È passata la prima serata, senza troppi sussulti. Sappiamo chi sono i primi cinque in classifica: ma per ora sono in ordine casuale. Ecco tutti i nostri giudizi
Come vola il tempo quando ci si diverte. E difatti a me sembrano passati cinquant’anni dalla vittoria di Angelina Mango, centocinquanta da Ballo del Qua Qua di John Travolta e sette secoli da quando Amadeus ha cominciato il suo mandato di imperatore illuminato del Sanremo nel segno delle brutte intenzioni e della maleducazione.
PUNTI CHIAVE
01:24
La classifica provvisoria
01:02
The Kolors
00:51
Francesca Michielin
00:45
Rocco Hunt
00:41
Joan Thiele
00:34
Sarah Toscano
00:24
Bresh
00:19
Fedez
00:12
Lucio Corsi
00:07
Clara
23:57
Modà
23:50
Brunori SAS
23:46
Serena Brancale
23:42
Tony Effe
23:26
Massimo Ranieri
23:22
Shablo Guè Josua Tormento
23:22
Elodie
23:08
Olly
22:33
Jovanotti
22:18
Rose Villain
22:16
Willie Peyote
22:07
Giorgia
21:46
Achille Lauro
21:41
Marcella Bella
21:35
Simone Cristicchi
21:30
Coma_Cose
21:24
Irama
21:10
Noemi
21:05
Rkomi
20:57
Francesco Gabbani
20:52
Gaia
19:32
L'INIZIO
La classifica provvisoria
Tiriamo le somme di questa prima serata. Nelle prime cinque posizione randomiche – Conti ci teneva a usare questo termine – ci sono Brunori Sas, Giorgia, Lucio Corsi, Achille Lauro e il mio grande nemico, Simone Cristicchi. Per aver messo quest’ultimo nella prima randomica top 5 mi viene voglia di citare il grande Ultimo, che con i giornalisti a Sanremo ci aveva visto benissimo. Un esordio senza nessun particolare picco adrenalinico, non molto a cui pensare, tanti guantini e lenti a contatto. Lascio il timone per la seconda attesissima serata di Sanremo che, come dice Gabry Ponte, «Tutta l’Italia» è qua ad aspettarla con impazienza.
La diretta di Domani si chiude qui e torna domani sera.
The Kolors
Il nero dei capelli di Stash Fiordispino è talmente scuro che coprirebbe le lentine di Fedez. Il fatto è che con un nome come Stash Fiordispino non si può non scriverlo almeno tre volte di fila, e dunque: Stash Fiordispino. Riciclo una mia vecchia teoria, ossia che i Kolors siano la versione musicale dei Jackall, e non credo di dover argomentare ulteriormente. Mi pare di capire che il guantino sia molto in voga in questa Sanremo, ma al netto del look Tony Manero scugnizzo, la canzone entra subito in testa perché Stash Fiordispino – e siamo a quattro – ha questo potere trapanante. Voto 6 + un ragazzo che incontra una ragazza
Francesca Michielin
Finalmente qualcuno fa una cazzata. Francesca Michielin ci regala una falsa partenza, dopo il suo capitombolo dalle scale di ieri. Se ci fosse ancora L’Albero Azzurro lei sarebbe una grandissima conduttrice. Se Lucio Corsi duetta con Topo Gigio, non potrebbe lei duettare con Dodò? Io dico di sì. Le sue esecuzioni sono sempre perfette, e anche questa non è da meno, ma come direbbe Super Simo, non mi arriva molto alla pancia. Voto 6 +, vi prego basta con questi abbracci per il FantaSanremo.
