Cultura

La bravura trascendentale di Tommaso Landolfi

  • Come disse Italo Calvino, nei libri di Tommaso Landolfi vive sempre il desiderio di «lasciare nell’opera qualcosa di non risolto, un margine d’ombra e di rischio»
  • La scrittura di Landolfi è aderente ai dubbi più radicali che abitano l’animo umano, in particolare per quanto riguarda il valore del linguaggio, la sua possibilità di descrivere il mondo e la sua capacità di trasferire sulla pagina le sollecitazioni interiori
  • Questo racconto si trova sull’ultimo numero di FINZIONI – il mensile culturale di Domani. Per leggerlo abbonati a questo link o compra una copia in edicola

Nel saggio Un ricordo del 1946, il critico Giacomo Debenedetti descrive la «bravura trascendentale» di Tommaso Landolfi attraverso un’immagine che offre una precisa idea della sua acrobatica opera: «Landolfi non è uno che scagli la pietra e nasconda la mano; mostra anzi la mano, ma intenta ad altro gesto: quello, poniamo, di guardare l’orologio o di fare le ombre cinesi». Debenedetti individua proprio la sua capacità di ondeggiare continuamente tra luce e ombra, la sua scelta di mettere «tutta

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