«Come cittadine russe e femministe, condanniamo questa guerra. Il femminismo come forza politica non può essere dalla parte di una guerra di aggressione e occupazione militare. Il movimento femminista in Russia lotta per i soggetti più deboli e per lo sviluppo di una società giusta con pari opportunità e prospettive, in cui non ci può essere spazio per la violenza e i conflitti militari…. Per questi e molti altri motivi, le femministe russe e coloro che condividono i valori femministi devono prendere una posizione forte contro questa guerra scatenata dalla leadership del nostro paese». (Dall’appello del Movimento femminista russo, pubblicato sul sito Jacobinitalia).

Immagino un corteo guidato dalle donne non mortali della letteratura russa. Ci sarebbero in testa Nastasja Filippovna e Aglaja, Sonja la prostituta e la giovane Grušenka, e Lizaveta, e poi Nataša Rostova ancora in abito da ballo e anche Helène bellissima, e nella sua morsa di disperazione Anna dimentica di Vronskij e Karenin, e la Maslova sopravvissuta al principe Nechliudov, e la Dama di Picche e Liza, e di corsa a perdifiato le raggiungerebbe Tatjana mandando al diavolo Oneghin, seguita dalla figlia del Capitano, e dietro coi suo fiori gialli Margherita, e con lei il Maestro e sempre più folle Ponzio Pilato che canta alla luna, in delegazione può servire anche il Procuratore della Giudea, e poi tutte le altre, e quante, quante sono, solo le donne di Vasilij Grossman fanno un corteo da sole… e dove vanno, tutte queste donne?

Ma è chiaro. Ci sono, ben vive, ben piantate in terra, qui nel cuore d’Europa, due donne alla guida dell’Unione europea: c’è, bionda e maestosa con la sua faccia sempre empatica, la presidente della Commissione, Ursula Von der Leyen; e c’è, tagliente e vibratile, la giovane presidente del Parlamento, Roberta Metsola.

Ecco, il corteo è già lì, sono già passate da Strasburgo, ora sono a Bruxelles, e cosa chiede questa delegazione innumerevole, perché dietro di loro ci siamo tutte noi?

È ovvio cosa chiediamo, la sola cosa sensata e immediata che resta da fare. Che queste due donne in rappresentanza dell’Unione europea, accompagnate da Angela Merkel in rappresentanza di tutte le generazioni che hanno vissuto in pace e prosperità, in Europa, chiedano a Vladimir Putin, soffocando in sé l’orrore, con fermezza e grazia –  di negoziare con loro la pace e il trattato della memoria, il trattato che registrerà come premessa alla pace e alle sue condizioni tutta la bellezza dello spirito e tutte le tragedie della storia di questo enorme pezzo d’anima d’Europa, che comprende la Russia e l’Ucraina: ma proprio tutte, le tragedie, compreso il sacrificio dei milioni di Russi che salvarono l’Europa da Hitler.

Ecco, sono lì. Tre donne e un uomo. E anche se quell’uomo ha zittito ogni altra voce in patria, sento la voce di un’altra donna che canta. «Ma il tramonto sulle onde dell’etere /è tale che non riesco a capire/se sia la fine del giorno o del mondo/o di nuovo in me il mistero dei misteri». È Anna Achmatova, che canta per tutte noi.

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