- L’ultimo romanzo di Alessandro Piperno è costruito per dare fastidio: una vena intimista, rigurgitante di fantasmi, diventa il veicolo per un ritratto sociale pungente e vivacissimo. Ma anche viceversa.
- Chissà se, nelle caverne in cui nasce l’opera, Piperno non si sia ispirato a questo sonetto (prendendolo alla lettera) per lo snodo narrativo centrale del libro: dopo che il padre è stato cacciato di casa per l’ennesima lite, torna ubriaco rivendicativo geloso e ha un ultimo scontro con la madre che cade dal terrazzo morendo poco dopo.
- Senza che il figlio, unico testimone oculare, possa capire se è stato il padre a spingerla di sotto o se è stata lei a gettarsi mentre il padre con un urlo si è slanciato su di lei per trattenerla.
Quando il romanzo comincia il protagonista che racconta in prima persona è ancora un ragazzino incline alle fantasticherie e impaurito da un supplente manesco; sa di aver commesso una stupidaggine e che il supplente lo punirà con una serie di dolorosi nocchini. Si sta rassegnando ad andare a scuola con l’aria di un condannato a morte, quando il padre lo salva ingannando la madre (convinta sostenitrice del lavoro e del sacrificio) e portandolo invece al mare, in una spiaggetta nascosta e paradis