Rocco Hunt
Geolier è un evil Rocco Hunt, o Rocco Hunt è un Geolier democristiano? Non lo so, ma sicuramente ha fatto una interessante laminazione alle sopracciglia. La parentesi periferia partenopea – Paolo, e siamo a tre – mi sembra ormai ufficialmente una tassa da pagare a ogni Sanremo. «Siamo anime buone in un mondo cattivo» mi sembra un tantino deresponsabilizzante, ma ok Rocco, consoliamoci così. Voto 4
Joan Thiele
Anche Joan Thiele, come Lucio Corsi, rientra nella categoria «la mia bolla ha detto che vince», lei però in quota Levante. Joan rappresenta la moda milanese, le ragazze di Porta Venezia, gli aperitivi a NOLO, la sua canzone sembra che a un certo punto dica «La verità, la vuoi la verità? Vuoi quella più sincera o quella più poetica?», l’intermezzo con il riverbero della chitarra un po’ Toxic di Britney, un po’ Goodnight Moon degli Shivaree. In mezzo a queste canzoni tutte uguali mi pare tra le meno peggio, ma forse è perché è quasi l’una di notte e io ho finito l’ennesima tazza di latte con i cereali per tenermi sveglia. Voto 7 e ½
Sarah Toscano
Sarah Toscano viene introdotta come la più giovane del festival, appena diciotto anni. Io a diciotto anni pensavo che prendere la patente fosse l’impresa più ardua che la vita mi avesse messo davanti, lei spara una hit danzereccia in stile Annalisa con estrema nonchalance e domina il palco come una veterana, è proprio vero che l’età è solo un numero. Sarah Toscano vieni a risolvermi la vita da trentenne con quella treccia infinita per favore, sei la mia Sailor Moon preferita. Voto 8
Bresh
La drilliguria fa il suo esordio sul palco di Sanremo. E cosa sarà mai? Non sarò certo io a spiegarvelo, vi basti sapere che in mezzo ci sono anche Tedua e Izi. Mi pare che Bresh abbia fatto i compiti e abbia lasciato a casa la drill, con una canzone che sembra una hit congelata dei Sonohra nel 2005 e scongelata qualche giorno fa, mentre Fedez era intento a mettersi le lentine da cattivone. So che dovrei concentrarmi su Bresh ma non riesco a smettere di pensare a quel vestito da cosplayer del pazzo. Per quanto riguarda la canzone, mi pare che ci sia un po’ troppo autotune sotto quel giubbotto di pelle da duro, voto 4
Fedez
Parliamoci chiaro, io ci ho provato ad arrivare a questo momento senza pregiudizi ma è davvero difficile, troppo difficile. Fedez ha fatto praticamente di tutto per farsi detestare prima del festival. E non parlo solo di Tortino e Falsissimo, di «Abbiamo fatto la storia della Sardegna», di personificazioni della depressione e di barcollamenti sul palco. Parlo di quelle lentine a contatto nere con cui va in giro, orrende, fastidiose, che non lo fanno sembrare un pazzo disturbato ma una zia ultrasessantenne che si fotografa con la fotocamera frontale del suo cellulare Huawei e non sa togliere il filtro cuteness. La canzone è orrenda, ma per qualche strana ragione ho il timore che possa arrivare in alto. Del resto, ce l’ha detto Corona come funziona il circolino. Voto 3
Lucio Corsi
Di Lucio Corsi sappiamo che è la quota indie, e stando alla mia bolla di Instagram ha già vinto tutto in questa edizione. Di sfuggita mi era sembrato la protagonista del video di Oroscopo di Calcutta, guardandolo meglio mi rendo conto di invidiare molto i suoi stivali. Sento che dovrebbe essere l’artista che mi rappresenta, mi concedo del tempo per digerire i capelli da emo anni Zero del chitarrista. Nella melodia c’è qualcosa di Pete Doherty, peccato che manchi Kate Moss che fuma a testa in giù affacciata da una finestra, sostituita da una battuta cringe di Conti «Non ti tocco sennò divento bianco». Voto 6
Clara
Clara vestita da Parthenope a Capri, e siamo a due citazioni di Sorrentino stasera, anche se la prima era nella mia testa. Anche Clara, come Rose, ci propone una canzone quasi del tutto identica a quella dell’anno scorso. Lei è bellissima, il brano un po’ meno, le inquadrature in verticali che ogni tanto la ritraggono francamente sono incomprensibili. C’è un operatore con l’iPhone? In ogni caso, 5 e ½ per la poca inventiva
Modà
