Mentre osserviamo le conseguenze del colonialismo israeliano in Cisgiordania, in Africa c’è chi usa il medium dei videogiochi per portare l’attenzione su un tema sottovalutato: l’appropriazione dei manufatti autoctoni.

Da molti anni i paesi africani, sostenuti dagli storici, reclamano la restituzione delle innumerevoli opere depredate durante il periodo coloniale e trattenute nei musei. Nel 2018 la Relazione sulla Restituzione del Patrimonio Culturale Africano ha stimato che circa il 90% di tutto il patrimonio culturale dell'Africa subsahariana è in possesso di collezioni occidentali.

Presentato durante la Summer Game Fest 2025 con un trailer e una demo (disponibile su Steam), Relooted si affaccia sul mercato in un momento di crescente discussione sul rimpatrio dei manufatti.

Il team di sviluppo sudafricano Nyamakop, costituito da 30 professionisti per lo più residenti a Johannesburg, è alla sua seconda esperienza dopo l’interessante Semblance. Per il suo nuovo progetto, Nyamakop ha dato maggiore sfogo alla propria visione politica, creando un gioco in cui si “ri-depredano” diversi manufatti africani, sottraendoli dai musei in cui sono conservati.

MODERNI ROBIN HOOD

Relooted è un “heist game” ambientato verso la fine del XXI secolo e dipinto in un’estetica afrofuturista. Le istituzioni hanno finalmente raggiunto un accordo internazionale che stabilisce l’obbligo di restituire gli artefatti africani esposti al pubblico. Proprio quel “esposti al pubblico” viene però sfruttato come scappatoia legale: i musei iniziano subdolamente a togliere i manufatti più preziosi dalle loro esposizioni e a trasferirli in collezioni private segrete, evitando così la restituzione.

Amareggiati dall’inefficienza della diplomazia nel risolvere tale ingiustizia, la protagonista Nomali e altri membri di un team decidono di prendere la questione nelle proprie mani. Il loro intento è di mettere in atto dei furti in musei e ville per riappropriarsi delle opere sottratte e restituirle ai legittimi paesi di provenienza.

Ogni missione richiede di studiare le planimetrie di questi musei hi-tech, coordinare le abilità uniche degli elementi della squadra (raccolta di informazioni, scassinamento, hacking ecc.) e costruire un piano per permettere all’atletica Nomali di penetrare nella struttura, rubare il manufatto di turno e fuggire il più rapidamente possibile.
L’aspetto strategico è dunque importante quanto quello dell’azione vera e propria. E, cosa non scontata, ogni missione viene portata a segno senza ricorrere alla violenza.

SPESSORE CULTURALE

Relooted permetterà di reclamare 70 manufatti basati su opere africane realmente esistenti. Ci sono voluti due ricercatori e oltre due anni di lavoro per compilare un elenco di reperti con un passato verificato di saccheggi e storie controverse.

Uno degli aspetti più interessanti del gioco sarà la possibilità di leggere delle descrizioni accurate di ogni manufatto, diventando quindi anche un’occasione di informazione culturale per i giocatori.

Per garantire una rappresentazione rispettosa, ogni manufatto presente nel gioco è stato modellato digitalmente utilizzando fotografie, scansioni e documentazioni d'archivio. Un lavoro tutt’altro che semplice, considerando che molti di questi reperti sono rimasti nascosti nei depositi dei musei o comunque inaccessibili al pubblico.

Al contrario, i musei nel gioco non saranno rappresentazioni di musei reali.

Relooted non ha ancora una data di uscita ufficiale, ma sta già destando grande attenzione non solo tra i videogiocatori, ma anche tra gli operatori culturali, che vedono il titolo come un’occasione inconsueta per diffondere una riflessione sul retaggio coloniale.
L’opera di Nyamakop si unisce a un ecosistema di attivismo digitale in crescita volto a sovvertire le narrazioni tradizionali sulla proprietà e il patrimonio. Molti ricercatori di studi postcoloniali lo hanno lodato per la sua valenza di archivio culturale a cui i giovani giocatori possono approcciarsi in modo alternativo e più stimolante rispetto agli usuali testi accademici.

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