Il ministro per i Beni Culturali Dario Franceschini ha istituito il tavolo per i lavoratori dello spettacolo, in attesa che partano le convocazioni i sindacati si mostrano scettici. «Il tavolo per com’è strutturato -dice Manuela Bizi di Slc Cgil - è troppo complesso e disomogeneo, c’è il rischio che non ci sia la vera volontà si ascoltare». Intanto sono iniziate le suddivisioni dei fondi straordinari per l’emergenza, che ancora però escludono molti teatri e categorie.

Il tavolo

Il tavolo permanente, ha detto Franceschini «è necessario per l’ascolto costante di tutte le realtà di questi settori pesantemente colpiti dalla pandemia. Il dialogo continuo di questi mesi ha permesso di adottare importanti misure condivise. È ora di fare di questo dialogo un metodo di lavoro».

In realtà le categorie lamentano proprio la mancanza di condivisione sin dall’inizio della pandemia: «Ma è una buona notizia», dice Bizi.

Il decreto articola il tavolo in una sezione per lo spettacolo dal vivo e in una per il cinema e l’audiovisivo. Entrambe prevedono un’ampia partecipazione. Nella sezione per lo spettacolo dal vivo, saranno presenti tutti, dall’associazione Fonografici (Afi), all’Agis, associazione italiana generale dello spettacolo, passando per Assolirica, Assomusica, Bauli in piazza, l’associazione nata per rappresentare i lavoratori colpiti economicamente dalla pandemia, e i sindacati. Ma viene incluso anche Scena Unita, il fondo per i lavoratori dello spettacolo sponsorizzato da Fedez e Manuel Agnelli e lanciato meno di una settimana fa per sostenere gli impiegati nel settore rimasti senza lavoro.

Nella sezione per il cinema e l’audiovisivo, allo stesso modo, ci saranno sempre i sindacati e altre associazioni, tra cui l’Associazione nazionale industrie cinematografiche (Anica) presieduta da Francesco Rutelli.

In entrambi i casi, si legge nel comunicato di Franceschini, «potrà sempre essere integrato da ulteriori associazioni od organizzazioni».

Un calderone, che secondo i sindacati potrebbe complicare i lavori: «Vengono messi tutti sullo stesso piano – dice Bizi - e non è detto che lasciando a ognuno pochi minuti per parlare si individueranno reali soluzioni».

I ristori

Intanto sono arrivati due decreti che hanno iniziato a ripartire i fondi straordinari per l’emergenza Covid-19. In entrambi i casi si tratta di compensi per la mancata vendita di biglietti dopo che sono stati chiusi i teatri.

Viene riconosciuto un contributo calcolato sulla base del mancato fatturato a chi accede già al Fondo unico dello spettacolo (Fus), – il fondo nazionale che sostiene la cultura - per una somma inferiore agli introiti dai biglietti, inoltre si tratta solo di alcune tipologie di teatri: i teatri di tradizione, di rilevante interesse culturale, i centri di produzione teatrale e di produzione e innovazione, e gli enti gestori.

Vengono lasciati fuori i teatri nazionali, le imprese di produzione le compagnie teatrali. In questo modo, ad esempio, rientra il teatro Eliseo, quello diretto da Luca Barbareschi, che prende oltre 705 mila euro, o il teatro Brancaccio, che arriva quasi a un milione, mentre viene escluso il Teatro Sistina, diretto da Massimo Romeo Piparo, che pure accede ai fondi del Fus come compagnia teatrale.

Resta poi l’incognita di come questi teatri utilizzeranno i fondi, visto che gli attori si erano già lamentati del fatto che i teatri non li utilizzassero per rifondere gli attori della loro mancata attività.

© Riproduzione riservata