Kekko eroiko, scende sul palco con tutta la kostola inkrinata, kosì si fa. I suoi capelli mi ricordano una scena de Il libro della giungla, quando il generale elefante fa un bel taglio a spazzola a uno dei pachidermi della sua flotta. I Modà sono un po’ la versione pianura padana dei Negramaro, la loro musica mi sembra perfetta per quegli spot di intimo femminile dove la seta avvolge i corpi voluttuosi di modelle brasiliane. O in alternativa, per il momento fuochi d’artificio ai matrimoni. Insomma, qua mi sa che scappa un 4, kuattro
Brunori SAS
Una volta mio padre seduti in pizzeria vide Brumotti a Striscia La Notizia e disse «Lo conosco quello, è Brunori Sas». Un simpatico aneddoto familiare per riempire il tempo che mi separa dal mio implacabile giudizio sul cantautorato impegnato. Brunori è uno di quegli artisti che quando cantano fanno no con la testa, come a volersi smentire da soli. C’è del bersanismo (Samuele, non Pierluigi), la canzone ha un buon potenziale e i miei occhi da elfo vedono podio. Voto 6 e ½
Serena Brancale
Serena Brancale mi ricorda una Carmen Russo in quota Big Mama. Di lei so che è diventata famosa con una canzone che si chiama Baccalà e che viene da Bari, ma le mie orecchie meridionali sentono napoletano, forse dovrei ripassare la carta dei dialetti di Sabatini. Questa mi pare la tipica canzone che ad agosto ce la troviamo in tutte le giostre della città, il voto potrebbe essere un 4 che tende al 6, dipende dalla temperatura.
Tony Effe
Daje de tacco daje de punta, e che ce frega che ce importa, Roma nun fa la stupida stasera, ma a ‘sto punto Tony Effe non poteva duettare con Gualtieri alla chitarra, anzi, con ‘sta chitara che me so’ comprato pe’ fa’ la vita meno amara, para-citando Nino Manfredi. Oserei dire che il tripudio capitolino con il ragazzo di vita del Rione Monti sarebbe piaciuto molto a Pier Paolo Pasolini, non so quanto possa piacere al resto d’Italia, ma Roma si sa, è caput mundi, e quindi ci adagiamo sui suoi sampietrini. Voto 6, così Giulia De Lellis è contenta
Raf
Non ci dobbiamo scordare che Carlo Conti è un altro venerabile prodotto di Cecchetto, e in quanto tale emanazione diretta dello spirito del reflusso anni Ottanta. Pertanto, la comparsata da remoto di Raf è quasi d’obbligo. Tributo fondamentale alla Generazione X, la più bistrattata. Voto 5 meno, quella linea di capelli disegnata non me la racconta giusta
Massimo Ranieri
Quando vedo Massimo Ranieri, oltre alla consapevolezza di avere di fronte la storia di questo paese, l’immagine che mi balza agli occhi è quella di lui che canta eseguendo un perfetto leg raise. La canzone rende giustizia alla sua profondità umana, la tinta dai toni ramati un po’ meno, ma forse è un problema del mio televisore scadente. Su di lui veglia la grande legge del rispetto, perché non siamo dei barbari come in Midsommar e non gettiamo i nostri anziani dalle rupi. Il voto è 7, il rispetto è 100
Shablo Guè Josua Tormento
Shablo Gue Josua Tormento sono le parole che userei per descrivere l’incubo che farò stanotte al mio terapeuta, se ne avessi uno. La gang sembra un po’ il gruppo di amici di Will il Principe di Bel-Air che lo circonda al campetto di basket mentre racconta la sua max storia. Un bel momento egemonia culturale americana non manca mai, è importante ricordare l’atlantismo. La pietra tombale sulla coolness la mette Antonellina dicendo «Spaccano questi ragazzi», la versione sanremese del meme del Signor Barnes che si veste da skater. Voto 5 meno, ma a Gue do 10
Elodie
Dimenticarsi alle 7 dovrebbe essere una regola per tutte le persone che si azzardano a mandare mail di lavoro quando il sole è già tramontato. Elodie avvolta dal domopak ci abbaglia con la sua bellezza come un kebab a mezzanotte dopo troppi gin tonic. Per fare un buon ritornello però non basta ancheggiare, anche se quei fianchi potrebbero risolvere diversi conflitti mondiali. Spero che vinca questa edizione perché francamente credo ancora in un sano principio di kalokagathia, voto 8
Olly
