Cultura

Trevi: «Siamo un po’ tutti nevrotici. Ma non chiedo ai libri di guarirmi»

Intervista a Emanuele Trevi, critico letterario e scrittore italiano autore del romanzo “Due vite”: dire «ho in mente un libro» equivale a dire «non ho in mente nulla», spiega

  • Il romanzo Due vite di Emanuele Trevi, semplicemente, è scritto molto bene; la stessa semplicità che si ritrova nella capacità di raccontare in poche, efficaci pagine la vita intera dei suoi due amici morti, Pia Pera e Rocco Carbone.
  • La forza del romanzo è nel punto di vista, in bilico tra l’io e un impossibile “noi” e nella capacità di stabilire la “giusta distanza”, mettendo queste due vite - o meglio tre, se com’è giusto contiamo anche quella di Trevi stesso – in cammino sulla strada di confine scivolosa e nascosta agli occhi che separa persone e personaggi.
  • Su questi temi, già espliciti nel romanzo stesso, che è anche una riflessione sullo scrivere, verte il breve epistolario intercorso tra chi scrive e l’autore romano, in mail successive, nell’arco di una settimana e che qui riportiamo.

Il romanzo Due vite di Emanuele Trevi, semplicemente, è scritto molto bene; la stessa semplicità che si ritrova nella capacità di raccontare in poche, efficaci pagine la vita intera dei suoi due amici morti, Pia Pera e Rocco Carbone. Senza scorciatoie, esibizioni né pudori. La forza del romanzo è nel punto di vista, in bilico tra l’io e un impossibile “noi”. Ma anche nella capacità di stabilire la “giusta distanza”, mettendo queste due vite – o meglio tre, se com’è giusto contiamo anche

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