Cultura

Se l’armocromia è peccato ci resta il fascino dell’uniforme

Vestirsi sempre uguale non è la stessa cosa che vestirsi tutti uguali. Chissà se la disparità di genere nell’ammissibilità dell’uniforme, dell’uniformità, non apra una strada per la sorellanza maschile

  • La mia assistente, una ricercatrice esperta d’avanguardie e lotta di classe, mi ha fatto notare che, pur cambiando colori stoffe e fantasie, mi vesto sempre uguale quando insegno. Ha definito il mio fidato outfit professorale un’uniforme. Mi domando a cosa mi sia uniformato.
  • Mi domando anche perché “uniforme”, come parola, mi sia più simpatica di “conforme”. Avendo studiato dalle suore a cinque anni sono forse meno diffidente dal vestirsi tutti uguali, che è però ben diverso dal vestirsi sempre uguale, come ci insegna Paperino.
  • Vado scrivendo da mesi che i maschi dovrebbero coltivare tra loro la sorellanza sviluppata, come pratica e teoria, dalla coscienza femminista delle donne che hanno fondato il pensiero di genere, ma ancora resisto mentalmente al fraterno sentirsi parte di un’unità ulteriore che certi usi maschili dell’uniforme hanno il potenziale di rivelare

Per continuare a leggere questo articolo