Internet mi suggerisce che Olly è il cavallo su cui puntare, se non da un punto di vista musicale da quello sentimentale di sicuro: le ragazze lo amano. Balorda nostalgia mi ricorda Celeste nostalgia, Cocciante vive un grande ritorno grazie a Sorrentino e grazie ai miei pensieri associativi durante questo spagellamento. Onestamente da Olly, il fusto con le Gazelle, mi aspettavo un po’ meno mosceria, ma a quanto pare il morbo Tananai ha preso un po’ tutti. Quando torniamo ai Sesso occasionali e la smettiamo con i Tango? Comunque il jeans glitterato gli vale un 6
Jovanotti
Il medley di Jovanotti mi fa venire voglia di tutto tranne che di sorridere alla vita. Mentre Lorenzo Cherubini ondeggia in oro io non riesco a non pensare alla fauna marina distrutta dai suoi Jova Beach Party, ma questo temo sia un problema mio. Sul momento «A te che sei» i flashback di guerra sono i power point di compleanno che facevano le mie compagne di scuola per le loro feste di diciotto anni. Ma il pubblico è sovrano e il pubblico intona un coro di trasporto, dunque non posso che portare il mio grinchismo anti-jovanottiano da qualche altra parte, magari sulla spiaggia di una riserva naturale non ancora devastata dal più grande spettacolo dopo il Big Bang. Voto 5, perché zero mi pareva male
Rose Villain
Rose Villain ci propone lo stesso schema di Click Boom: strofa epica, ritornello con drop e cassa in quattro. L’effetto sorpresa viene a mancare, ma l’abito rosso fa comunque la sua figura. Il discotechismo è forse la traccia più tangibile della presenza assente di Amadeus. Ed è alle 22.17 che mi viene in mente il suo viso: cosa starà facendo Ama? Voto 6 meno meno, poca originalità ma almeno non è Cristicchi.
Willie Peyote
Willie Peyote tenta la strada Daniele Silvestri, ma Daniele Silvestri è romano e Willie Peyote è torinese: a voi le conclusioni. Battuta sui Jalisse che strizza l’occhio a X, coriste in stile Hercules, frecciatina vannacciana contro l’asterisco woke, per capire questa canzone bisogna avere una tessera Arci, un abbonamento a Mubi e avere un report di tempi di utilizzo dell’iPhone di almeno 6 ore al giorno. Voto 5
Giorgia
Giorgia entra dopo il Papa giusto per non metterla in soggezione. Mi sembra che abbia imparato la lezione dalla sua ultima partecipazione inserendo un ritornello distinguibile dalla strofa. Vorrei concentrarmi sulla sua canzone ma devo per forza cercare su Google la sua età per stupirmi di come sembri ancora una ventenne. Se avessi quei bicipiti non avrei mai paura di rimanere sola in una stanza buia. Voto 7
Achille Lauro
Achille Lauro ci ha fortunatamente risparmiati dai suoi quadri-canzone, ma vestito con il frac ha qualcosa di un personaggio dei Looney Tunes e di Lurch della Famiglia Addams. Dov’è finito il Lauro che stava a Thoiry? Dov’è la samba-trap? Perché canta Tango di Tananai? Meno male che ci ha pensato Corona ad aggiungere un minimo di pepe a questa storia di tortini e circolini, spero che almeno Chiara Ferragni si stia godendo questa edizione, smangiucchiando un pandoro magari. Voto 4
Marcella Bella
Un’artista che ha il coraggio di arrivare sul palco del festival con la scritta «Uomo bastardo» intarsiata sul sedere per me ha già vinto, anche se mettere in scaletta due ricci di fila mi sembra una scelta azzardata. Bella di nome e di fatto, con una tutina spaziale e un corpo da ballo che non ha niente da invidiare a quello di Lady Gaga. «Stronza forse ma sorprendente» mi sembra la biografia perfetta per il mio profilo LinkedIn. Voto 8
Simone Cristicchi
A ogni festival io ho un nemico. Il nemico di questa edizione per me si chiama Simone Cristicchi. L’associazione tra capelli ricci ed estro musicale è talmente stantia e irritante che anche solo vedere le luci del palco che si insinuano tra i suoi boccoli mi provoca un fastidio ancestrale, ma è un mio problema. Testo retorico con rullo di tamburi evocativo, pericolo vittoria o comunque podio molto alto, perché ci sono abbracci che non puoi cancellare e vai di applauso, commozione, standing ovation, sono sicura che domani qualcuno dirà che questa è una canzone necessaria. Voto 2 ma tanto lo so che non faccio altro che portargli fortuna così.
