la postura umana di voler trasformare dei fenomeni astronomici in segni del destino, in fatti privati che riguardano proprio noi, ciascuno di noi, nei nostri risvolti più intimi e patetici: i desideri».

«Perché dici patetici, nonno?».

«I desideri non sono soltanto grandi, nobili, alati. A una stella che cade spesso chiediamo qualcosa di egoistico e meschino, e anche in questa piccineria sta parte dell’incanto: siamo inermi, sperduti, schiacciati da un cielo a cui chiediamo miracoli».

Michele si ricordò dei tre desideri che aveva espresso quell’estate - le figurine, il libro di storia, Enrico - e pensò che il nonno tutto sommato avesse ragione.

«Esprimere un desiderio guardando una stella cadere mi pare anche una sorta di preghiera laica, tutto sommato la forma più intelligente di preghiera disponibile», proseguì il nonno. «Mi piace anche che questa notte cada il 10 agosto, in una fase dell’estate già discendente, in cui le dinamiche stagionali si sono compiute, in cui sappiamo chi ha avuto fortuna e chi sfortuna, in cui siamo proiettati in avanti, ai famosi “ne riparliamo a settembre”. Eppure non possiamo sottrarci alla fascinazione dell’esprimere un desiderio, di tentare l’impossibile, cioè di credere che qualcuno lassù ci accontenterà: lo scontro tra credulità e incredulità è la nostra spina dorsale».

Una sola preghiera

Michele conservò come un tesoro segreto le parole del nonno e per un intero anno aspettò di tornare a guardare il cielo sotto il grande cedro del mare. Vide passare le foglie dell’autunno e le gelate dell’inverno e gli schiamazzi della primavera.

Eleonora era di nuovo al bar dello stabilimento con i suoi ricci neri e i suoi occhi verdi – l’amore aveva saputo aspettare – ma intanto il nonno si era ammalato e tossiva tutto il tempo. La notte del 10 agosto Michele piantò gli occhi in quel cielo nero come due puntine su un pezzo di velluto: la sua ostinazione esigeva due stelle per due desideri distinti, tutt’e due vitali.

Al termine della veglia però soltanto una stella rigò il cielo, beffarda come una lacrima. Michele dovette decidere, e decidere comportò un sacrificio. Chiuse gli occhi e formulò la sua preghiera più vera e più sentita. Ma forse le magie funzionavano solo con i desideri piccoli, o forse Michele ormai era cresciuto.

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