Coma_Cose
I Come_Cose in questa versione venti-venticinque mi sembrano un po’ i Die Antwoord dei Navigli o gli Albano e Romina delle Colonne di San Lorenzo. Lo trovo comunque un salto di qualità rispetto ai tempi in cui ci raccontavano i loro noiosissimi problemi di coppia risolti. Continuano a tenersi per mano sul palco, al che io vorrei dirvi, ragazzi miei che cantate di cuoricini, ma i Ferragnez non vi hanno insegnato niente? Le relazioni è meglio tenerle low profile su quel palco. Voto 6 +
Irama
Io me la ricordo Antonella Clerici che arriva su un’altalena ricoperta di fiori, la nostra Lana Del Rey. Ma il micro-tributo a Fabrizio Frizzi è un pugno allo stomaco talmente forte che cancella qualsiasi residuo di cringe per le battute di Conti sulla sexytudine di Antonellina. Irama si è vestito da Vincent Adultman di Bojack Horseman che indossa i panni di Lord Byron, c’è della locura. La sua faccia è talmente immobile che ormai riesce a cantare come un ventriloquo, malus per l’espressione in doppiaggese «fottuto sentimento». Questo Irama ha qualcosa di perturbante, sembra un po’ la versione Tale e Quale di sé stesso. Voto 4
Noemi
Ma non si possono abolire una volta per tutte le scale di Sanremo? A chi piacciono? Chi le vuole? Pure Noemi in versione Jessica Rabbit che incontra Marlene Dietrich sembra in difficoltà, sarà la maledizione di Kekko. Lei non esce dalla sua comfort zone, che è molto comfort, e la sua canzone rispetta il canone sanremese del bel canto intonato e melodico. Purtroppo al primo ascolto la mia unica reazione è provare a inserire il testo di «Sono solo parole» con scarso risultato. Voto 6 -
Rkomi
Gerry Scotti parla della Rai come se fosse un pacco di riso, ma a zio Gerry non si può che voler bene. Rkomi arriva sul palco senza maglietta, e i miei anni adolescenziali buttati a guardare il festival finalmente tornano utili: ricordo molto bene che ci fu un’altra persona a fare questa mossa circa vent'anni fa, e quella persona era Francesco Facchinetti in arte Dj Francesco. Rkomi continua a cantare in corsivo come da tradizione, laento, saentimento, cosrtuaendo. Il ritmo delle cose non mi pare così travolgente ma il primo ascolto è sempre ingannevole, un po’ come quel taglio di pantaloni che fa sembrare Rkomi molto più basso di quanto non sia. Voto 5, o meglio quecin, ma disposta a ridiscuterne.
Francesco Gabbani
Io purtroppo per Gabbani ho un debole, quel debole che si sviluppa in estate per il bagnino viareggino che incontri una volta all’Isola D’Elba e ti ruba il cuore a suon di Cremini e sdraio aperte con disinvoltura virile. Stando alle mie previsioni, considerato che le sue partecipazioni sono sempre garanzia di successo, anche stavolta dovrebbe piazzarsi in alto. La canzone gli consente un’apertura di braccia modugnana, alla «Volare oh-oh», il testo è pigramente appoggiato su un generico carpe diem; poi l’epifania: il Gabbani mi cremonineggia. Voto 7 perché quei sorrisetti sono irresistibili e io sono una persona imparziale e per nulla influenzabile
Gaia
Gaia esce da un’estate di Sesso e Samba, e si vede. Il look è un po’ da Grimes, sperando che non includa anche la relazione con Elon Musk, i ballerini indossano Skims, è tutto molto algoritmico. Aprire il festival non è cosa facile e la canzone è già proiettata ad agosto, pronta per il remix estivo. Quel «Chiamo io chiami tu» che ricorda un po’ il «Vengo non vengo» morettiano avrebbe potuto intitolarlo Castità e Rumba, ma certe idee geniali è meglio che rimangano su una pagella. Voto 6 e ½ per l’evidente trapanamento di testa che questo brano ci provocherà
La prima sbavatura
Inizio trionfale a metà tra l’omaggio a Ezio Bosso e un film di James Bond. Carlo Conti arriva sul palco con la cazzimma di chi ne ha fatti già tanti, sul suo viso non corre una goccia di tensione – ogni battuta sul suo incarnato e sul relativo cerone che potrebbe renderlo così denso e scuro è ufficialmente abolita. Salta l’audio per qualche secondo e l’effetto ultima puntata dei Soprano è dietro l’angolo: corro a dare un colpo alla televisione pensando che sia rotta, e invece si è solo rotta la perfezione di C.C., finalmente una sbavatura. Voto 8
Primafestival
In diretta dal glassbox di Sanremo ci sono Bianca Guaccero e Gabriele Corsi, lei con un abito che richiama un po’ le cialde del caffè, lui ha una rosa nera di pizzo sul petto dell’abito bianco, forse i rispettivi look sono un omaggio a due cantanti delle edizioni passate? Emma Marrone e Blanco? Chissà, la regola di questa edizione è, come tutte le edizioni, sovrainterpretare. Nel frattempo, Mariasole Pollio schiva la pioggia tra una marchetta e un’altra e I Sansoni ci regalano una versione millennial di Ficarra e Picone: l’umorismo sul ponte sullo stretto, per una siciliana come me, purtroppo non fa grande effetto se non quello urticante. Si aprono ufficialmente le danze, voto a questo antipasto 5
L'INIZIO
Inutile specificarlo, qua siamo tutti sul chi va là, a partire da Carlo Conti che sente incombere il demone di Fiorello sulla sua spalla un po’ come L’Incubo di Füssil, mentre si cominciano a caricare a pallettoni i fucili delle polemiche.
«Conti ma lei è antifascista?», chiedono in sala stampa, e partiamo col piede giusto – chissà dov’è il medico di Arisa, quello che le diede le goccine nell’edizione contiana del 2015, ben dieci anni fa, percepiti quattro miliardi e mezzo. La prima sera è la sera dell’assestamento, quella in cui siamo ancora abbastanza lucidi da riconoscere che le canzoni facciano un po’ tutte schifo (non temete, arriverà la terza sera e saremo qua a cantare Cristicchi, lo abbiamo fatto col piccione di Povia, figurati se saltiamo quest’anno), ma non abbastanza assuefatti da non prendere per entusiasmante ogni secondo della manifestazione canora più attesa dell’anno.
E dunque, cosa augurarci da questo esordio con zio Gerry e zia Antonellina sul palco? Che sia un Sanremo pieno di gaffe e scivoloni – per quelli ci hanno già pensato Francesca Michielin e Kekko dei Modà, volati dalle scale sanremesi –, ché l’ottimismo sarà pure il profumo della vita ma l’errore è il profumo dei fiori di Sanremo. Questo festival è truccato e lo vince Topo Gigio!
© Riproduzione riservata